Giustiniano, vita e pensiero politico dell'imperatore bizantino
Detto "Il Grande" e considerato uno dei più importanti sovrani dell'età tardo-antica e altomedievale, durante i suoi 38 anni al potere contribuì alla cosiddetta ‘epoca d'oro’ dell'Impero Romano d'Oriente
Un incredibile patrimonio civile, economico, artistico e militare: è l’eredità lasciata da Giustiniano durante il suo quasi quarantennale governo, dal 1° agosto 527 fino alla sua morte, il 14 novembre 565. A lui si devono infatti il ‘Corpus iuris civilis’, tutt’oggi alla base del diritto civile, il progetto di edilizia che ha portato alla costruzione di numerose opere architettoniche (su tutte la chiesa di Hagia Sophia a Costantinopoli), il patronato imperiale che ha ‘dato voce’ a storici e letterati del calibro di Procopio di Cesarea, Agazia, Giovanni Lido e Paolo Silenziario e la ‘Restauratio Imperii’, una serie di vittoriose campagne militari che portarono all’annessione di territori in passato in mano all’Impero Romano d’Occidente.
- Chi era Giustiniano
- L'impero di Giustiniano: le riforme e la 'rivoluzione' giuridica
- Giustiniano: le guerre in Europa, le persecuzioni e gli ultimi anni al potere
Chi era Giustiniano
Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano nacque nel 482 a Tauresio, nell’attuale Macedonia del Nord, da una famiglia di lingua e cultura latine, ma di origini illiriche o trace. La madre, Vigilantia Sabbatius, era sorella del generale e futuro imperatore Giustino: fu proprio lui a crescerlo, portandolo con sé a Costantinopoli e permettendogli di ricevere una buona istruzione, soprattutto per quanto riguarda la giurisprudenza e la filosofia. Si arruolò ben presto nell’esercito bizantino, compiendo rapidissimi avanzamenti: nel 518 fu nominato membro scelto delle ‘Scholae Palatinae’, nel 520 ‘magister militum praesentalis’ e nel 521 assunse il consolato. Ad ogni modo, grazie al fortissimo legame con lo zio, divenne l’effettivo detentore del potere molto prima che Giustino I lo proclamasse Augusto e lo associasse a sé come imperatore il 1° aprile 527, prendendo parte attiva, tra il 518 e il 519, ai negoziati per la risoluzione dello scisma acaciano. Tra il 524 e il 525, invece, si unì in matrimonio con Teodora, un’ex prostituta divenuta attrice teatrale: al fine di convolare a nozze, Giustiniano dovette sia vincere la resistenza della zia Eufemia, sia aggirare le leggi che impedivano agli uomini di alto rango di sposare serve o attrici. Ci riuscì alla morte dell’imperatrice, persuadendo Giustino I ad emanare un editto che cancellasse tale divieto. Il 1° agosto 527, con la scomparsa dello zio, Giustiniano salì ufficialmente al potere, affiancato da Teodora, che divenne in poco tempo molto influente nelle politiche dell’impero.
L’impero di Giustiniano: le riforme e la ‘rivoluzione’ giuridica
Tanto moderato ed affabile quanto scaltro e senza scrupoli, Giustiniano segnò un’epoca nella storia dell’Impero bizantino e della Chiesa ortodossa. Tra i ‘lati oscuri’, narrati da Procopio ed Evagrio Scolastico, c’è invece la presunta immunità che garantì alla fazione dell’ippodromo degli Azzurri (o Veneti), permettendo loro omicidi e furti ai danni dei loro avversari, i Verdi (o Prasini), particolarmente invisi a Teodora. La storiografia moderna, però, ritiene che tale permissivismo si sia verificato soltanto durante il governo di Giustino I, mentre Giustiniano abbia assunto una posizione più neutrale una volta assunto ufficialmente il potere, come dimostrerebbe l’editto per mezzo del quale veniva proclamata l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Probabilmente, fu proprio la dura repressione attuata nei confronti di entrambe le fazioni, unita all’aumento delle tasse, a far esplodere il malcontento, culminato nella rivolta di Nika, il 13 gennaio 532. Giustiniano cercò, invano, la via diplomatica e i ribelli proclamarono imperatore Ipazio. Sul punto di fuggire, venne persuaso dalla moglie, che affermò di preferire una morte da imperatrice piuttosto che una vita da profuga. Giustiniano, allora, riuscì nell’impresa di corrompere gli Azzurri con il denaro, affidando invece a Belisario e Mundo il compito di sedare la rivolta con le armi e la faccenda si chiuse con una vera e propria strage: morirono nell’ippodromo 30mila persone e il giorno successivo vennero giustiziati l’usurpatore Ipazio e il suo complice Pompeo. Ristabilito lo status quo l’imperatore si concentrò in una serie di riforme, come quella del sistema provinciale (volta a ripristinare l’accentramento del potere amministrativo e militare), quella contro gli abusi e le iniquità commesse dai governatori a danno dei sudditi e l’abolizione del consolato. In materia finanziaria Giustiniano riuscì, nonostante le onerose campagne militari e due terribili ondate di peste (nel 542 e nel 558), ad evitare il collasso dell’impero bizantino, mentre nei commerci si concentrò nelle relazioni con Cina ed India, anziché con l’Europa, al tempo falcidiata dalle invasioni barbariche. L’ostacolo principale fu rappresentato dalla nemica Persia, il cui territorio doveva essere necessariamente attraversato al fine di raggiungere le due potenze asiatiche, ma il problema venne risolto dall’abilità di due monaci nestoriani che, di ritorno da un viaggio in Oriente, portarono di nascosto a Costantinopoli dei bachi da seta (e con essi i segreti della produzione), contribuendo a notevoli entrate per le casse dello Stato. Ma quella che è considerata un’autentica rivoluzione avvenne in ambito giuridico, divisa in tre fasi: nel primo periodo, quello delle ‘grandi pubblicazioni’, promulgò il primo Codice, il Digesto, le Istituzioni e il secondo Codice, il secondo fu quello dell’intensa legislazione corrente per mezzo delle ‘Novellae constitutiones’ e il terzo, analogo al precedente, è invece considerato il più scadente. L’insieme di queste opere, ad ogni modo, diede vita al ‘Corpus iuris civilis’, nel quale vecchie e nuove leggi si armonizzavano ed integravano alla perfezione, al punto da costituire tutt’oggi le fondamenta dei principali ordinamenti giuridici.
Giustiniano: le guerre in Europa, le persecuzioni e gli ultimi anni al potere
Al pari dei suoi predecessori, il ‘pallino’ di Giustiniano fu la vicina, temibile Persia della dinastia sasanide. I successi principali, però, li ottenne nelle aree del Mediterraneo, dove il generale Belisario guidò la riconquista dei territori del vecchio Impero Romano quali il Maghreb, la Spagna meridionale, l’Italia, l’Istria e la Dalmazia. In particolare, la guerra in Africa contro i Vandali permise all’impero bizantino di annettere – nel 533 – le regioni costiere delle attuali Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, oltre a Sardegna, Corsica e Baleari. Qui, impose il Cattolicesimo come religione ufficiale, perseguitando invece i fedeli della dottrina ariana, analogamente a quanto avvenuto con i pagani, gli Ebrei, i Samaritani, i Manichei e i seguaci di Amon nel deserto libico. Tra il 535 e il 553, poi, fu impegnato in una lunghissima battaglia contro gli Ostrogoti nello Stivale, oltre alla campagna in Andalusia e Gibilterra, iniziata nel 551. Con pochi uomini a disposizione – l’esercito bizantino era infatti impegnato contro la Persia – il generale Belisario riuscì ad occupare la Sicilia, risalendo poi fino a Roma. Richiamato però in patria, gli Ostrogoti riconquistarono gran parte dei territori persi, mentre i Franchi approfittarono della situazione per insediarsi nell’Italia settentrionale. La guerra gotica si concluse tra il 552 e il 553, quando Giustiniano – decisosi a concludere positivamente l’annosa guerra – inviò Narsete alla guida di adeguate truppe, che sconfissero il nemico nelle decisive battaglie di Tagina e dei Monti Lattari. Quindi, attaccarono la coalizione franco-alemanna, imponendosi nella battaglia del Volturno del 554. Negli anni seguenti, dopo aver occupato Milano e Venezia, l’esercito di Giustiniano si dedicò a tutte le città del nord: l’opera si concluse nel 562, quando caddero Brescia e Verona, le ultime non ancora annesse all’impero. Il rovescio della medaglia delle avanzate in Europa, però, furono le sconfitte – a vantaggio dei Persiani – in Siria, Armenia e nei Balcani, che esposero Costantinopoli all’avanzata barbara, miracolosamente interrotta dalle milizie di Belisario. Giustiniano si spense, di vecchiaia nel Palazzo Imperiale, nella tarda serata del 14 novembre 565, senza aver avuto eredi da Teodora, uccisa dal cancro 17 anni prima. In punto di morte – secondo il ciambellano Callinico, presente in quel momento – nominò come suo successore il figlio della sorella Vigilanzia, che venne incoronato – col nome di Giustino II – quella notte stessa dal patriarca di Costantinopoli.