Con la c o con la q? Il dubbio è lecito ma prima di dare una spiegazione chiariamo quale è la grafia corretta da adottare: si scrive promiscuo, con la c tra la o e la u. Le incertezze sono legittime perché la norma grammaticale prevede che la q sia sempre seguita da una u e da una vocale, mentre la a c accompagnata da u voglia obbligatoriamente una consonante. In genere si formano quindi i seguenti gruppi di lettere: –qu- + vocale e –cu- + consonante.
Il termine promiscuo, con la grafia –cu- + vocale, rappresenta quindi un’eccezione alla regola esattamente come le parole cuoco, cuocere, taccuino, cuore, scuola, cuoio, circuito, arcuato, innocuo, vacuo, proficuo, cospicuo, percuotere, riscuotere, scuotere, evacuare e scuoiare.
Le anomalie non sono poche ed è per questo che si hanno delle titubanze rispetto alla grafia da adottare. Titubanze che possono aumentare quando ci troviamo a dover rafforzare le consonanti c e q. Se in genere il gruppo di lettere utilizzato a tal scopo è –cqu- – presente in acqua e derivati, o in altri termini come acquirente, acquisire, acquistare, giacque, tacque, nacqui – esistono due casi anomali che sovvertono nuovamente la regola grammaticale: la doppia c di taccuino e la doppia q di soqquadro.
Insomma, muoversi tra le varie eccezioni della lingua italiana non è facile, ma con spiegazioni chiare ed esempi utili risulta impossibile sbagliare. Citiamo quindi qualche esempio in cui compaiono il termine promiscuo e i suoi derivati scritti correttamente.
Esempio 1: Era una situazione alquanto promiscua
Esempio 2: Un comportamento promiscuo non è accettato in questa sede
Esempio 3: Si tratta di situazioni matrimoniali promiscue
Esempio 4: Gli atteggiamenti promiscui dei partecipanti confondevano le acque