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Epicuro, pensiero e opere del filosofo greco

Dalla “Scuola del Giardino” all’epicureismo, nella continua ricerca della felicità attraverso il piacere e grazie alla conoscenza e all’esperienza

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Discepolo dello scettico democriteo Nausifane, Epicuro è stato un filosofo greco, celebre per aver fondato una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica e romana, l’epicureismo che a partire dal IV secolo a.C. si diffonderà à fino al II secolo d.C., quando troverà l’ostracismo dei Padri della Chiesa, prima di essere recuperato secoli dopo dalle correnti del Naturalismo, dell’Umanesimo e del Rinascimento fino ad arrivare ad influenzare il razionalismo laico illuminista. La filosofia epicurea si configura come “medicina dell’animo” e come “filosofia dell’uomo per l’uomo”, che porta avanti l’idea che la vita felice consista sostanzialmente nel piacere, un piacere intelligente, frutto della conoscenza e dell’esperienza.

Cenni biografici

Il nome Epicuro significa “soccorritore” e gli viene dato in onore del dio Apollo, spesso invocato con questo appellativo. Nasto nel 342 a.C. sull’isola di Samo dal maestro di scuola Neocle e dalla maga Cherestrata, frequenta prima la scuola di Panfilo, dove apprende il pensiero platonico, e dopo quella di Nausifane, in Asia Minore. Intorno ai trent’anni ha già elaborato una sua dottrina e dopo aver insegnato a Mitilene e Lampasco, si stabilisce ad Atene, dove acquista una casa, nel cui giardino costruisce la sua scuola. Anche gli schiavi e le donne sono ammessi tra i discepoli del maestro, che li istruisce con i suoi scritti e li invita a una vita semplice e frugale. Conosciuta come “scuola del giardino”, la filosofia epicurea si pone in polemica con le dottrine socratico-platoniche e con l’aristotelismo, ma anche con cinici, megarici, cirenaici, ed è particolarmente critica nei confronti dello stoicismo, l’altra grande scuola ellenistica del tempo. Proprio lo stoico Diotimo, secondo Diogene Laerzio, al pari di Plutarco e di altre scuole rivali alla sua, diffamerà Epicuro, mettendo in circolazione delle lettere false. Epicuro muore ad Atene a 72 anni, nel 270 a.C., probabilmente per delle complicazioni legate ai calcoli renali.

Pensiero

Quel che si conosce del pensiero di Epicuro si deve in larga parte a Cicerone, che adottando la tecnica del dialogo lo esponte puntualmente nel suo trattato De finibus bonorum et malorum. Anche Lucrezio, nel De rerum natura, ne traccia un’immagine importante per chiarirne i tratti fondamentali.

L’epicureismo si presenta come una dottrina anche figlia del clima di delusione nei confronti della politica che permea l’ellenismo in seguito alla caduta della democrazia ateniese. Si basa sostanzialmente su tre principi:

  • Sensismo: la sensazione è criterio della verità e del bene, che si identifica con il piacere;
  • Atomismo: la formazione e il mutamento delle cose si spiega con l’unirsi e il disunirsi degli atomi;
  • Semi-ateismo: gli dei esistono ma non hanno alcun ruolo nella nascita e nel governo del mondo;

Se per Epicuro i criteri della verità sono le sensazioni, che vengono generate dal distaccarsi dalla superficie delle cose di un flusso continuo di atomi, è nella materia la spiegazione della natura, il che esclude qualunque intervento divino sul mondo.

La filosofia

La filosofia epicurea mira a raggiungere la felicità, che si identifica con la liberazione dalle passioni, dalle opinioni e dai desideri, che sono tutti elementi mutevoli e incerti. La conoscenza contribuisce invece all’equilibrio dell’essere umano, raggiungibile attraverso una ricerca speculativa dell’interiorità.

Il compito dei filosofi è allora quello di liberare le persone dai pregiudizi e dalle superstizioni tramite l’ottenimento del sapere, che comprende la conoscenza di sé e delle leggi della natura.

Lo scopo finale della filosofia e della ricerca è l’atarassia, la pace interiore raggiunta liberandosi dai dolori e dalle passioni, nella quale la felicità coincide con il piacere.

Se l’uomo è nato per essere felice, tenderà necessariamente a raggiungerla, e poi a cercare di mantenerla, visto che la felicità significa assenza di qualsiasi privazione.

La ricerca del piacere però non va confusa con la sua ricerca spasmodica, tantomeno con il continuo tentativo di liberarsi di ogni dolore, per raggiungere la piena felicità è necessario prima prendere atto dell’esistenza dei piaceri necessari, da cui prendere avvio per la soddisfazione della propria vita. L’uomo realizza infatti la sua esistenza anche tramite il continuo esercizio della propria ragione, che lo porterà a prendere coscienza del fatto che non deve temere di morire. La morte, ponendo fine alle sensazioni e ai desideri, fonti di dolori e frustrazioni e in quanto annullamento della coscienza, non può essere “vissuta”, pertanto non può essere causa di sofferenze e di conseguenza ha poco senso averne paura.

Opere

Se per quanto riguarda il pensiero di Epicuro vanno ringraziate le ricostruzioni di Cicerone e Lucrezio, nel caso delle sue opere si deve tutto a Diogene Laerzio, che propone un elenco delle sue opere, trattati di alto livello scientifico incentrati sullo studio della natura, degli atomi e del vuoto, andate quasi completamente perduti. Quel che invece resta degli scritti epicurei salvaguardati da Diogene Laerzio, sono tre lettere, ad Erodoto, a Meneco e a Pitocle, e varie raccolte di frammenti di materiale a carattere divulgativo, come le Massime capitali.