Esiodo: un'individualità poetica
Autore di Teogonia, Le Opere e i giorni e Il catalogo delle donne, ha lasciato, all'interno dei suoi poemi, notevoli tracce autobiografiche fondamentali per ricostruire le sue origini
Chi era Esiodo
Fin dall’antichità si è discusso sulle origini di Esiodo e, sebbene Erodoto ritenesse che fosse nato intorno alla metà dell’VIII secolo a.C., lo stesso autore greco antico racconta di aver preso parte alle feste in onore del principe Anfidamante nell’isola di Eubea, avvenute circa 150 anni prima. In difficoltà economiche, suo padre si era trasferito dalla nativa Cuma Eolica alla Grecia continentale e fu per questo che vide la luce ad Ascra, in Beozia nei pressi del monte Elicona, dove iniziò l’attività lavorativa come contadino e pastore. Alla morte del padre, invece, il patrimonio venne diviso tra lui e il fratello Perse, il quale, dopo avere dilapidato tutta la sua parte corrompendo alcuni giudici, riuscì ad impossessarsi della quota destinata ad Esiodo. Della sua morte violenta, invece, ce ne offre una testimonianza Plutarco nei ‘Moralia’: “Sembra che Esiodo condividesse ospitalità con un uomo di Mileto quando erano a Locri. Quando l’altro, che stava segretamente seducendo la figlia del loro ospite, fu scoperto, avendo il sospetto che Esiodo lo sapesse fin dall’inizio cospirò per nascondere l’offesa – anche se quello non era responsabile di nulla, incontrò erroneamente rabbia e calunnia immeritate. Infatti, i fratelli della ragazza lo uccisero dopo avergli teso un’imboscata vicino al Nemeion a Locri e uccisero anche il suo servitore, di nome Troilo. Dopo che i corpi furono gettati nel fiume Dafno, Troilo fu trasportato su una roccia bagnata dalle onde, posizionata un po’ fuori nel mare. E fino ad oggi il masso si chiama Troilo. Un gruppo di delfini prese subito il corpo di Esiodo e lo trasportò prima a Rhion e Molykria. (…) Quando il corpo fu scoperto, rimasero stupiti dal rinvenimento e corsero giù e, quando riconobbero il cadavere, poiché era ancora piuttosto fresco, considerarono tutto ciò che era secondario alle indagini sull’omicidio, tutto a causa della fama di Esiodo. Riuscirono rapidamente a scoprire gli assassini. Li spinsero vivi in mare e distrussero le loro case. Esiodo fu, quindi, sepolto vicino a Nemea. Molti forestieri non sanno dove sia la tomba, che è nascosta perché, come sostengono, venne cercato dal popolo di Orcomeno che voleva trasferire i resti nelle loro vicinanze secondo un oracolo“.
Teogonia
‘Teogonia’ è un poema cosmogonico di tipo catalogico scritto in esametri dattilici, nel quale Esiodo cerca di dare un ordine ai racconti e ai numerosi personaggi descritti nella mitologia greca. Partendo da un preciso punto “storico” di origine del cosmo, inizia con un inno alle Muse che si stanno recendo all’Olimpo. Esiodo offre un breve excursus della sua iniziazione come poeta, affermando che essa è avvenuta per desiderio divino sul Monte Elicona. Egli affronta il tema delle origini, con un catalogo della progenie di Gea e della discendenza del Caos primigenio, così come di quella marina, dei mostri e dei Titani, tra cui spiccano Ecate, alla quale rivolge un inno, e gli eredi di Crono e Rea, narrandone le vicende, a partire dall’ascesa al trono di Zeus e dai fatti di Prometeo. Nell’ultimo blocco narrativo, invece, Esiodo descrive la titanomachia, ossia la sanguinosa battaglia per il governo dell’Olimpo vinta dai dodici Dei – con uno schema catalogico che spiega l’eroogonia dei figli nati dalle unioni tra dee e uomini mortali – contro i Titani. Gli ultimi due versi conosciuti, perché l’epilogo originale è andato perduto, invocano ancora le Muse, secondo alcuni autori una scelta letteraria finalizzata ad introdurre un’altra sua famosa opera: ‘Il catalogo delle donne’.
‘Il Catalogo delle donne’
L’opera, nota anche come Eoie o Eee, è divisa in cinque libri e, come la ‘Teogonia’, è dedicata alle genealogie, soffermandosi stavolta sulle figure femminili – molte delle quali unitesi a Zeus, generando semidei e uomini mortali che si distinguevano per spiccate virtù ed abilità – che popolarono l’universo degli Dei. Oltre a questo tema, l’autore greco affronta anche – in maniera più approfondita – quello delle Cinque Età: Zeus pose fine con un grande diluvio a quella, gloriosa, dell’Oro, facendo iniziare – con i capostipiti Doro, Eolo e Xuto – il periodo argenteo degli eroi. Nel secondo libro, poi, viene raccontato il rapimento di Io da parte di Zeus, trasformata in vacca per gelosia da Era, che darà alla luce Epafo. Inoltre, viene descritto il ratto di Europa, che genererà invece Radamanto, Sarpedonte e, soprattutto, Minosse, della cui discendenza si parla nel terzo libro. Infine, negli ultimi libri Esiodo narra delle genealogie degli Atlantidi, di Atreo, padre di Agamennone, e di Alcmena, madre di Eracle, per poi concludere con la figura di Elena, il cui rapimento sfocerà nella guerra di Troia.
‘Le opere e i giorni’
‘Le opere e i giorni’, un testo più moderno, che offre uno spaccato delle esperienze autobiografiche dell’autore, sono la seconda opera esiodea, che inizia con un proemio in forma di ‘ὔμνος κλητικός’ (inno di invocazione) a Zeus, chiamato con l’appellativo di ‘Dio onnipotente’, in grado di imporre la ‘Δίκη’ (giustizia). Al termine del proemio si narra del mito delle due ‘Ἔριδες’ (contese): il poeta greco, infatti, identifica una contesa negativa, cioè il flagello che provoca le guerre, e una positiva, sotterrata da Zeus nel profondo della Terra per spingere gli uomini al lavoro giusto. Come anche nella ‘Teogonia’, ma in forma più ampliata, espone i miti di Prometeo e Pandora, quindi traccia – nella tipica concezione pessimistica del pensiero greco – la storia delle cinque età dell’uomo, dalle origini, l’Età dell’Oro vissuta felicemente e senza il bisogno di lavorare, e via, via progressivamente nel lento e inesorabile declino vissuto attraverso quella del Bronzo, degli Eroi e del Ferro, contemporanea ad Esiodo. L’autore confida in un possibile ritorno di calma spirituale alla prima Età, dal momento che Zeus ha dotato gli uomini del concetto di “giustizia”, offrendone una lunga riflessione, al termine della quale si apre il blocco delle ‘Opere’, ossia del calendario agricolo, con una digressione sulla navigazione e dei consigli pratici propedeutici all’ultima parte del poema. Nel blocco dei ‘Giorni’, infatti, Esiodo descrive i vari cicli delle stagioni e dei differenti lavori da svolgere in campagna in ognuno di essi, fornendo l’identikit del buon cittadino lavoratore e del piccolo imprenditore agricolo capace di coltivare con amore la propria terra, ma anche di amministrare l’ordine nella famiglia. All’interno di questo capolavoro vi è, inoltre, il primo vero esempio di favola di tutta la letteratura occidentale e, precisamente, quella dell’usignolo e dello sparviero, che presenta la legge del più forte.
Le opere minori
Ritenuto l’inventore della poesia didascalica, con il tempo gli furono attribuite numerose opere spurie come ‘Lo scudo di Eracle’ (della cui paternità nutriva più di qualche dubbio già Aristofane di Bisanzio), ‘I precetti di Chirone’ (andata completamente perduta), ‘L’Astronomia’ (sono sopravvissuti solo 8 frammenti, di cui 3 testuali), ‘Egimio’, ‘Melampodia’, il poema epico ‘Catabasi di Piritoo’, ‘Le nozze di Ceice’, ‘I Dattili Idei’, ‘Le Grandi Opere’ e ‘Ornitomanzia’, sulla divinazione attraverso gli uccelli, preannunciato al termine delle ‘Opere e i giorni’.