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La tempesta di Shakespeare: trama, personaggi e analisi 

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Questo dramma romanzesco in cinque atti, composto in un contesto tardorinascimentale ricco di fermenti culturali, rappresenta uno degli ultimi capolavori di William Shakespeare. Nata in un periodo in cui il teatro elisabettiano stava evolvendo verso forme più complesse, la vicenda unisce fantasia, riflessione filosofica e introspezione in un intreccio che ha saputo affascinare lettori e spettatori di ogni epoca.

La trama: dall’inizio burrascoso alla risoluzione finale

L’incipit de La tempesta pone il pubblico di fronte a una nave sorpresa da una furiosa tempesta. A bordo si trovano membri della corte di Napoli, tra cui il re Alonso, suo figlio, il principe Ferdinando, e altri nobili, in viaggio verso casa dopo aver celebrato un matrimonio in lontane terre. Questo inizio turbolento non è però frutto del caso, bensì di un piano orchestrato da Prospero, un tempo duca di Milano, esiliato da ben dodici anni su un’isola remota insieme alla figlia Miranda da quando questa aveva solo tre anni.

Il naufragio costringe i personaggi a dividersi in gruppi dispersi sull’isola. Ferdinando si ritrova separato dagli altri e crede che suo padre sia perito tra i flutti, mentre Alonso, il re di Napoli – che pure crede di aver perso il figlio per sempre – è con Sebastiano, suo fratello, Antonio, il fratello di Prospero, e Gonzalo, un consigliere di corte dotato di buon cuore. Ci sono anche Trinculo e Stefano.

Antonio e Sebastiano, spinti dall’ambizione e dal desiderio di accrescere il proprio potere, cominciano a tramare complotti, e al contempo Gonzalo cerca di bilanciarne gli impulsi malvagi con parole di speranza e moderazione. Trinculo e Stefano, invece, incontrano Caliban, il malvagio schiavo di Prospero, un mostro che aveva tentato di violentare Miranda.

Nel frattempo, Ferdinando si imbatte in Miranda, la figlia di Prospero. La giovane, che ha conosciuto solo il padre e poche altre creature, rimane affascinata dal ragazzo e i due si innamorano quasi all’istante, lontani dai condizionamenti sociali esterni. Prospero, pur favorendo l’unione dei due giovani, non rinuncia a mettere alla prova il ragazzo, costringendolo a lavori umili e faticosi per dimostrare il proprio carattere e la propria lealtà.

Grazie ai servigi di Ariel, fedele a Prospero, i vari fili narrativi convergono nel finale. Le macchinazioni di Antonio e Sebastiano vengono smascherate, e l’ultimo atto è contrassegnato dalla riconciliazione e dal senso di riscatto. Dopo anni di odio e incomprensioni, l’epilogo porta sulla scena un clima di gioia perché si assiste al trionfo del perdono e si suggella la pace attraverso il matrimonio tra Ferdinando e Miranda. Prospero, sciogliendo le sue magie, rinuncia volontariamente ai suoi poteri, perdona il fratello traditore e restituisce la sua benevolenza al re Alonso.

Gli elementi narrativi e i personaggi

La forza della narrazione risiede nella fusione tra il piano realistico – rappresentato dalle faide politiche, dai desideri umani di vendetta e dominio – e la dimensione soprannaturale, in cui spiriti e poteri magici giocano un ruolo decisivo. Questa doppia natura dà origine a situazioni suggestive e cariche di tensione, creando un equilibrio tra mistero, introspezione psicologica e intrigo di corte.

Prospero e l’arte magica

La figura di Prospero si colloca come centrale nella vicenda. Un tempo duca di Milano, egli ha perso il proprio titolo a causa del tradimento del fratello Antonio, che lo ha esiliato su un’isola insieme alla figlia Miranda. Qui, Prospero dedica anni di studio alle arti magiche, sviluppando conoscenze tali da controllare i fenomeni naturali e soggiogare alcune entità soprannaturali che popolano l’isola. La tempesta iniziale è il primo segno del suo immenso potere, che impiega non per distruggere, bensì per smascherare e castigare i colpevoli, costringendoli a confrontarsi con le proprie azioni.

La grandezza di Prospero risiede nella sua ambivalenza: da un lato, è vittima di un’ingiustizia e appare mosso da un desiderio di rivalsa; dall’altro, la sua conoscenza quasi illimitata gli fornisce gli strumenti per comportarsi come un demiurgo. Eppure, nel percorso dell’opera, egli evolve verso un’umanità più profonda, comprendendo che il vero trionfo non è la punizione dei nemici, bensì la loro redenzione. Di conseguenza, Prospero incarna la sintesi tra intelligenza, volontà di controllo e capacità di perdonare: un personaggio complesso che assume sfumature paterne non solo verso Miranda, ma anche verso altri soggetti che, pur non avendo vincoli di sangue con lui, si trovano sotto la sua influenza.

Calibano, Ariel e la riflessione sul dominio

Se Prospero è il custode della magia, Ariel e Calibano rappresentano le forze che la incarnano in due forme opposte. Ariel, spirito leggero e servizievole, è un’entità eterea che deve la propria libertà alle grazie di Prospero. Anche se costretto all’obbedienza, Ariel svolge il proprio ruolo con la promessa di essere finalmente liberato da ogni vincolo. La sua esistenza priva di corpo fisico, i suoi canti misteriosi e la capacità di sfuggire alle regole del mondo tangibile lo rendono un tramite ideale tra l’uomo e il soprannaturale.

Di contro, Calibano è una creatura terrena, un essere rozzo e istintivo, figlio della strega Sycorax, originaria dell’isola. Incarna gli aspetti più primitivi e oscuri della natura, unendo caratteristiche umane e bestiali. Il suo rapporto con Prospero è segnato da rancore e sottomissione: Calibano reclama il diritto di possedere l’isola, affermando di avervi abitato prima di chiunque altro, mentre Prospero lo considera un servitore ingrato, incapace di redenzione. La tensione tra i due mostra come il dominio possa assumere forme diverse: c’è chi lo esercita attraverso l’intelletto, come Prospero, e chi lo subisce, come Calibano, che vede negli intrusi gli usurpatori della sua casa. In tal modo, Shakespeare propone una riflessione sulla legittimità del potere, sulla responsabilità di chi lo detiene e sulla possibilità di una convivenza armoniosa tra volontà differenti.

I luoghi dell’opera

La vicenda si svolge su un’isola misteriosa, la cui posizione geografica non è precisata in modo esplicito. I luoghi interni all’isola variano a seconda delle necessità narrative: spiagge deserte dove i naufraghi si ritrovano dispersi, grotte che ospitano Calibano, spazi segreti dove Prospero studia i suoi libri.

Questo spazio assume i connotati di un mondo in miniatura, in cui si riflettono le dinamiche del potere e i conflitti interiori dei personaggi. L’isola di Prospero è al contempo un rifugio e una prigione: qui, egli regna incontrastato, ma al tempo stesso vive isolato dalla società che lo ha esiliato. L’assenza di contatti con il resto del mondo rende possibile la realizzazione delle sue imprese magiche e la stessa nascita di una nuova realtà, governata da principi di giustizia dettati dalla volontà del mago.

Le tematiche centrali: vendetta, perdono e illusione

Pur presentando momenti di leggerezza e una serie di personaggi spesso inclini a giochi di potere e complotti, La tempesta ruota intorno ad alcuni temi cardine della poetica shakespeariana: la vendetta, il perdono e la sottile linea che separa la realtà dall’illusione. Attraverso i monologhi di Prospero e i dialoghi tra i vari personaggi, Shakespeare offre una profonda meditazione sulla natura umana, sulle responsabilità individuali e sulla possibilità di redenzione che nasce dal riconoscere i propri errori.

La ricerca di equilibrio tra giustizia e compassione

Il desiderio di vendetta è il motore iniziale di Prospero, che col naufragio e le trame magiche intende portare i propri nemici a un confronto decisivo. Nel suo animo, però, si agita una lotta costante tra l’aspirazione alla giustizia e la volontà di punire chi l’ha tradito. Questo dilemma trova risoluzione nella scelta del perdono, atto con cui Prospero dimostra di essere superiore alle beghe di potere e alla logica della ritorsione.

Nella dimensione drammatica di Shakespeare, vendicarsi significherebbe perpetuare il ciclo di violenza; al contrario, la rinuncia alla vendetta apre la strada a una riconciliazione in cui Prospero rinuncia anche alla magia, sottolineando la natura temporanea di ogni potere.

L’illusione come specchio dell’animo umano

L’illusione costituisce un aspetto essenziale dell’opera. Prospero organizza spettacoli e visioni che coinvolgono gli stessi personaggi, inducendoli a riconsiderare le proprie azioni. Il confine tra reale e immaginario si fa labile, in un gioco meta-teatrale in cui la magia diventa simbolo dell’arte drammatica, capace di far emergere i conflitti interiori dei protagonisti.

In questa prospettiva, Ariel, gli spiriti dell’isola e i vari espedienti spettacolari messi in atto da Prospero non sono solo trucchi scenici, ma veri e propri strumenti di conoscenza e trasformazione. L’illusione diventa così specchio, riflettendo le paure, le ambizioni e la possibilità di cambiamento insite in ognuno.