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L’importanza di chiamarsi Ernesto: trama e personaggi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Oscar Wilde è uno degli autori più brillanti della letteratura inglese del XIX secolo, capace di mescolare eleganza, ironia e critica sociale in opere di grande profondità e leggerezza apparente. Tra i suoi lavori più celebri si distingue “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, una commedia brillante che gioca sui temi dell’identità, della verità e delle convenzioni sociali. Con una scrittura sottile e affilata, Wilde costruisce un capolavoro di umorismo e satira che, dietro una trama frivola, nasconde un’acuta riflessione sui costumi vittoriani e sull’ipocrisia della società. Il testo si presenta ancora oggi straordinariamente attuale, capace di divertire e far riflettere allo stesso tempo.

Trama di “L’importanza di chiamarsi Ernesto”

La commedia si svolge nell’Inghilterra vittoriana, tra Londra e la campagna. Il protagonista, John Worthing, conduce una doppia vita: nella capitale si fa chiamare Ernesto e adotta un comportamento spensierato, mentre in campagna è un uomo rispettabile e responsabile, tutore della giovane Cecily Cardew. John ha inventato un fratello scapestrato, “Ernesto”, al quale attribuisce ogni comportamento discutibile.

Algernon Moncrieff, amico di John, scopre il suo segreto e decide a sua volta di adottare un’identità fittizia, fingendosi “Ernesto” per corteggiare Cecily. Nel frattempo, John vuole sposare Gwendolen Fairfax, la cugina di Algernon, ma deve affrontare l’opposizione della madre di lei, la severa e aristocratica Lady Bracknell.

Tra equivoci, scambi d’identità e situazioni paradossali, emerge un groviglio di malintesi che si risolve in un finale sorprendente: John scopre di essere stato registrato alla nascita con il nome di Ernesto, realizzando involontariamente il suo desiderio di essere “onesto” e accettato dalla società.

Riassunto dettagliato

La commedia si apre con una scena ambientata nella casa londinese di Algernon, dove John, sotto l’identità di “Ernesto”, confessa di essere innamorato di Gwendolen. Dopo una proposta di matrimonio, Lady Bracknell interroga John e rifiuta l’unione quando scopre che il giovane è un orfano, abbandonato in una borsa in una stazione ferroviaria.

Algernon, curioso di Cecily e della vita campagnola di John, si reca nella tenuta di quest’ultimo, presentandosi sotto il falso nome di “Ernesto”. Qui seduce Cecily, che, ironicamente, è già innamorata da tempo dell’idea di “Ernesto”, avendo fantasticato su di lui senza conoscerlo.

Nel secondo atto si intensificano gli equivoci: Gwendolen si presenta nella campagna e incontra Cecily, entrambe convinte di essere fidanzate con “Ernesto”. Quando la verità inizia a emergere, si scopre l’identità reale dei due protagonisti.

Nel terzo atto, grazie all’intervento della governante Miss Prism e di Lady Bracknell, si svela che John è il figlio perduto della sorella di Lady Bracknell, e che il suo vero nome di battesimo era proprio Ernesto. La commedia si conclude felicemente con il fidanzamento ufficiale delle due coppie e una celebrazione generale dell’ironia e del destino.

I personaggi principali

John Worthing (Ernesto)

Protagonista della commedia, John è un giovane serio e rispettabile nella vita di campagna, ma si concede una vita più leggera a Londra sotto il nome di Ernesto. La sua doppia identità è al centro della trama e simboleggia il conflitto tra apparenza e realtà.

Algernon Moncrieff

Spirito libero, sarcastico e spensierato, Algernon rappresenta l’anticonformismo e la ribellione alle regole sociali. Il suo personaggio introduce leggerezza e vivacità, contrapponendosi al carattere più rigido di John.

Gwendolen Fairfax

Gwendolen è l’immagine della donna aristocratica vittoriana, affascinata dalle apparenze e ossessionata dal nome “Ernesto”, che associa a ideali romantici di serietà e onestà.

Cecily Cardew

Educata e sognatrice, Cecily vive protetta nella campagna sotto la tutela di John. Il suo amore per “Ernesto” è costruito sull’immaginazione più che sulla realtà, dimostrando quanto le convenzioni influenzino i sentimenti.

Lady Bracknell

Figura emblematica della rigida aristocrazia vittoriana, Lady Bracknell è autoritaria e calcolatrice. Con la sua ironia tagliente, incarna l’ossessione per il rango sociale e la sicurezza economica.

Miss Prism

Governante di Cecily, Miss Prism è responsabile del fraintendimento che ha segnato la vita di John. Il suo personaggio introduce elementi di comicità e critica verso la morale rigida dell’epoca.

Il significato del titolo

Il titolo originale, “The Importance of Being Earnest”, gioca su un doppio significato: “Ernest” è un nome proprio, ma “earnest” significa anche “onesto”, “sincero”. Wilde costruisce la commedia su questo gioco di parole, esplorando il contrasto tra ciò che si appare e ciò che si è realmente.

L’ossessione dei personaggi per il nome “Ernesto” sottolinea come la società dia più importanza all’apparenza che ai valori autentici. Il vero significato del titolo risiede dunque nella critica alle convenzioni sociali che premiano la superficialità e l’ipocrisia piuttosto che la vera moralità.

Satira della società vittoriana

Attraverso L’importanza di chiamarsi Ernesto, Wilde smaschera i difetti e le contraddizioni della società vittoriana: la venerazione delle apparenze, la ricerca ossessiva del matrimonio conveniente, il rispetto cieco per le istituzioni sociali.

Le conversazioni paradossali e le situazioni assurde che punteggiano la commedia sono strumenti di satira, che rendono evidente quanto le norme sociali siano vuote e meccaniche. Wilde, con il suo spirito acuto, suggerisce che la verità e la spontaneità sono spesso sacrificate sull’altare delle convenzioni.

La critica di Wilde non si limita a un attacco frontale, ma si esprime attraverso un’elegante ironia che rende ancora più incisiva la denuncia. I personaggi sembrano accettare senza esitazione le assurdità che regolano la loro vita, incapaci di distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è imposto dalla società. Il matrimonio, che dovrebbe rappresentare un’unione d’amore, viene ridotto a una questione di status e convenienza.

I dialoghi, brillanti e paradossali, mettono in luce l’ipocrisia collettiva, evidenziando come i valori proclamati – l’onestà, il rispetto, il decoro – siano spesso svuotati di significato nella pratica quotidiana. Attraverso una comicità sottile e raffinata, Wilde mostra che la società vittoriana, dietro il suo rigido formalismo, nasconde una profonda incoerenza morale.

Lo stile e l’umorismo di Wilde

Il linguaggio di Wilde è caratterizzato da aforismi, battute fulminanti e dialoghi brillanti. L’umorismo nasce non solo dalle situazioni, ma soprattutto dal modo in cui i personaggi parlano e si relazionano.

Lo stile della commedia è leggero, ma sotto la superficie si cela una visione profondamente critica della società. Le battute di Wilde spesso capovolgono i luoghi comuni, trasformando la saggezza tradizionale in un paradosso divertente che costringe il lettore o lo spettatore a riflettere.

L’abilità linguistica di Wilde si manifesta nella costruzione di dialoghi in cui ogni battuta sembra possedere una duplice funzione: intrattenere e, al tempo stesso, smascherare l’assurdità delle convenzioni sociali. Attraverso un uso sapiente del paradosso, Wilde rovescia continuamente il senso comune, spingendo il pubblico a riconsiderare le proprie certezze.

Il suo umorismo, apparentemente frivolo, è in realtà un strumento di sovversione, capace di mettere in discussione valori consolidati con grazia e leggerezza. Questa capacità di nascondere la critica più mordace dietro il sorriso distingue Wilde da altri autori satirici della sua epoca e rende le sue opere sorprendentemente moderne ancora oggi.