Salta al contenuto

Nedda: trama, riassunto e personaggi della novella

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

“Nedda” è una novella di Giovanni Verga, pubblicata per la prima volta il 15 giugno 1874 sulla “Rivista Italiana di Scienze, Lettere e Arti” e successivamente nello stesso anno dall’editore Brigola a Milano. Quest’opera segna una svolta significativa nella produzione letteraria di Verga, anticipando temi e modalità narrative che caratterizzeranno il suo periodo verista. La novella offre un ritratto crudo e realistico della vita delle classi meno abbienti nella Sicilia dell’Ottocento, ponendo l’accento sulle difficoltà, le sofferenze e le ingiustizie sociali vissute dai protagonisti.

Nedda: trama e riassunto dell’opera

La storia è ambientata in un piccolo paese siciliano, San Giovanni la Punta, e segue le vicende di Nedda Di Gaudio, una giovane raccoglitrice di olive. Nedda è una donna semplice e laboriosa, costretta a spostarsi di fattoria in fattoria in cerca di lavoro per sostenere sé stessa e la madre malata. La sua esistenza è segnata dalla povertà e dalle difficoltà quotidiane tipiche della vita contadina dell’epoca.

Durante una delle sue giornate di lavoro nei campi, Nedda riceve la notizia dell’aggravarsi delle condizioni di salute della madre. Nonostante la stanchezza accumulata, si affretta a tornare a casa, percorrendo a piedi una lunga distanza. Lungo il cammino, incontra Janu, un giovane del suo paese che era stato a lavorare a Catania. Giunta a casa, trova la madre in condizioni critiche; nonostante l’intervento del medico e l’ultima medicina procurata dallo zio Giovanni, un uomo buono e generoso che aiuta la famiglia, l’anziana donna muore.

Dopo la sepoltura della madre, Nedda accetta una nuova occupazione ad Aci Catena, che le consente di guadagnare qualcosa in più. In questo periodo, Janu inizia a corteggiarla e le regala un fazzoletto di seta lucente, gesto che riempie Nedda di gioia. Dopo alcuni incontri, Janu le chiede di sposarlo, promettendo a lei e allo zio Giovanni che, appena avesse avuto la possibilità, l’avrebbe fatto.

Tuttavia, la sorte avversa colpisce ancora: Janu contrae la malaria durante il lavoro e muore, lasciando Nedda sola e incinta. La giovane donna, nonostante il dolore e la disperazione, continua a lavorare duramente per sopravvivere e prepararsi alla nascita del bambino. Dà alla luce una bambina debole e malata; quando le dicono che non è un maschio, Nedda piange, ricordando la sera in cui aveva perso la madre. Nonostante le difficoltà, rifiuta di abbandonare la figlia alla Ruota degli esposti, decidendo di prendersene cura da sola.

La novella si conclude con Nedda che, dopo aver seppellito anche la figlia, rimane sola, simbolo di una vita segnata dalla sofferenza e dalla rassegnazione, senza alcuna speranza di riscatto o miglioramento.

I personaggi principali di Nedda

La novella presenta una serie di personaggi che, seppur delineati con tratti essenziali, incarnano le dinamiche sociali e le condizioni di vita della Sicilia rurale ottocentesca.

  • Nedda Di Gaudio: protagonista della storia, è una giovane raccoglitrice di olive. La sua vita è caratterizzata da povertà, lavoro duro e sofferenza. Nonostante le avversità, mostra una grande forza d’animo e una profonda dignità, affrontando con coraggio le tragedie che la colpiscono. La sua figura rappresenta l’emblema della condizione femminile nelle classi subalterne dell’epoca.
  • Janu: giovane lavoratore del paese, è l’interesse amoroso di Nedda. Il suo personaggio incarna la speranza di un futuro migliore e l’illusione di un possibile riscatto attraverso l’amore. Tuttavia, la sua morte prematura a causa della malaria sottolinea la precarietà e la fragilità della vita dei contadini siciliani.
  • La madre di Nedda: figura che, pur rimanendo sullo sfondo, ha un ruolo cruciale nella vita della protagonista. La sua malattia e successiva morte rappresentano una delle tante prove che Nedda deve affrontare, accentuando il tema della solitudine e della responsabilità familiare.
  • Zio Giovanni: uomo buono e generoso, aiuta Nedda e sua madre nei momenti di difficoltà. Il suo personaggio rappresenta la solidarietà comunitaria, sebbene limitata nelle possibilità di offrire un reale cambiamento alle condizioni di vita dei protagonisti.

Questi personaggi, attraverso le loro interazioni e vicende personali, offrono un quadro realistico e toccante della vita nelle campagne siciliane, evidenziando le difficoltà, le speranze e le disillusioni di un mondo segnato dalla povertà e dalla rassegnazione.

Nedda: analisi e spiegazione

“Nedda” rappresenta un punto di svolta nella produzione letteraria di Giovanni Verga, segnando il passaggio dalle tematiche romantiche e borghesi a una rappresentazione più realistica e cruda della vita delle classi popolari siciliane. Pur non essendo ancora pienamente verista, la novella anticipa molti dei temi e degli stilemi che caratterizzeranno le opere successive dell’autore.

La povertà è il tema centrale di “Nedda”. Verga descrive con crudezza e realismo le difficoltà della vita contadina siciliana dell’Ottocento, dove il lavoro nei campi è duro e mal retribuito, le malattie sono onnipresenti e la morte è una compagna inevitabile. Nedda rappresenta la condizione di chi non ha alternative se non il sacrificio costante per sopravvivere, una vita segnata da fatiche incessanti e da una natura ostile che non concede tregua. La protagonista è costretta ad affrontare tragedie personali come la morte della madre, quella del compagno Janu e, infine, quella della figlia, senza mai trovare alcuna speranza di riscatto sociale. Questa visione spietata della realtà anticipa il fatalismo tipico del verismo, secondo cui l’uomo, e in particolare i ceti più deboli, è incapace di sfuggire al proprio destino.

La figura di Nedda assume anche un forte valore simbolico. È il ritratto della donna sottomessa ma al tempo stesso combattiva, un’eroina silenziosa che non cede mai alla disperazione pur trovandosi continuamente sopraffatta dalla vita. La sua maternità, vissuta in condizioni di assoluta precarietà, rappresenta un atto estremo di amore e sacrificio: nonostante la povertà, Nedda sceglie di prendersi cura della figlia, rifiutando l’abbandono alla Ruota degli esposti. La sua scelta, però, non viene premiata: la bambina muore, lasciando Nedda sola, sconfitta e priva di qualsiasi appiglio emotivo o materiale. Questa conclusione evidenzia l’assenza di giustizia nella vita dei poveri, un destino ineluttabile che non lascia spazio alla speranza.

Dal punto di vista stilistico, “Nedda” mostra i primi tratti della poetica verista. Verga utilizza un linguaggio semplice e diretto, privo di orpelli retorici, per raccontare la realtà senza filtri né giudizi. La descrizione della miseria e della fatica è asciutta e oggettiva, ma allo stesso tempo carica di un pathos sottile, che coinvolge il lettore nella sofferenza della protagonista. Verga evita ogni idealizzazione, concentrandosi sulla quotidianità e sull’inevitabile tragicità della vita dei contadini. Il narratore non interviene mai per offrire soluzioni o spiegazioni, ma lascia che i fatti parlino da soli, anticipando la “tecnica dell’impersonalità” che caratterizzerà il suo verismo maturo.

Inoltre, “Nedda” evidenzia la contrapposizione sociale tra le classi abbienti e quelle meno fortunate. La figura dello zio Giovanni, che cerca di aiutare Nedda, rappresenta una solidarietà umana che, però, è insufficiente a cambiare le sorti della protagonista. Verga denuncia implicitamente l’indifferenza della società verso i poveri, che sono abbandonati a sé stessi e alle loro sofferenze. Questo aspetto si riflette nel destino tragico di Janu, che muore di malaria a causa delle condizioni di lavoro disumane, e nella solitudine di Nedda, costretta ad affrontare la vita senza alcun supporto.

Nedda rappresenta la transizione dal primo Verga romantico al Verga verista, mostrando come l’autore abbia iniziato a interessarsi alle vicende dei ceti umili e alla loro lotta contro un destino immutabile. La protagonista non è una figura eroica nel senso tradizionale, ma una vinta: una donna comune che lotta con dignità contro le avversità della vita, senza mai ottenere alcuna ricompensa. La sua storia è un grido silenzioso contro le ingiustizie sociali e la miseria, un tema che diventerà centrale nelle opere successive come “I Malavoglia” e “Mastro-don Gesualdo”.

La dimensione fatalistica della narrazione sottolinea l’impotenza dell’individuo di fronte alle leggi della natura e della società. Nedda non può sottrarsi al proprio destino: ogni tentativo di migliorare la sua condizione viene vanificato da eventi esterni, come la malattia e la morte, che colpiscono senza preavviso e senza pietà. Questa visione pessimistica riflette l’idea verghiana che il progresso e l’ascesa sociale siano illusioni per i poveri, destinati a rimanere prigionieri della loro condizione.

Infine, la novella assume un valore di denuncia sociale, pur restando fedele alla poetica verista che rifiuta ogni intento moralistico. La vita di Nedda è la rappresentazione emblematica di un mondo in cui la povertà e la sofferenza sono considerate normali, quasi inevitabili, e in cui le classi più deboli non hanno alcuna possibilità di riscatto. Verga dà voce a questa realtà, trasformando una storia semplice e quotidiana in una potente riflessione sulla condizione umana.