Salta al contenuto

Storia della colonna infame di Manzoni: trama e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Storia della colonna infame è un’opera che affianca il lavoro letterario e storico di Alessandro Manzoni, collegandosi in maniera diretta al suo più celebre romanzo, I promessi sposi. Nata come appendice storica al romanzo, in cui si trattava della peste del 1630, questa narrazione si concentra su un episodio realmente accaduto durante l’epidemia: il processo agli untori di Milano, accusati di diffondere volutamente la peste. Manzoni usa questo fatto storico per riflettere non solo sulle ingiustizie giudiziarie, ma anche sulla facilità con cui una società, in preda al terrore, può essere travolta dall’irrazionalità e dalla violenza.

Storia della colonna infame: la trama

Storia della colonna infame narra di un evento realmente accaduto a Milano nel 1630, durante la devastante epidemia di peste. In quel periodo, la città era assediata dalla paura e dal sospetto, e l’idea che la malattia fosse stata diffusa deliberatamente da alcuni individui chiamati “untori” prese piede. La narrazione si concentra su uno dei processi più famosi dell’epoca: quello intentato contro Gian Giacomo Mora, un barbiere, e il commissario di sanità Guglielmo Piazza. Entrambi furono accusati di essere untori, ovvero di aver cosparso le case e le mura di unguenti infetti per diffondere la peste tra la popolazione.

Le accuse nei confronti di Piazza e Mora erano basate su voci e superstizioni popolari, prive di fondamento razionale. Dopo essere stati catturati, i due uomini furono sottoposti a torture estremamente crudeli per estorcere loro una confessione. Sotto la pressione della tortura, confessarono di essere effettivamente untori, benché fosse chiaro che le loro dichiarazioni fossero state ottenute con la forza. Questo non impedì che venissero condannati a morte in modo esemplare: Mora fu giustiziato, e la sua casa fu distrutta. Sul luogo dove sorgeva venne eretta la “colonna infame”, un monumento che doveva ricordare ai posteri la sua colpa.

Manzoni ricostruisce con grande accuratezza i dettagli del processo e delle torture, mostrando come le autorità e la popolazione, sopraffatte dalla paura, preferirono dare credito a superstizioni e dicerie piuttosto che cercare una spiegazione razionale o scientifica per la peste. L’autore mette in luce l’assurdità e l’ingiustizia di quel processo, evidenziando l’errore della giustizia umana quando è governata dal fanatismo e dall’irrazionalità.

Storia della colonna infame: l’analisi dell’opera

Storia della colonna infame fu scritta da Manzoni in un periodo di grande fermento culturale e politico per l’Italia, ovvero durante il processo di unificazione del paese. Il tema dell’opera, che affronta l’abuso della giustizia e le storture del sistema giudiziario, si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulla società, le istituzioni e il rapporto tra potere e verità.

Manzoni era fortemente influenzato dagli ideali illuministi, che avevano criticato la tortura e gli abusi giudiziari. Con la sua opera, l’autore si pone in continuità con questa tradizione di pensiero, sottolineando come la ragione e la giustizia debbano prevalere sulla superstizione e la violenza. Scrivendo durante l’800, un secolo in cui si stava sviluppando una nuova concezione della giustizia, Manzoni utilizza l’episodio storico per far riflettere i suoi contemporanei su temi ancora attuali, come la legittimità del potere giudiziario e l’importanza del diritto di difesa.

Uno degli aspetti centrali dell’opera è la critica alla tortura come metodo di estrazione delle confessioni. Manzoni condanna apertamente l’uso della tortura, mostrando come essa non serva a far emergere la verità, ma piuttosto porti a confessioni false e alla persecuzione di innocenti. Questo tema risulta particolarmente moderno, anticipando i dibattiti che avrebbero dominato il XIX e il XX secolo in merito ai diritti umani e alla giustizia equa.

Inoltre, Manzoni sottolinea l’importanza di un sistema giudiziario razionale e basato su prove certe. Nella Storia della colonna infame, gli accusatori di Mora e Piazza non si basano su fatti concreti, ma su paure infondate e credenze superstiziose. L’autore utilizza questo episodio per dimostrare quanto possa essere pericoloso abbandonare la ragione in favore della violenza cieca. La peste, con il suo carico di morte e distruzione, diventa in questo contesto un catalizzatore per il disfacimento delle regole della società civile e della giustizia, rivelando il lato oscuro della natura umana, pronta a sacrificare innocenti per placare la paura collettiva.

Un altro tema importante che emerge dall’opera è il rapporto tra storia e verità. Manzoni, attraverso la sua ricostruzione, dimostra che la verità storica è spesso manipolata o distorta dalle forze del potere, che impongono la loro versione dei fatti per mantenere il controllo sulla popolazione. La “colonna infame”, eretta come simbolo del crimine di Mora, diventa per l’autore un simbolo dell’ingiustizia stessa, un monumento non alla colpa, ma all’errore giudiziario.

Il significato più profondo della Storia della colonna infame risiede dunque nella denuncia dell’abuso del potere e nel richiamo alla necessità di una giustizia fondata sulla ragione e non sulla violenza. Manzoni, con la sua consueta attenzione ai dettagli storici e alla riflessione morale, ci offre un’opera che va oltre la semplice ricostruzione di un episodio del passato, e diventa una critica delle dinamiche umane che possono portare alla persecuzione degli innocenti.