L’apostrofo: come e quando si usa
L’apostrofo è un segno diacritico di fondamentale importanza nella lingua italiana, usato prevalentemente per indicare l’elisione, ovvero la caduta di una vocale alla fine di una parola quando la parola seguente inizia con una vocale o una h muta. Questo piccolo segno ortografico, simile a una virgola posta in alto, ha un impatto significativo sulla fluidità e sul ritmo del discorso scritto.
In questo articolo, approfondiremo l’uso dell’apostrofo, esplorando le regole e le eccezioni che ne governano l’impiego. Discuteremo di come l’apostrofo sia utilizzato per facilitare la lettura e la pronuncia, evitando cacofonie o difficoltà nella concatenazione di parole. Inoltre, analizzeremo vari esempi tratti dalla lingua quotidiana e dalla letteratura per mostrare l’apostrofo in azione.
Pronti? Cominciamo!
- Cosa sono l'elisione e l'apostrofo
- Esempi di elisione e l'uso dell'apostrofo
- Cos'è il troncamento
- Troncamenti con l'apostrofo
- Un o un’: come usare l'apostrofo
- Esercizi con l'apostrofo
Cosa sono l’elisione e l’apostrofo
L’apostrofo è un piccolo segno che assomiglia a una lacrima versata dalla consonante rimasta priva della vocale che la seguiva.
Questo succede se la vocale finale di una parola viene eliminata perché la parola successiva inizia per vocale o per H. È il fenomeno dell’elisione!
Esempi di elisione e l’uso dell’apostrofo
Quando si verifica l’elisione?
Il caso più frequente è quello degli articoli determinativi “lo" e “la" e delle relative preposizioni articolate: lo amico diventa l’amico e così pure nella aula diventa nell’aula.
L’elisione può avvenire anche con alcuni aggettivi, spesso dimostrativi (questo e quello), e in alcune espressioni particolari con le preposizioni di e da, come d’accordo e d’ora in poi.
Cos’è il troncamento
Il troncamento (o apocope) è la caduta di una vocale o di una sillaba in finale di parola che si verifica indipendentemente da come comincia la parola successiva.
L’unica condizione che lo impedisce è che la parola seguente inizi per s impura (cioè seguita da un’altra consonante), x, z, gn o ps.
A differenza dell’elisione questa caduta non si lascia alle spalle il segno dell’apostrofo.
Ecco qualche esempio: fior(e) fiore, man(o) mano, bel(lo), san(to), professor(e), dottor(e), mal(e), gran(de)… e non dimenticarti di qual(e): qual è infatti non vuole mai l’apostrofo!
Troncamenti con l’apostrofo
Solitamente il troncamento non vuole l’apostrofo. Esistono però delle eccezioni a questa regola. Eccole:
- un po’ (per poco): attento, se scrivi Po ti stai riferendo al fiume che sfocia nel mare Adriatico!
- a mo’ di (per modo);
- va’ (per vai seconda persona singolare dell’imperativo di andare);
- da’ (per dai seconda persona singolare dell’imperativo di dare). Attento a non confonderti con dà! Se c’è l’accento è la terza persona singolare dell’indicativo egli dà;
- di’ (per dici seconda persona singolare dell’imperativo di dire). Attento a non confonderlo con dì, l’altro nome del giorno!
- fa’ (per fai seconda persona singolare dell’imperativo di fare).
Un o un’: come usare l’apostrofo
Gli articoli indeterminativi uno e una si comportano in modo un po’ particolare con l’apostrofo.
Solo il femminile lo vuole, mentre al maschile avviene il troncamento, che, a differenza dell’elisione, non lascia alcun segno di riconoscimento: per questo scriviamo un’amica, ma al maschile un amico, un’automobile e un albero, un’arancia, ma al maschile un arancio.
E se scrivo un’erede? Vorrà dire che sto parlando di una donna, altrimenti non ci sarebbe l’apostrofo!
Lo stesso avviene con i composti nessuno, alcuno e ciascuno: al femminile vogliono l’apostrofo, al maschile invece no. Ricordati quindi di scrivere nessun’alunna con l’apostrofo e ciascun alunno senza apostrofo.
Esercizi con l’apostrofo
Ecco una bella scheda per allenarsi a mettere l’apostrofo al posto giusto! Scaricala qui:
Fai attenzione al fenomeno dell’elisione e non confonderlo con il troncamento: con un po’ di allenamento anche l’apostrofo diventerà tuo amico!