Salta al contenuto

Proemio dell'Odissea: testo, parafrasi, trama e analisi

Omero, oltre a chiedere alla Musa della poesia di ispirarlo alla maniera classica, introduce il lettore in quella che sarà la trama dell'opera con protagonista Ulisse

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

I primi 21 versi dell’Odissea, che ne costituiscono il Proemio, sono considerati come una delle pagine più alte e più famose della poesia di ogni epoca. La loro funzione è quella tipica di tutte le opere classiche, dunque chiedere l’intervento di una Musa ispiratrice, anticipare la trama del poema e presentarne il protagonista principale, Ulisse.

Testo

L’uomo ricco d’astuzie raccontami, o Musa, che a lungo

errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;

di molti uomini le città vide e conobbe la mente,

molti dolori patì in cuore sul mare,

lottando per la sua vita e pel ritorno dei suoi.

Ma non li salvò, benché tanto volesse,

per loro propria follia si perdettero, pazzi!,

che mangiarono i bovi del Sole Iperίone,

e il Sole distrusse il giorno del loro ritorno.

Anche a noi di’ qualcosa di queste avventure, o dea, figlia di Zeus.

Allora tutti gli altri, quanti evitarono l’abisso di morte,

erano a casa, scampati dalla guerra e dal mare;

lui solo, che sospirava il ritorno e la sposa,

la veneranda ninfa Calipso, la splendida dea, tratteneva

negli antri profondi, volendo che le fosse marito.

E quando anche l’anno arrivò, nel girare del tempo,

in cui gli filarono i numi che in patria tornasse,

in Itaca neppure là doveva sfuggire alle prove,

neppure fra i suoi. Tutti gli dèi ne avevan pietà,

ma non Poseidone; questi serbava rancore violento

contro il divino Odisseo, prima che in patria arrivasse.

Parafrasi

“O Musa Calliope, raccontami le avventure del furbo Ulisse, che per molto tempo andò vagando dopo che cadde Troia e vide i territori di molte persone, conobbe le caratteristiche dell’animo umano e navigando soffrì molto perché voleva tornare a Itaca con i suoi compagni. Ma non poté fare niente per salvarli a causa del loro sacrilegio, poiché essi mangiarono i buoi del dio Sole, figlio del cielo, che li uccise ed impedì loro di fare ritorno a casa. O Musa, figlia di Zeus, raccontami queste avventure e inizia dal punto che preferisci. Già tutti gli altri ormai salvi erano a casa, lontani dalla guerra e dal mare: solo lui, che desiderava tornare e rivedere la sua donna, era trattenuto nelle grotte profonde dalla Calipso, la ninfa splendida fra le dee, che voleva averlo come sposo. E quando, dopo tantissimi anni, arrivò il tempo del suo ritorno ad Itaca, anche là, fra i suoi cari, in patria, le sofferenze non finirono. Gli dei ne avevano pietà, e solo Poseidone restò fermo nell’ira contro il divino Odisseo, fino al giorno del suo ritorno in patria.”

Trama

Il Proemio, dunque, si configura come un vero e proprio “trailer cinematografico” dell’intera opera, in cui vengono toccati alcuni punti nevralgici del racconto delle avventure di Ulisse, dal viaggio da Troia, al naufragio, alla follia dei compagni, a Calipso, fino alla prova finale di Itaca contro i Proci. Il poeta, dunque, inizia invocando l’ispirazione della Musa per condurlo nella narrazione delle vicende del protagonista del poema, Ulisse, che reduce dalla guerra di Troia, vagherà a lungo prima di riuscire a far ritorno ad Itaca. E che lo farà da solo, perché non potrà salvare i suoi compagni dall’ira di Apollo, che li punirà con la morte per aver divorato i suoi buoi, ma non prima di essere stato per lunghi sette anni prigioniero della più splendida tra le ninfe, Calipso, che lo avrebbe voluto come sposo. Una volta tornato in patria, con la benedizione di tutti gli dei, eccezion fatta per Poseidone, che tenterà di ostacolarlo fino all’ultimo, dovrà ancora superare un’ultima prova, sconfiggere i Proci, prima di ricongiungersi all’amata Penelope.

Stile

Tanto il Proemio, che l’intera opera, dal lessico formulare, agli epiteti, alle ricche espressioni aggettivali, ricalcano tutte le caratteristiche del genere epico. Dunque come l’Iliade, anche l’Odiessea comincia inserendosi in un racconto già iniziato, ma, a differenza del primo poema, non rispetta l’ordine cronologico della fabula, ricorrendo invece ad un sapiente intreccio, ricco di quegli analessi, che oggi chiamiamo flashback e che rendono perfettamente l’idea della complessità del viaggio di Ulisse, metafora dell’eterna lotta dell’uomo contro le avversità e del percorso interiore che ogni individuo affronta nel corso della sua vita.

Analisi

Il Proemio dell’Odissea si poggia su di una struttura tipicamente classica e può essere facilmente essere diviso in due periodi, uno che esprime la richiesta di ispirazione alla Musa, circoscritto all’incipit del poema, l’altro che, seppure a grandi linee, sintetizza l’argomento che verrà portato avanti nei 24 libri che costituiscono il Poema.

La parola chiave di questa introduzione è il verbo “raccontami”, utilizzato dal poeta secondo la forma imperativa del “Du Stil”, con il quale in pratica ordina alla musa di cantare delle vicende umane di Ulisse, delle sue fatiche, delle sue cadute e delle sue imprese.

Un altro tassello essenziale del Proemio è legato all‘inarrestabile sete di sapere di Ulisse, che “di molti uomini le città vide e conobbe la mente”, simbolo della continua ricerca di conoscenza da parte dell’uomo. Un elemento che fa di Ulisse allo stesso tempo il protagonista e il narratore delle sue imprese, costellando la trama di continue sovrapposizioni, utili di volta in volta a descriverne gli stati d’animo, dall’impotenza di fronte alla follia suicida dei suoi compagni, all’angosciante prigionia sull’isola di Ogigia, dove Calipso lo tenta con la promessa di una vita eterna in cambio del suo amore, che però è tutto per Penelope, metonimia della sua agognata patria, Itaca.

La figura di Ulisse diventa così predominante in tutte le sue sfaccettature psicologiche, completandone la sommaria descrizione, che nell’Iliade si limitava a presentarlo come uomo astuto e valoroso combattente. Si delinea così, già nel Proemio, la strabordante personalità di un personaggio destinato a fare la storia della letteratura e ad entrare nell’immaginario collettivo come simbolo dell’individuo che, spinto dalla sete di conoscenza, avanza incontro al proprio destino.