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Ulisse e Polifemo: riassunto e commento dell'incontro

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

L’incontro tra Ulisse e Polifemo, narrato nel IX canto dell’Odissea, è una delle tappe più significative e simboliche del viaggio di Ulisse. Dopo aver combattuto nella guerra di Troia e affrontato numerose peripezie, l’eroe greco approda insieme ai suoi compagni sull’isola dei Ciclopi. Qui incontra Polifemo, un gigante feroce con un solo occhio al centro della fronte, figlio di Poseidone e dotato di una forza sovrumana.

Ulisse e i suoi uomini, affamati e alla ricerca di riparo, si rifugiano nella caverna di Polifemo, dove trovano risorse e cibo. Tuttavia, quando il ciclope torna al suo rifugio, non solo si rifiuta di rispettare le regole dell’ospitalità, sacre nella cultura greca, ma dimostra il suo disprezzo per l’umana gentilezza e la sua crudeltà, chiudendo l’uscita della grotta con un enorme masso e iniziando a divorare i compagni di Ulisse. La situazione diventa disperata, poiché Polifemo li tiene prigionieri senza alcuna possibilità di fuga.

L’incontro tra Ulisse e Polifemo

L’episodio nella grotta di Polifemo mette in evidenza l’astuzia e la determinazione di Ulisse, che non si perde d’animo nonostante l’orrore della situazione. Il ciclope, insensibile e crudele, ignora i principi di xenia, l’ospitalità sacra tra Greci, e fa della violenza la sua legge, consumando ogni giorno due dei compagni di Ulisse. Imprigionati e senza vie di scampo, Ulisse e i suoi uomini escogitano un piano per liberarsi. L’eroe greco nota un grosso ramo d’ulivo nella grotta e lo trasforma in una lancia appuntita, indurendone la punta nel fuoco per renderla letale.

Ulisse decide di sfruttare l’ingenuità e la natura violenta di Polifemo per metterlo fuori gioco. Inizia offrendogli del vino particolarmente forte, che il ciclope, poco abituato a simili bevande, beve senza diluizione. Polifemo si ubriaca rapidamente e chiede ad Ulisse di rivelargli il proprio nome come ringraziamento per il dono ricevuto. È in questo momento che Ulisse sfodera la sua astuzia, rispondendo che il suo nome è “Nessuno”. L’inganno è semplice, ma cruciale: Polifemo, ubriaco e ignaro, si addormenta profondamente, permettendo così a Ulisse e ai suoi compagni di agire.

“Io sono Nessuno”: l’inganno di Ulisse

Sfruttando il sonno di Polifemo, Ulisse e i suoi compagni conficcano la lancia rovente nell’unico occhio del ciclope, accecandolo. Il gigante si sveglia urlante per il dolore, e i compagni accorrono in suo aiuto. Tuttavia, quando i ciclopi gli chiedono chi sia stato a provocare tanto danno, Polifemo ripete di essere stato colpito da “Nessuno”, convincendo così i suoi pari che non ci sia realmente nessun pericolo concreto.

Accecato e incapace di riconoscere Ulisse e i suoi uomini, Polifemo si siede davanti all’ingresso della grotta per impedire loro di scappare. Ancora una volta, però, Ulisse mostra la sua intelligenza. L’eroe lega i suoi compagni sotto il ventre dei montoni presenti nella grotta, così che, all’apertura dell’uscita, possano passare inosservati, nascosti tra le bestie. Ulisse stesso si aggrappa al vello del montone più grande, riuscendo a superare Polifemo senza essere scoperto.

Una volta al sicuro, Ulisse non resiste alla tentazione di svelare la propria identità al ciclope, gridandogli il suo vero nome. Questo gesto di arroganza si rivelerà un errore, poiché Polifemo, figlio di Poseidone, invoca la vendetta del padre, maledicendo Ulisse e condannandolo a un viaggio ancora più lungo e tormentato verso casa.

L’episodio di Ulisse e Polifemo incarna il trionfo dell’intelligenza sulla forza bruta. Ulisse, grazie alla sua astuzia, riesce a sfuggire a un avversario apparentemente invincibile, trasformando la propria vulnerabilità in un vantaggio. Tuttavia, l’orgoglio finale dell’eroe sottolinea anche l’ambivalenza del suo carattere: la sua intelligenza è una risorsa che gli permette di sopravvivere, ma la sua arroganza lo espone a ulteriori pericoli. Così, la fuga dalla grotta di Polifemo rappresenta non solo una vittoria, ma anche un presagio delle difficoltà future che Ulisse dovrà affrontare, un prezzo per aver sfidato i limiti degli dei.