Come si calcola il voto di laurea
Come funziona il calcolo del voto di laurea
Siete degli studenti universitari e la vostra preoccupazione è capire qual è – in attesa di concludere il percorso di studi – la proiezione attuale del vostro voto di laurea? Niente paura, l’operazione è semplicissima: vi basterà munirvi di una calcolatrice, tenendo traccia dei voti conseguiti nei precedenti esami e i loro relativi crediti formativi universitari. Vediamo tutti i passaggi nel dettaglio.
- Voto di laurea, cos'è la media ponderata
- Perché si utilizza la media ponderata
- Crediti e laurea: le differenze tra triennale e magistrale
- Crediti universitari, le eccezioni
- Quanti punti dà la tesi di laurea
- Voto di laurea, i punti bonus
- Voto di laurea, va messo nel CV?
Voto di laurea, cos’è la media ponderata
Per calcolare il voto di laurea, ad eccezione di rari casi, non è sufficiente fare la media aritmetica delle singole valutazioni degli esami, che si otterrebbe dalla loro somma diviso il loro numero. Serve invece capire la media ponderata e per farlo, anche se a prima vista può sembrare una questione spinosa e particolarmente complessa, è in realtà un’operazione composta da pochissimi passaggi e vi basterà osservare un banalissimo esempio. Supponiamo che abbiate dato finora tre esami e che abbiate conseguito un 21 in una materia da 12 crediti, un 27 in una da 8 e un 28 in una da 4. Il calcolo che dovrete effettuare sarà il seguente:
(21×12)+(27×8)+(28×4)/(12+8+4) = media ponderata di 24,16
A questo punto potrete calcolare il vostro voto di base moltiplicando il valore della media ponderata per 110, cioè il voto massimo di laurea, e dividerlo poi per 30, cioè il più alto in sede d’esame. Con le dovute semplificazioni, eliminando quindi ad entrambe le cifre lo 0 finale, vi basterà dividere per 11 e moltiplicare poi il numero ottenuto per 3. In questo modo:
(24,16×11)/3= 88,5
Ciò significa che, allo stato attuale, il vostro punteggio di partenza prima della discussione sarebbe di 88,5, cui dovranno poi essere aggiunti i punti che la vostra Università riserva per la tesi.
Perché si utilizza la media ponderata
La stragrande maggioranza delle Università italiane utilizza la media ponderata anziché quella aritmetica per un motivo molto semplice. Ogni materia d’esame possiede in un certo senso una propria “importanza": va da sé che un esame di spagnolo a giurisprudenza non abbia lo stesso “valore" di uno relativo al diritto pubblico o a quello privato, mentre è diametralmente opposta la situazione nella facoltà di lingue. Ecco perché un 30 in una materia da pochi crediti non influirà sul voto finale di laurea tanto quanto uno ottenuto in un’altra da – ad esempio – 12 cfu.
Crediti e laurea: le differenze tra triennale e magistrale
Se, tra laurea triennale e magistrale, non esistono differenze in termini di calcolo della valutazione finale, in quanto in entrambi i casi l’operazione alla base è la media ponderata dei singoli esami sostenuti durante il proprio percorso, ciò che non collima riguarda i crediti: nel triennio, infatti, il loro totale ammonta a 180, mentre nella specializzazione quelli da ottenere saranno 120. Il motivo è semplice: trattandosi di un anno di studi in meno, anche il numero delle materie sarà inevitabilmente inferiore. Ma non è tutto, perché occorre un’ulteriore precisazione: dei 180 cfu previsti dalla “laurea breve", 12 sono quelli attribuiti alla prova finale, cioè la discussione della tesi. La media ponderata, pertanto, andrà calcolata solo e soltanto sui 168 cfu accumulati dai singoli esami.
Crediti universitari, le eccezioni
Quasi tutti i percorsi universitari contemplano una serie di esami la cui valutazione non viene espressa in un voto in trentesimi, bensì con una semplice idoneità. Queste valutazioni, pur assegnando crediti formativi, non rientreranno – ovviamente – nel calcolo della media ponderata.
Quanti punti dà la tesi di laurea
Esattamente come per la media aritmetica/ponderata, anche in questo caso va sottolineato come alcune Università private, determinate facoltà o, addirittura, specifici anni di immatricolazione, possano costituire un’eccezione. In tal senso occorre sottolineare come numerosi Atenei non abbiano regole precise in merito. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, i punti che potrete ottenere grazie alla vostra tesi al termine della discussione va da un minimo di 1 ad un massimo di 7. Nell’esempio in questione, quindi, presumendo una tesi sperimentale, brillantemente esposta, che verte su un argomento attuale e di interesse generale, approfondito in maniera tale da meritare il punteggio più alto assegnabile dalla Commissione, il vostro voto di laurea sarebbe di 95. Ad ogni modo, milioni di discussioni di laurea hanno dimostrato come questa sia l’eventualità meno frequente: il consiglio è quello di “costruirsi il proprio successo" durante il percorso di studi, presentandosi all’ultimo atto con un discreto voto di base.
Voto di laurea, i punti bonus
Analizzando nel dettaglio i punti bonus che potranno essere assegnati dalla Commissione al termine della discussione della tesi, va detto che ci sono alcune Università che ne prevedono alcune tipologie calcolate sulla base di criteri fissi quali:
– il laurearsi in tempo: concludere il percorso universitario nei tempi prestabiliti, evitando così di andare fuori corso, in alcuni casi può portare all’aggiunta di 1, 2 o addirittura 3 punti sul punteggio finale;
– il bonus lodi: in molti atenei, se hai ottenuto nell’arco del triennio o del biennio di specializzazione più di cinque volte il voto di 30 e lode, si ha diritto a dei punti aggiuntivi, a discrezione della Commissione.
A questi, ovviamente, si aggiungono i cosiddetti “punti tesi" che, come detto in precedenza, dipenderanno dal carattere sperimentale dell’elaborato, da attualità ed interesse dell’argomento e da qualità e fluidità dell’esposizione.
Voto di laurea, va messo nel CV?
Presumiamo ora che abbiate concluso i vostri studi e che le vostre fatiche siano state ripagate con il tanto agognato 110 e lode. Dopo una doverosa vacanza, il nuovo obiettivo della vostra vita sarà quello di trovare un’occupazione nel campo scelto. Il primo passo, pertanto, sarà quello di stilare un curriculum vitae che sia completo, con dovizia di particolari, e al tempo stesso intrigante, capace di distinguersi dai tanti “fratelli" presenti nei cassetti di pressoché tutte le aziende. La prima cosa che dovrete scrivere sarà, ovviamente, l’Ateneo presso il quale avete conseguito la laurea, quindi la sua tipologia (triennale o magistrale), la facoltà, l’indirizzo, l’ordinamento e gli anni di immatricolazione e del conseguimento della pergamena. E il voto? A differenza di quello della maturità, che gli esperti consigliano di mettere solo nel caso in cui sia particolarmente alto, la valutazione finale degli studi universitari è una voce che – in assenza di esperienze lavorative – va obbligatoriamente posta all’interno del CV. Un voto alto, unito alla giovane età, rappresenteranno senza dubbio un ottimo biglietto da visita. Diverso il discorso per chi invece è già entrato da tempo nel mondo del lavoro e il giorno della laurea inizia ad essere un lontano ricordo: in questo caso si tratta di un’informazione che ha perso la sua rilevanza e che può essere tranquillamente omessa.