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dislessia Fonte foto: 123rf

Dislessia: cos'è e come riconoscerla

Tutto quel che c'è da sapere sulla dislessia

Danila Franzone

Danila Franzone

ESPERTA DI EDUCAZIONE

Amante della scrittura a tutto tondo, lavoro da anni come web content editor e writer con un’attenzione particolare alla scuola, alla crescita personale e ai bambini con bisogni speciali. Nel tempo libero amo leggere libri di ogni genere e scrivere per progetti legati alla cucina e al benessere in tutte le sue forme.

La dislessia rientra tra i disturbi dell’apprendimento noti anche come DSA. E, tra tutti, è forse quella più nota. Si tratta, quindi, di un disturbo che è molto importante riconoscere per tempo al fine di mettere in atto tutto il sostegno possibile. Scopriamo, quindi, quali sono i segnali che la caratterizzano e come agire quando si hanno dubbi a riguardo.

Dislessia: cos’è e quali sono i sintomi

Come già accennato, la dislessia è uno dei disturbi specifici dell’apprendimento che non sono malattie quanto neurodiversità e che, in quanto tali, non vanno curate, ma trattate in modo diverso. Nello specifico, si tratta di una particolare difficoltà che riguarda la lettura. Questa, infatti, in presenza di dislessia risulta lenta, imprecisa, scorretta e spesso difficile da comprendere per chi ascolta.

La dislessia può dividersi in due tipi che sono la dislessia acquisita e la dislessia evolutiva. La prima può presentarsi anche in età avanzata ed è legata a eventi traumatici o patologici. In sua presenza, quindi, si ha una perdita della capacità di lettura anche se prima si avevano capacità che rientravano nella norma. La dislessia evolutiva è invece quella che è presente fin dalla nascita e che rappresenta, quindi una neurodiversità. La persona dislessica non ha alcun deficit cognitivo e può essere anche più brillante di altre persone. L’unica differenza sta in un diverso approccio mentale alla lettura. Spesso di forma ereditaria, non è ancora riconducibile a cause vere e proprie. È sempre più chiaro, però, che se trattata con i giusti metodi risulta molto più semplice da gestire.

Quando i bambini dimostrano lentezza o difficoltà nel leggere o nel riconoscere i suoni simili è quindi sempre utile provare a chiedere un parere. In caso di diagnosi ci saranno infatti delle azioni da compiere che faciliteranno lo studio e l’apprendimento. È infatti importante sapere che chi soffre di dislessia va incontro a problemi come i seguenti:

  • Ricordare velocemente i nomi degli oggetti;
  • Cogliere in modo corretto le sequenze dei suoni;
  • Riconoscere i suoni dentro le parole;
  • Memorizzare le parole in sequenza;
  • Avere una visione distorta delle lettere;
  • Trovarsi in difficoltà nel seguire le righe;
  • Faticare nel riconoscere gli stimoli visivi.

In alcuni casi la dislessia può presentarsi insieme ad altri problemi dell’apprendimento come la disgrafia o la discalculia. Ciò però non è sempre detto e può essere ben compreso da uno specialista.

Inoltre è possibile avere dei primi sospetti ancor prima che i bambini inizino a leggere. Chi soffre di dislessia, infatti, tende ad avere problemi di altro tipo come la scarsa coordinazione nei movimenti, un ritardo nella parola, la difficoltà nel pronunciare parole più difficili o di ricordare gli oggetti nel loro ordine.

I sintomi tipici della dislessia

Abbiamo già visto come la dislessia si presenti per lo più come una difficoltà nel leggere. Tuttavia, non è detto che chi ha problemi di lentezza nel leggere o nel capire le parole, sia dislessico. Per averne conferma è sempre indispensabile rivolgersi a specialisti nel campo che, attraverso dei test, sapranno cogliere le differenze e individuare la neurodivergenza. Detto ciò, ci sono dei sintomi particolari che possono aiutare a identificare la presenza di dislessia nei bambini e che, in alcuni casi, si incrociano con i problemi visti più sopra. Andando ai sintomi tipici, questi in età prescolare sono:

  • Difficoltà con le filastrocche;
  • Scarsa capacità di mettere insieme le parole;
  • Ridotta capacità di memoria delle lettere dell’alfabeto;
  • Difficoltà nell’apprendere parole nuove;
  • Ritardo nello sviluppo del linguaggio;
  • Fatica nel pronunciare parole lunghe o articolate.

Ci sono poi i sintomi tipici in età scolare, che sono:

  • Difficoltà nella lettura;
  • Scarsa capacità di scandire le frasi;
  • Uso inappropriato della grammatica;
  • Lentezza nella scrittura o nella lettura;
  • Sostituzione errata delle lettere;
  • Disturbi visivi durante la lettura;
  • Grafia imprecisa;
  • Errori nel conteggio dei numero che vanno da 0 a 20;
  • Difficoltà a tenere a mente i numeri;
  • Scarsa capacità di attenersi alle indicazioni dei test;
  • Lettura spesso interrotta;
  • Fatica nel prendere appunti o nel copiare;
  • Scarsa memorizzazione dei vari codici;
  • Difficoltà con le lingue straniere;
  • Incapacità di pianificare la stesura di una lettera o di un tema.

Come agire in caso di dislessia

Quando si ha una diagnosi di dislessia (ottenibile solo dopo gli 8 anni di età) è molto importante far seguire il bambino da una struttura specialistica che potrà fornire, soprattutto all’inizio, consigli e strumenti adatti a trattarla in modo mirato. Per quanto riguarda la formazione scolastica, è altresì importante avvisare il dirigente scolastico che predisporrà quanto necessario per una formazione studiata ad hoc per la dislessia. L’ordinamento scolastico prevede infatti degli aiuti che vanno da test diversificati a maggior tempo per eseguirli. È inoltre prevista una sensibilizzazione sia per i genitori degli altri bambini che per gli stessi compagni di classe. Per questi motivi, conoscere per tempo la dislessia si rivela estremamente importante dal punto di vista formativo e sociale.

Ovviamente è molto utile informarsi sulle modalità per aiutare i bambini dislessici anche al di fuori della scuola. Solo così, infatti, si offrirà loro un sostegno a 365 gradi e capace di offrirgli tutti gli strumenti dei quali hanno bisogno per progredire senza ostacoli di alcun tipo.

Aspetti positivi legati alla dislessia e che dimostrano che non è un ritardo cognitivo

Come già accennato più volte, la dislessia non è un problema legato a qualche deficit cognitivo. Trattandosi di una neurodivergenza, i bambini dislessici hanno quindi altre forme di compensazione. Il loro modo di ragionare è infatti dinamico e flessibile e in molti casi è stata dimostrata una visione più ampia di ciò che imparano. Inoltre l’apprendimento avviene in modo particolare anche attraverso le esperienze fatte. A ciò si aggiunge una spiccata capacità di comprensione di tanti altri aspetti secondari ma non meno importanti, legati all’apprendimento.

Avere un figlio dislessico, quindi, non deve spaventare. A patto, ovviamente, che si sia disposti a dargli il sostegno che serve e che si rivela indispensabile soprattutto per non creare lacune a scuola e per far sì che la difficoltà nel leggere non diventi motivo di problemi di autostima. Situazione che potrebbe portare alla comparsa di problematiche ben più difficili da affrontare e superare.