
Dislessia e scuola, Morelli a Le Iene ha riaperto il dibattito
Il monologo di Giampaolo Morelli a Le Iene ha riaperto il dibattito su come la dislessia viene trattata a scuola: ecco le parole dell'attore
Giampaolo Morelli è un famoso attore italiano. In occasione di una sua partecipazione a “Le Iene“, ha tenuto un monologo sulla dislessia e sulla scuola che ha creato un forte dibattito sui social. Lui ha parlato in prima persona della sua esperienza di giovane studente non compreso, non capito, stigmatizzato per un problema che un tempo non veniva diagnosticato, con conseguenze importanti e gravi su bambini e ragazzi.
Il monologo di Morelli sulla dislessia a Le Iene
A ottobre del 2025 Giampaolo Morelli, attore italiano classe 1974, ha tenuto un monologo nella trasmissione Mediaset “Le Iene“: in questa occasione ha parlato di dislessia e della sua esperienza a scuola. Quando lui era bambino non c’era grande attenzione in merito a queste tematiche: negli anni Ottanta le diagnosi di dislessia semplicemente non esistevano e non c’erano le attenzioni che, invece, bambini e ragazzi possono avere oggi per proseguire in modo sereno gli studi.
Il 19 giugno del 2025 il programma televisivo ha deciso di riproporre su X uno spezzone del monologo, che si può comunque ascoltare in integralmente sul sito del programma televisivo. Sui social, insieme a uno scatto dell’attore nello studio televisivo de “Le Iene”, sono state riportate queste parole: “All’inizio degli anni ’80 le diagnosi di dislessia non c’erano e pure la pietà non c’era. Eri solo un bambino stupido, costretto a soffrire e a vivere in silenzio il tuo senso di inadeguatezza”.
Da quando il post è stato pubblicato su X, si è scatenato di nuovo un dibattito su come la dislessia viene trattata ancora oggi a scuola.
Il racconto dell’esperienza dell’attore a scuola
“Io sono dislessico. Lo sono sempre stato, già da bambino”: con queste parole Giampaolo Morelli ha iniziato il suo monologo a “Le Iene”, continuando poi il suo racconto: “Avete presente la frase che i professori ripetevano sempre quando i nostri genitori andavano a colloquio? ‘Signora, il ragazzo è intelligente, potrebbe fare di più, ma non si applica’. Ecco, mia madre era una delle poche elette a cui dicevano: ‘Signora, il ragazzo si applica pure, ma è completamente scemo“.
L’attore italiano aveva “solo 7 anni e quando guardavo un libro mi sembrava che le lettere si staccassero dalle pagine per andare a nascondersi. Io non riuscivo mai a ricordare i nomi delle capitali, dei fiumi, mentre una semplice equivalenza poteva farmi impazzire oppure anche gli ettolitri, i decimetri, i decametri (che poi nella vita chi li ha più incontrati: dopo le scuole elementari si sono estinti i decametri)”.
Agli inizi degli anni ottanta le diagnosi di dislessia non esistevano: “eri solo un bambino stupido costretto a soffrire e a vivere in silenzio il tuo senso di inadeguatezza”. Oggi, invece, “la dislessia è riconosciuta come un disturbo dell’apprendimento, ma a me piace vederla anche come un’attitudine differente. Pensare che il mio cervello, come quello di Leonardo Da Vinci, Walt Disney, Beethoven, Einstein e decine di migliaia di ragazzi in Italia semplicemente funzioni in maniera diversa”.
Giampaolo Morelli ha poi aggiunto che i dislessici hanno un modo tutto loro di imparare le cose, “che diventa un ostacolo solo quando ci si ostina a utilizzare metodi di insegnamento uguali per tutti, anziché adattarsi alle caratteristiche di ogni studente, valorizzandole”.
Poi ha lanciato un appello: “Credo che sia questo che la nostra scuola e la nostra società devono imparare a fare ogni giorno di più, perché laddove qualcuno vede delle differenze da appianare, delle debolezze da nascondere o da curare, io invece vedo sempre dei punti di forza su cui costruire“.
Il dibattito scatenato dal monologo di Morelli sulla dislessia
Sui social, in seguito alla nuova pubblicazione di questo intervento, il dibattito si è acceso di nuovo, puntando ancora una volta i riflettori su come la scuola tratta la dislessia. C’è chi denuncia le troppe diagnosi e chi, invece, parla di sofferenze e pregiudizi che sono gli stessi di una volta. Tanti utenti si sono raccontati e hanno voluto condividere le esperienze personali vissute sulla propria pelle o su quella dei propri figli.
C’è anche chi ha sottolineato l’importanza della diagnosi precoce per evitare di sentirsi inadeguati a scuola, di isolarsi, di sviluppare depressione. Sono state anche pubblicate delle testimonianze di chi, grazie a una diagnosi anche tardiva, ha potuto trovare nuovi metodi di apprendimento utili anche nella vita, ritrovando l’autostima persa sui banchi di scuola.
Resta sempre aggiornato: iscriviti al nostro canale WhatsApp!