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Soft skills Fonte foto: iStock

Lavoro, soft skills sempre più richieste dalle aziende: cosa sono

Tra le competenze sempre più richieste dal mondo del lavoro in Italia emergono le soft skills: cosa sono e perché sono così importanti per le aziende

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il mondo del lavoro sta cambiando, e questo si vede anche dal tipo di competenze ricercate dalle aziende. Tra queste, in tutti i gruppi professionali è in crescita la richiesta di soft skills. Cosa sono? Scopriamolo insieme.

Soft skills sempre più richieste dal mondo del lavoro

Creatività, capacità comunicativa, team working: sono tutte qualità personali che rientrano nel più ampio concetto ‘soft skills’ o competenze trasversali. A gennaio è stato il premio Nobel per l’Economia 2010 Christopher Pissarides a dire, in un’intervista a ‘la Repubblica’, che “nel lavoro del futuro ci sarà bisogno soprattutto di empatia e di soft e social skills“. E adesso è arrivato uno studio che lo conferma: è in crescita in tutti i gruppi professionali la richiesta di soft skills da parte delle imprese.

Qualità come creatività, pensiero critico, intelligenza emotiva, capacità relazionale sono tra il 34 ed il 58% delle skill richieste nelle offerte di lavoro. A dirlo sono Randstad Research e Fondazione per la Sussidiarietà nella ricerca “Nuovi modelli per il lavoro: cresce la domanda di significato e di sviluppo professionale”, presentata al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini il 22 agosto.

Lo studio, che ha esaminato 5,4 milioni annunci di lavoro pubblicati online in Italia tra il 2019 e il 2023, ha rilevato che le soft skills sono:

  • tra il 34 e il 50% delle competenze richieste per le professioni di alto e medio livello;
  • tra il 24 e il 26% per artigiani e operai specializzati;
  • il 58% per le professioni non qualificate.

“La domanda di competenze cambia molto rapidamente – si legge nello studio – e pur se le competenze professionali (quelle legate strettamente alla specificità della professione) sono percentualmente quasi sempre prevalenti, ciò che emerge dai dati della domanda delle aziende è l’importanza sempre più marcata delle competenze digitali e soprattutto trasversali (soft o non cognitive skill)”.

Cosa sono le soft skills

Come riportato nella ricerca di Randstad Research e Fondazione per la Sussidiarietà, le soft skills possono essere schematizzate in 4 gruppi di abilità:

    • cognitive, che includono la capacità di sviluppare idee creative, pensare analiticamente e in modo proattivo;
    • interpersonali, che enfatizzano l’adattamento ai cambiamenti, la gestione del personale, la responsabilità ed il team building;
    • professionali, tra le quali emergono la responsabilità sociale d’impresa, la gestione del tempo e dei budget e la tolleranza allo stress;
    • sociali, le “skills più rilevanti”, che riguardano gli aspetti legati alle capacità relazionali come lavorare in gruppo, comunicare con i clienti e stabilire relazioni collaborative nei team di lavoro.

Da questo schema emerge con chiarezza cosa sono le soft skills: si tratta di capacità personali di tipo trasversale collegate all’intelligenza emotiva e alle abilità naturali che ciascuno possiede e che ha sviluppato durante il corso della vita. Le soft skills, dunque, non riguardano le competenze tecniche (le cosiddette hard skills), ma sono legate a come si interagisce con le persone, si risolvono i problemi, si sviluppano le idee, si gestiscono il proprio tempo e le proprie responsabilità. Questo tipo di abilità sono il risultato del background socio-culturale di ciascuna persona, del proprio comportamento e delle sue esperienze professionali e personali.

Perché le soft skills sono sempre più importanti

Perché le soft skills sono sempre più importanti nel mondo del lavoro? Come si legge nell’indagine, “una prima ragione è che le tecnologie dell’informazione (in particolare i computer) non hanno la capacità di sostituirsi alle relazioni umane, che sono spesso frutto di un processo inconscio”. Le interazioni “sono flessibili, non routinarie, e questo fa la differenza tra gli umani e le macchine”. Differenza “che trova conferma anche alla luce delle trasformazioni introdotte dall’intelligenza artificiale“.