Anassagora: vita, pensiero filosofico e la teoria dei semi
Fu uno dei pensatori più influenti della filosofia presocratica, famoso per aver introdotto il concetto di Nous (mente ordinatrice) e per aver portato ad Atene un approccio razionale allo studio della natura. Originario di Clazomene, in Asia Minore, Anassagora è vissuto tra il V e il IV secolo a.C., in un periodo cruciale che vide la città di Atene affermarsi come centro intellettuale e politico.
- Biografia e contesto storico
- Centralità del Nous
- La teoria dei semi (omeomerie)
- Significato storico e culturale
- L’esilio e gli ultimi anni
Biografia e contesto storico
Secondo le fonti antiche, tra cui Diogene Laerzio e alcuni riferimenti in Platone e Aristotele, Anassagora nacque intorno al 500 a.C. (le date oscillano fra il 500 e il 496 a.C.) e dedicò la sua giovinezza allo studio della natura e della filosofia ionica. Iniziò a interessarsi ai temi posti da Talete, Anassimandro e Anassimene, ereditando da loro la curiosità per i principi primi che governano l’universo.
Decise di trasferirsi ad Atene probabilmente intorno al 460 a.C., attratto dalla vivacità culturale che la città stava vivendo sotto la guida di Pericle. Giunto qui, Anassagora divenne presto una figura di spicco nell’ambito filosofico, stabilendo contatti con personaggi di rilievo come lo stesso Pericle ed Euripide. All’epoca, Atene era al culmine del suo splendore culturale: le arti, il teatro e la riflessione filosofica costituivano un terreno fertile per chiunque volesse approfondire le grandi domande sulla natura e sulla condizione umana.
Nonostante il prestigio raggiunto, Anassagora si trovò al centro di forti tensioni politiche e religiose. Le sue tesi, che postulavano un principio razionale nell’universo e una spiegazione fisica dei fenomeni celesti, contraddicevano convinzioni religiose tradizionali. Fu accusato di empietà, costretto a lasciare Atene ed esiliato a Lampsaco, dove continuò a insegnare e a scrivere fino alla morte, avvenuta presumibilmente intorno al 428 a.C.
Centralità del Nous
Tra i concetti più celebri del pensiero di Anassagora spicca il Nous, termine greco che indica la “mente” o l’intelligenza ordinatrice. Questa idea segna una svolta importante nella filosofia presocratica, poiché introduce un principio immateriale in grado di spiegare l’ordine e l’organizzazione dell’universo. Secondo Anassagora, il Nous non si confonde con la materia: agisce dall’esterno, ponendo ogni elemento al suo posto e governando il cosmo con un’intenzione razionale.
In questa prospettiva, il Nous costituisce una forza trascendente che stabilisce le leggi della natura. Nonostante le differenze dottrinali, Platone e Aristotele riconobbero nella teoria di Anassagora un’importante intuizione, destinata a influenzare le future speculazioni sulla causa prima o sul motore immobile. Il filosofo di Clazomene, dunque, non si limitava a un’analisi puramente fisica, ma cercava di rintracciare l’origine immateriale che coordina la molteplicità dei fenomeni.
La teoria dei semi (omeomerie)
Un altro aspetto fondamentale nella filosofia di Anassagora è la dottrina dei semi (o omeomerie). Egli riteneva che la realtà fosse composta da un’infinità di particelle elementari, ciascuna dotata di determinate caratteristiche qualitative. A differenza di Empedocle, che ne individuava quattro (terra, aria, fuoco, acqua), Anassagora concepiva un numero illimitato di queste particelle, poiché ogni sostanza (ossa, carne, metalli) possiede la propria struttura specifica.
Nel descrivere i cambiamenti naturali, Anassagora sosteneva che nessun elemento si trasformi in un altro per generazione o corruzione, bensì le omeomerie si combinino e si separino in base all’azione ordinatrice del Nous. Il mondo fenomenico risulta, quindi, dalla mescolanza di infiniti semi, mescolanza che il Nous dirige e coordina. Questo spiega la varietà degli enti naturali pur mantenendo la continuità della materia.
Differenze con gli altri presocratici
Per comprendere appieno la portata innovativa di Anassagora, è utile confrontare il suo pensiero con quello degli altri filosofi presocratici. Mentre Talete, Anassimandro e Anassimene ricercavano un unico principio (acqua, àpeiron, aria), Anassagora ampliava l’idea di principio materiale a una molteplicità di semi. Empedocle introdusse i quattro elementi e spiegò il movimento attraverso due forze (Amore e Odio). Anassagora, invece, aggiungeva la necessità di un Intelletto (Nous) per garantire l’unità e l’ordine di questa molteplicità.
Tale concezione presenta affinità anche con il pensiero atomista di Leucippo e Democrito, ma con due sostanziali differenze: Anassagora non riduce la realtà a un vuoto e a atomi indivisibili, e soprattutto attribuisce un ruolo attivo e trascendente al Nous, che gli atomisti non contemplano. Questa è la ragione per cui Aristotele, nella Metafisica, riconobbe il contributo essenziale di Anassagora, pur criticando la limitata applicazione che il filosofo fece del concetto di Nous.
Significato storico e culturale
L’arrivo di Anassagora ad Atene segnò un momento chiave per la storia del pensiero occidentale. La città, già vivace sotto il governo di Pericle, accolse le sue teorie con interesse, ma anche con sospetto: la spiegazione razionale dei fenomeni celesti – come il Sole, inteso da Anassagora come una massa ardente di dimensioni maggiori del Peloponneso – contrastava con le credenze religiose radicate. Tale posizione sfociò nell’accusa di empietà, ma non spense l’eco delle sue idee nella scuola filosofica ateniese.
Numerosi storici della filosofia sostengono che Anassagora abbia influenzato in modo significativo i successori, ponendo la necessità di un principio unificante che agisse oltre la dimensione puramente materiale. La distinzione introdotta tra materia e intelletto avrà sviluppi di rilievo tanto nel platonismo quanto nelle teorie aristoteliche.
L’esilio e gli ultimi anni
Costretto a lasciare Atene, Anassagora si ritirò a Lampsaco, città dell’Asia Minore, dove visse i suoi ultimi anni dedicandosi all’insegnamento e alla riflessione. Le fonti riportano che, nonostante l’esilio, mantenne i contatti con alcuni discepoli ateniesi, proseguendo la diffusione del suo pensiero e restando un punto di riferimento per chi cercava risposte razionali ai grandi interrogativi sulla natura.
L’esilio non fece svanire la fama di Anassagora: al contrario, la sua vicenda divenne il simbolo di un conflitto tra innovazione filosofica e tradizione religiosa, destinato a ripetersi nelle epoche successive. L’eredità di Anassagora continuò a circolare per secoli, suscitando dibattiti e interpretazioni nelle principali scuole ellenistiche.