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Aristotele: vita, opere e pensiero filosofico

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Allievo di Platone e maestro di Alessandro Magno, Aristotele ha lasciato un’eredità intellettuale vastissima, toccando quasi ogni aspetto della conoscenza umana, dalla logica alla metafisica, dalla fisica all’etica, dalla politica alla biologia. Le sue opere e le sue idee hanno influenzato profondamente lo sviluppo della filosofia, della scienza e della cultura occidentale per secoli.

La vita di Aristotele

Aristotele nacque nel 384 a.C. a Stagira, una città della Macedonia, figlio di Nicomaco, medico alla corte di re Aminta III di Macedonia. La sua nascita in una famiglia di medici influenzò il suo interesse per le scienze naturali. All’età di 17 anni, si trasferì ad Atene per studiare all’Accademia di Platone, dove rimase per circa 20 anni. In questo periodo, Aristotele sviluppò il suo pensiero filosofico, ma, pur essendo un allievo devoto, si distaccò dalle dottrine del maestro su alcuni punti cruciali, come la teoria delle idee.

Dopo la morte di Platone, nel 347 a.C., Aristotele lasciò Atene e si recò presso la corte di Ermia, tiranno di Atarneo, in Asia Minore. Qui sposò Pizia, nipote di Ermia. Successivamente si trasferì in Macedonia, dove divenne il tutore di Alessandro Magno, che in seguito sarebbe diventato uno dei più grandi condottieri della storia.

Nel 335 a.C., Aristotele tornò ad Atene e fondò la sua scuola, il Liceo, dove insegnò per circa 12 anni. In questo periodo, Aristotele scrisse gran parte delle sue opere, affrontando temi che spaziano dalla logica alla metafisica, dalla biologia all’etica e alla politica. Il Liceo divenne un importante centro di ricerca e insegnamento.

Dopo la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., Aristotele dovette lasciare Atene a causa di tensioni politiche. Si ritirò a Calcide, nell’isola di Eubea, dove morì l’anno successivo, nel 322 a.C..

Il pensiero filosofico di Aristotele

Il pensiero di Aristotele si distingue da quello del suo maestro Platone per una maggiore attenzione alla realtà empirica e all’esperienza sensibile. Mentre Platone sosteneva la separazione tra il mondo delle idee (realtà perfetta e immutabile) e il mondo sensibile (imperfetto e mutevole), Aristotele rifiuta questa divisione netta. Secondo lui, il mondo sensibile è l’unica realtà, e la conoscenza si ottiene attraverso l’osservazione e l’esperienza diretta.

Per Aristotele, la conoscenza si sviluppa partendo dai dati sensoriali, che vengono elaborati dall’intelletto per arrivare alla comprensione universale. Questa conoscenza si fonda su una relazione dinamica tra potenza e atto: ogni cosa ha una potenzialità che può essere realizzata attraverso il suo sviluppo e la sua trasformazione. Questo concetto è centrale nella metafisica di Aristotele, che esplora i principi fondamentali dell’essere e del divenire.

La filosofia di Aristotele si fonda su una visione teleologica della realtà, secondo cui ogni cosa ha un fine o uno scopo (telos) intrinseco. Questo è evidente soprattutto nella sua concezione della natura: gli organismi viventi sono dotati di un fine interno che guida il loro sviluppo e la loro funzione.

Le tipologie di proposizioni secondo Aristotele

Nel suo trattato di logica, chiamato Organon, Aristotele introduce le basi della logica formale e della teoria delle proposizioni. Le proposizioni, secondo Aristotele, sono espressioni che affermano o negano qualcosa riguardo a un soggetto e sono fondamentali per la formazione dei sillogismi.

Aristotele distingue tra diversi tipi di proposizioni in base al quantificatore e alla qualità. Le proposizioni possono essere:

  • Universali affermative: affermano qualcosa di tutti i membri di una classe. Ad esempio, “Tutti gli uomini sono mortali”.
  • Universali negative: negano qualcosa di tutti i membri di una classe. Ad esempio, “Nessun uomo è immortale”.
  • Particolari affermative: affermano qualcosa di una parte dei membri di una classe. Ad esempio, “Alcuni uomini sono saggi”.
  • Particolari negative: negano qualcosa di una parte dei membri di una classe. Ad esempio, “Alcuni uomini non sono saggi”.

Questa distinzione è alla base della logica aristotelica, che stabilisce le regole per costruire argomentazioni valide.

I sillogismi di Aristotele

Uno degli strumenti fondamentali del ragionamento logico elaborato da Aristotele è il sillogismo, una forma di deduzione che consiste in un ragionamento articolato in tre proposizioni: due premesse e una conclusione. Un sillogismo è valido quando la conclusione segue logicamente dalle premesse.

Ad esempio, il seguente sillogismo è valido:

  • Premessa maggiore: tutti gli uomini sono mortali.
  • Premessa minore: Socrate è un uomo.
  • Conclusione: Socrate è mortale.

Il sillogismo è un metodo di deduzione formale che permette di derivare una conclusione necessaria a partire da premesse universali. Aristotele riteneva che i sillogismi fossero lo strumento più efficace per raggiungere la conoscenza scientifica, poiché consentono di dimostrare la verità di una proposizione in modo rigoroso e strutturato.

Aristotele dedicò gran parte della sua opera Analitici primi e Analitici secondi alla definizione e all’analisi del sillogismo, elaborando una teoria dettagliata delle sue varie forme e condizioni di validità.

Il principio di non contraddizione

Uno dei principi fondamentali del pensiero di Aristotele è il principio di non contraddizione, che egli considera il fondamento di ogni ragionamento logico e di ogni conoscenza. Questo principio afferma che una cosa non può essere e non essere allo stesso tempo e sotto lo stesso aspetto. In altre parole, una proposizione non può essere contemporaneamente vera e falsa.

Ad esempio, la proposizione “Socrate è mortale” non può essere vera e falsa allo stesso tempo: o è vera, o è falsa. Questo principio è alla base della logica aristotelica, poiché garantisce la coerenza del ragionamento e impedisce che si giunga a conclusioni contraddittorie.

Aristotele difende il principio di non contraddizione nella sua opera Metafisica, sostenendo che senza questo principio sarebbe impossibile distinguere la verità dall’errore, e ogni discorso perderebbe di significato. Il principio di non contraddizione è quindi il fondamento della razionalità e della conoscenza umana, ed è imprescindibile per ogni forma di discorso coerente e argomentazione valida.