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Il pensiero politico di Platone

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il pensiero politico di Platone è uno dei più influenti nella storia della filosofia occidentale, e ha posto le basi per numerosi dibattiti riguardanti il significato della giustizia, della governance e della struttura ideale dello Stato. Le sue riflessioni sulla politica sono sviluppate principalmente nella sua opera più celebre, la Repubblica, ma sono approfondite anche nel Politico e nelle Leggi. Platone si interroga sul ruolo della politica nella vita degli uomini e su come si possa organizzare uno Stato giusto e ben governato. Il suo modello di governo ideale si allontana nettamente dalla democrazia ateniese del suo tempo, che egli critica aspramente, per proporre una struttura gerarchica guidata dai filosofi-re, individui che, grazie alla loro saggezza e conoscenza, sono in grado di governare per il bene comune.

Il ruolo della politica per Platone

Per Platone, la politica è una delle dimensioni più importanti dell’esistenza umana, poiché è attraverso la politica che si può raggiungere una società giusta e ordinata. Egli ritiene che il compito della politica non sia solo quello di gestire gli affari quotidiani dello Stato, ma di garantire la giustizia e il bene comune. La politica, secondo Platone, deve essere strettamente legata alla filosofia, poiché solo chi è in grado di comprendere la verità e il bene può governare correttamente. In questo senso, Platone introduce l’idea che la politica non sia semplicemente una questione di potere o di amministrazione, ma un’attività etica e intellettuale che richiede la massima conoscenza.

Platone considera la polis, lo Stato, come una sorta di grande anima collettiva. Così come l’anima individuale deve mantenere un equilibrio tra le sue tre componenti – la ragione, l’emozione e il desiderio – allo stesso modo lo Stato deve trovare un equilibrio tra le diverse classi sociali e le loro funzioni. Per Platone, l’obiettivo della politica è quello di creare un ordine armonioso in cui ogni classe e individuo possa svolgere il proprio ruolo in modo giusto e virtuoso. La politica è dunque il mezzo per realizzare il bene comune e la giustizia universale, due concetti centrali nel pensiero platonico.

La democrazia secondo Platone

Platone fu uno dei più forti critici della democrazia ateniese, che ai suoi occhi rappresentava un sistema caotico e ingiusto. Egli visse durante un periodo di instabilità politica ad Atene, segnato da guerre, corruzione e cambi di regime, che lo portarono a sviluppare una visione fortemente pessimistica della democrazia. Nella Repubblica, Platone descrive la democrazia come una forma di governo in cui il potere è detenuto dalla massa, senza che vi sia una distinzione tra chi è capace di governare e chi non lo è. Per Platone, questa mancanza di competenza e di saggezza è il principale difetto della democrazia, poiché essa permette a chiunque, anche agli ignoranti e agli ambiziosi, di ottenere il controllo dello Stato.

Platone crede che la democrazia favorisca l’anarchia e l’eccesso di libertà, poiché in un regime democratico tutti sono considerati uguali e hanno lo stesso diritto di governare, indipendentemente dalle loro capacità. Questo porta, secondo lui, a una confusione di ruoli e a una mancanza di ordine. Platone ritiene che la democrazia degeneri facilmente in demagogia, dove i governanti cercano di accontentare il popolo con promesse vuote e populiste, piuttosto che perseguire il bene comune.

Per Platone, la democrazia non solo manca di efficienza, ma è anche pericolosa perché porta inevitabilmente a una tirannia. Secondo la sua analisi, la libertà sfrenata della democrazia conduce a una situazione in cui il desiderio di potere di pochi individui ambiziosi prevale sulla volontà collettiva, portando infine a una dittatura. Di conseguenza, Platone propone un modello alternativo di governo, in cui il potere è affidato a una classe di individui altamente qualificati e moralmente retti, i filosofi-re.

Lo stato ideale secondo Platone

Il concetto platonico di stato ideale si basa su una rigida gerarchia sociale e politica, in cui ogni individuo ha un ruolo ben definito e contribuisce al bene comune secondo le proprie capacità. Nella sua opera Repubblica, Platone propone una struttura tripartita dello Stato, che riflette la sua concezione dell’anima umana. Così come l’anima è composta da tre parti – la ragione, il coraggio e il desiderio – anche lo Stato è diviso in tre classi principali:

  1. I filosofi-re: Platone ritiene che lo Stato debba essere guidato da una classe di saggi che, grazie alla loro formazione filosofica, sono in grado di comprendere il bene e la giustizia. I filosofi-re rappresentano la ragione dello Stato, e il loro compito è quello di guidare la polis verso l’armonia e la giustizia. Essi non governano per interesse personale, ma per il bene comune, e sono scelti in base alle loro qualità morali e intellettuali. Il filosofo-re è colui che, avendo contemplato le idee e la verità, è capace di applicare questi principi alla realtà politica.
  2. I guerrieri: Il secondo gruppo è costituito dai guerrieri, che rappresentano la classe del coraggio e della forza. Il loro compito è difendere lo Stato da minacce esterne e mantenere l’ordine interno. Essi non devono essere mossi da interessi personali, ma devono essere animati da un senso di giustizia e da un profondo spirito di servizio verso la polis. I guerrieri sono sottoposti a un’educazione rigorosa, che li prepara a svolgere il loro ruolo con disciplina e dedizione.
  3. Gli artigiani e i produttori: La terza classe è composta dagli artigiani, dagli agricoltori e dai commercianti, coloro che si occupano della produzione dei beni necessari alla vita dello Stato. Essi rappresentano la parte desiderante dell’anima e sono responsabili di garantire il benessere materiale della polis. Anche se questa classe è considerata inferiore rispetto alle altre due, è comunque essenziale per il funzionamento armonioso dello Stato.

Nel suo Stato ideale, Platone prevede una stretta divisione dei compiti, dove ogni classe sociale svolge il proprio ruolo specifico senza interferire con gli altri. Questa divisione riflette l’idea platonica di giustizia, che consiste nel fatto che ogni individuo e ogni classe facciano ciò per cui sono più adatti. La giustizia è, per Platone, l’armonia che deriva dal fatto che ogni parte dello Stato svolge la propria funzione in modo corretto e coordinato.

Platone ritiene anche che, affinché lo Stato ideale possa funzionare correttamente, sia necessario limitare i beni privati e i legami familiari tra i membri delle classi superiori. Egli suggerisce che i filosofi-re e i guerrieri vivano in una sorta di comunità in cui la proprietà privata e i vincoli familiari siano aboliti, per evitare che gli interessi personali interferiscano con il loro dovere di servire il bene comune.