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Jane Austen, vita e opere della scrittrice britannica

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Considerata la “signora della scrittura”, Jane Austen è una delle autrici più brave e apprezzate di tutti i tempi e figura di spicco della narrativa neoclassica e del panorama letterario del Regno Unito. La sua penna ha dato vita a storie d’amore immortali: la straordinaria dimensione del ritratto sociale e la perfezione stilistica delle sue opere, la collocano nell’empireo della cultura occidentale. Donna del suo tempo, ma che il tempo ha saputo attraversare con i suoi romanzi, cui ha dedicato l’intera esistenza, ha regalato ai lettori un mondo vivido, fatto di feste danzanti e tè sorseggiati nei salotti come di sentimenti che sfidano la ragione. Acuta osservatrice della società che la circondava, possedeva la grande capacità di leggere all’interno delle persone e di esplorarne le emozioni e il comportamento con ironia e delicatezza.

La “tranquilla” vita di Jane

Jane Austen nasce il 16 dicembre 1775 a Steventon, un paesino dell’Hampshire, da Cassandra Leigh e George Austen, pastore anglicano della chiesa del villaggio, penultima di otto fratelli, sei maschi e due femmine. Fu il padre, insieme a un precettore, ad occuparsi dell’istruzione dei figli, anche se Jane e l’inseparabile sorella Cassandra frequentarono prima la scuola di Oxford, abbandonandola a causa di un’epidemia di difterite, poi, per un anno, la Abbey School di Reading, che lasciarono per i problemi finanziari della famiglia.

Jane mostra grande entusiasmo per la letteratura inglese, consuma avidamente i testi integrali di Walter Scott e George Crabbe e si appassiona in particolare a Henry Fielding, da cui apprende le tecniche di scrittura, e a Samuel Richardson, che la colpisce per la peculiare introspezione psicologica dei personaggi.

Con la scrittura come passatempo, compone da giovanissima “Juvenilia”, una raccolta in tre volumi contente racconti, bozze di romanzi e parodie della letteratura dell’epoca. Successivamente, tra il 1795 e il 1797 compone quelle che diventeranno qualche anno più tardi le sue opere più famose, “Prime impressioni” ed “Elinor e Marianne”, ovverosia “Orgoglio e Pregiudizio” e “Ragione e Sentimento”.

Nel 1801, la famiglia Austen si trasferisce nella cittadina termale di Bath, che influenzerà la narrativa di Jane, che vi ambienterà parte dei suoi ultimi romanzi, e nella quale oggi sorge il Jane Austen Centre, museo di memorabilia della scrittrice, e si svolge ogni anno il Jane Austen Festival, con migliaia di appassionati che sfilano in costume, danzano e assistono a concerti e spettacoli teatrali ispirati alle opere dell’autrice.

Nel 1805 il padre George muore improvvisamente e gli Austen si spostano nuovamente: prima a Southampton a casa del fratello Frank e successivamente nel cottage di un altro fratello, Edward, dove Jane trascorrerà il resto dei suoi anni, scrivendo la maggior parte dei suoi romanzi nella cosiddetta drawing room, un tavolino collocato vicino a una finestra, diventato oggetto di culto nel Jane Austen’s House Museum di Chawton. E’ qui che vengono completati Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento e L’abbazia di Northanger e ideati e composti Mansfield Park, Emma e Persuasione. Ed è qui che finalmente un editore, Egerton, si deciderà a pubblicare, uno dietro l’altro, i capolavori di Jane. Sarà il fratello Frank ad occuparsi delle relazioni con gli editori e gli scritti verranno pubblicati in forma anonima fino a dopo la morte di Jane, quando il fratello Edward rivelò al mondo l’identità della scrittrice.

La vita della regina della scrittura si interrompe bruscamente nel 1817, quando viene colpita probabilmente dalla Malattia di Addison, che la uccide a maggio a Winchester, dove la sorella Cassandra l’aveva portata sperando di riuscire a farla curare e dove riposa, sepolta nella straordinaria cattedrale.

Così il nipote Edward Austen Leigh descrisse nella biografia a lei dedicata, Ricordo di Jane Austen, la “tranquilla” vita della scrittrice, esaltandone ancor di più la fertile immaginazione che le consentì di tratteggiare i suoi celebri personaggi.

“La sua vita fu singolarmente povera di eventi. Il suo quieto corso non fu interrotto che da pochi cambiamenti e da nessuna grande crisi. Dispongo perciò di scarsissimo materiale per un resoconto dettagliato della vita di mia zia; ma ho un ricordo chiaro della sua persona e del suo carattere […] e forse in molti potranno essere interessati ad una descrizione di quella fertile immaginazione da cui sono nati i Dashwood e i Bennet, i Bertram e i Woodhouse, i Thorpe e i Musgrove, che sono stati invitati come cari amici presso il focolare di numerose famiglie, e sono da loro conosciuti intimamente, come se fossero davvero dei vicini di casa.”

Le opere di Jane Austen

La misura della grandezza di Jane Austen è data anche da una produzione numericamente più scarsa rispetto a quella di altri autori: 6 romanzi, 3 racconti, 5 altri lavori e una raccolta in tre volumi (Juvenilia) sono “bastati” a farne la signora della scrittura.

Romanzi:

  • Ragione e Sentimento
  • Orgoglio e Pregiudizio
  • Mansfield Park
  • Emma
  • L’abbazia di Northanger
  • Persuasione

Racconti e altri lavori:

  • Lady Susan
  • Sanditon (incompiuto)
  • I Watson
  • Sir Charles Grandison
  • Progetto di un romanzo
  • Poesie
  • Preghiere
  • Lettere
  • Juvenilia

Stile e struttura

I romanzi di Jane Austen hanno in comune un fattore particolare: si basano sul presupposto che esista una correlazione diretta tra costumi, comportamento sociale e carattere degli individui. In pratica scriveva opere di costume, tramite le quali andava ad esplorare l’indole delle persone, le differenze di classe sociale e il loro effetto sugli atteggiamenti umani, il ruolo del denaro e della proprietà.

Dal punto di vista strettamente tecnico, come già accennato, la giovane Austen affinò la sua scrittura lasciandosi influenzare da Richardson e dal romanzo epistolare, comprendendo le enormi possibilità date dalla comprensione psicologica dei personaggi e i dettagli importanti degli eventi della vita. Da Fielding invece apprese la tecnica del dialogo, utilizzato dalla scrittrice ora in forma diretta, ora indiretta libera. Numerosi sono infatti i dialoghi tra i vari personaggi, costituiti da periodi brevi e rapidi scambi di battute.

Inoltre, non vengono mai utilizzati verbi come “dire” e “pensare”, un espediente che fornisce l’illusione di trovarsi nella mente dei protagonisti, annullando la distanza tra lettore e personaggi, che assumono a loro volta una peculiare caratterizzazione che li rende riconoscibili dal modo di parlare.

Le tematiche e i personaggi

Jane Austen non viaggiò mai all’estero, ma girò e conobbe l’Inghilterra dei piccoli centri urbani, vivendo a contatto con la borghesia di campagna, che conosceva bene e della quale ritrasse in modo straordinario la vita, tra visite alle famiglie locali, balli, cene, matrimoni e chiacchiere durante la cerimonia del tè. Un microcosmo all’interno del quale l’arrivo di nuove persone era considerato un evento straordinario per la comunità, che aveva così nuovi soggetti su cui fare conversazione durante gli eventi in società.

Il suo era un mondo ristretto, circoscritto a poche famiglie, appartenenti sia alla classe media che all’aristocrazia, dalle quali la scrittrice trasse linfa per imparare a descriverne invidie, gelosie, ambizioni, intrighi, amori, convenzioni sociali e pregiudizi di classe con grande precisione, arguzia e ironia.

Nei libri di Jane Austen, il tema prevalente è quello dell’amore e in particolare del conflitto tra amore romantico e le rigide convenzioni sociali del tempo; le sue trame si basano invece sui valori tradizionali delle famiglie dei proprietari terrieri e dell’alta borghesia: proprietà, decoro, denaro e matrimonio. I suoi romanzi più importanti, di conseguenza, parlano delle consuetudini del suo tempo, con un tono che è contemporaneamente sognante e critico.

Lieto fine

Altro elemento comune a tutti i romanzi della Austen è il lieto fine. Ciò che rende speciale i suoi racconti è l’analisi dei vari ostacoli attraverso i quali i protagonisti riescono a raggiungerlo. Secondo la scrittrice gli impulsi e gli stati di intensa emotività devono essere controllati dalla riflessione personale e dal riuscire a venire a patti con i propri sentimenti. Le eroine dei suoi libri sono sempre ricompensate con il matrimonio, basato più sulla stima e sull’affetto che sull’amore appassionato e romantico, ma che per la donna significava sistemazione sociale e finanziaria.

La modernità delle donne di Austen

Se è vero che tutte le storie si concludono con il matrimonio, è altrettanto vero che le sue donne sono giovani indipendenti che aspirano alla libertà e che sono caratterizzate da una profonda introspezione psicologica. Il genere rosa è solo la connotazione superficiale della letteratura di Jane Austen, che in realtà si occupa di un mondo socialmente molto più complesso e controverso di quanto la riduttiva etichetta di “letteratura femminile” possa far credere.

Jane Austen non era una proto-femminista, ma una donna del suo tempo. Tuttavia, attraverso la scrittura, riuscì a rappresentare una voce indipendente, che si poneva in forte contrasto con il ruolo riservato alla donna in epoca vittoriana mettendo su carta i propri sentimenti senza alcuna remora.

“Qualunque cosa lei scriva è compiuta e perfetta e calibrata. […] Il genio di Austen è libero e attivo. […] Ma di che cosa è fatto tutto questo? Di un ballo in una città di provincia; di poche coppie che si incontrano e si sfiorano le mani in un salotto; di mangiare e di bere; e, al sommo della catastrofe, di un giovanotto trascurato da una ragazza e trattato gentilmente da un’altra. Non c’è tragedia, non c’è eroismo. Ma, per qualche ragione, la piccola scena ci sta commuovendo in modo del tutto sproporzionato rispetto alla sua apparenza compassata. […] Jane Austen è padrona di emozioni ben più profonde di quanto appaia in superficie: ci guida a immaginare quello che non dice. In lei vi sono tutte le qualità perenni della letteratura.” (Virginia Woolf)

Orgoglio e Pregiudizio

Nel suo più noto romanzo, la scrittrice riesce a descrivere l’ambiente dell’Inghilterra del Settecento e a ritrarre le persone così come erano, con i loro modi di essere e le loro abitudini.

Protagonista del romanzo è la famiglia Bennet, composta da padre, madre e cinque figlie: Jane, Elisabeth, Catherine, Lydia e Mary. La vicenda propone soprattutto amori e matrimoni, anche se, un tempo, i secondi non implicavano necessariamente i primi. Sposarsi all’epoca significava, infatti, trovare stabilità economica e prestigio pubblico, ma chi apparteneva a un ceto inferiore, era destinato a unirsi solo con gente della stessa classe sociale. E’ quel che accade alla protagonista, Elisabeth, vittima del suo tempo: dopo essersi resa conto di amare un uomo ritenuto da tutti superbo e scontroso (Mr Darcy), dovrà lottare contro tutto e tutti per imporre i propri sentimenti. Ci riuscirà, dimostrando che l’amore, se sincero, è capace di andare oltre i pregiudizi della società e dell’orgoglio delle persone e di trionfare su qualsiasi impedimento dovuto all’ignoranza di una mentalità legata a valori materialisti.

Ragione e Sentimento

Anche se ha ormai oltre 200 anni, il romanzo che sancì l’esordio letterario di Jane Austin è ancora attualissimo nel raccontare la dialettica tra mente e cuore senza mai scadere nella banalità.

La storia si basa sulle vicende delle sorelle Dashwood, Elinor e Marianne, che rappresentano due atteggiamenti a prima vista contrastanti: Elinor, la maggiore, agisce sempre in base al buon senso e a una ferrea razionalità, mentre Marianne si lascia trascinare dall’emotività e dall’immediatezza delle sue percezioni. La dicotomia espressa nel titolo trova, dunque, una diretta incarnazione nelle due eroine e nel loro modo di gestire le relazioni interpersonali: Elinor, infatti, pur provando un sentimento per l’impacciato e bonario Edward Ferrars, non riesce mai ad esternare e vivere a pieno quello che sente, Marianne, invece, vive l’esaltazione del primo amore quando incontra l’affascinante e ambiguo Willoughby. Entrambe dovranno mitigare l’assolutezza delle loro posizioni iniziali e capiranno che nell’affrontare la vita e i suoi capovolgimenti servono, in egual misura, il sostegno di considerazioni ragionate e di affetti diretti.