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San Martino di Carducci: testo, analisi e commento

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Giosuè Carducci, figura eminente della letteratura italiana del XIX secolo, ha saputo immortalare nelle sue opere la bellezza e la vivacità della vita rurale italiana. Tra i suoi componimenti più celebri, “San Martino" occupa un posto di rilievo, offrendo un affresco vivido e dettagliato di un borgo toscano durante l’autunno. Questa poesia non solo celebra le tradizioni contadine, ma riflette anche l’abilità di Carducci nel fondere elementi naturali e umani in un’unica armoniosa rappresentazione.

San Martino: il testo

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

San Martino: il commento della poesia

San Martino fu composta da Giosuè Carducci l’8 dicembre 1883 e successivamente inclusa nella raccolta “Rime nuove" del 1887. Il titolo fa riferimento all’11 novembre, giorno dedicato a San Martino, che nella tradizione contadina italiana coincide con la maturazione del vino nuovo e rappresenta un periodo di festa e convivialità.

La poesia dipinge un quadro autunnale della Maremma toscana, terra d’infanzia del poeta. Attraverso immagini sensoriali, Carducci contrappone l’asprezza della natura, rappresentata dalla nebbia che sale sui colli e dal mare in tempesta sotto il maestrale, alla vivacità del borgo, animato dai preparativi per la festa di San Martino. L’odore acre del vino in fermentazione, lo spiedo che scoppietta sui ceppi accesi e il cacciatore che fischietta sull’uscio delineano un’atmosfera di calore umano e tradizione.

Il significato profondo della poesia risiede nel contrasto tra la natura selvaggia e l’ambiente domestico. Mentre il paesaggio esterno è dominato da elementi inquieti e malinconici, come la nebbia, il mare agitato e gli stormi di uccelli migratori che evocano pensieri esiliati, l’interno del borgo rappresenta un rifugio di serenità e gioia, dove le tradizioni e la comunità offrono conforto e allegria.

Inoltre, la figura del cacciatore che osserva il cielo al tramonto suggerisce una riflessione sulla transitorietà della vita e dei pensieri, simboleggiata dagli uccelli migratori che, come pensieri esiliati, si allontanano nel vespero. Questo dualismo tra l’effimero e il permanente, tra l’inquietudine e la serenità, conferisce alla poesia una profondità che va oltre la semplice descrizione paesaggistica, invitando il lettore a contemplare la propria esistenza in relazione al ciclo naturale e alle tradizioni umane.

San Martino: analisi e figure retoriche

La poesia è composta da quattro quartine di settenari, con schema metrico ABBC DEEC FGGC HIIC. Questo schema, unito all’uso di versi brevi, conferisce al componimento un ritmo incalzante e musicale, che riflette l’energia e la vivacità del borgo descritto.

Carducci fa ampio uso di figure retoriche per arricchire il testo e intensificare le immagini proposte:

  • Personificazione: il mare è descritto come se avesse caratteristiche umane, “urla e biancheggia" (v. 4), attribuendogli un comportamento animato che enfatizza la sua forza e irruenza.
  • Allitterazione: la ripetizione del suono “r" nei versi 4-7 (“urla", “per", “borgo", “ribollir", “aspro", “odor", “rallegrar") crea un effetto sonoro che richiama i rumori vivaci del borgo in festa.
  • Metonimia: nel verso 6, “dal ribollir de’ tini", si ha una metonimia in cui il contenente (i tini) è usato per indicare il contenuto (il mosto in fermentazione), sottolineando l’importanza del processo di vinificazione nella scena descritta.
  • Anastrofe: l’inversione dell’ordine naturale delle parole nei versi 6-7 (“dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini") serve a enfatizzare l’origine dell’odore che si diffonde nel borgo, ponendo l’accento sul processo di fermentazione.
  • Sinestesia: l’espressione “l’aspro odor de i vini" (v. 7) combina una sensazione gustativa (“aspro") con una olfattiva (“odor"), creando un’immagine sensoriale complessa che arricchisce la descrizione.
  • Similitudine: nel verso 15, gli “stormi d’uccelli neri" sono paragonati a “esuli pensieri", suggerendo un parallelismo tra il movimento degli uccelli migratori e i pensieri malinconici che si allontanano al calar della sera.

L’uso sapiente di queste figure retoriche da parte di Carducci non solo arricchisce il tessuto poetico, ma permette al lettore di immergersi profondamente nell’atmosfera del borgo toscano e di percepire con vividezza le emozioni evocate dal contrasto tra natura e umanità. Ogni immagine descritta sembra prendere vita grazie alla maestria tecnica del poeta.

Interpretazione e profondità della poesia

San Martino si inserisce nel contesto più ampio della poetica di Carducci, caratterizzata dall’interesse per il mondo rurale e dalla celebrazione delle tradizioni popolari. Tuttavia, questa poesia va oltre una semplice descrizione di un borgo in autunno: offre una riflessione sulla dialettica tra il transitorio e l’eterno, tra l’inquietudine dell’uomo e la serenità che può trovare nella natura e nella comunità.

Gli uccelli migratori, ad esempio, non sono solo un elemento del paesaggio autunnale, ma simbolizzano anche i pensieri e i desideri umani che spesso vagano inquieti, incapaci di trovare pace. Al contrario, il borgo rappresenta una sorta di rifugio, un luogo in cui le tradizioni, il calore umano e la convivialità riescono a placare le inquietudini dell’anima.

L’idea del ciclo naturale, con il ritorno annuale delle stagioni, è anch’essa centrale nella poesia. L’autunno, con la sua mescolanza di malinconia e vitalità, diventa il momento ideale per riflettere sul trascorrere del tempo e sul valore delle esperienze quotidiane, che Carducci celebra con uno stile sobrio ma altamente evocativo.

Il linguaggio e la costruzione dell’atmosfera

Un aspetto fondamentale di San Martino è il linguaggio utilizzato da Carducci, che combina termini di uso quotidiano con una struttura poetica altamente raffinata. Questo approccio rende la poesia accessibile, ma al tempo stesso profondamente suggestiva.

Le parole scelte sono cariche di significato sensoriale: “nebbia", “piovigginando", “urla", “biancheggia", “odor", “scoppiettando". Ogni termine contribuisce a creare un quadro multisensoriale che avvolge il lettore, facendolo sentire parte del borgo descritto.

L’atmosfera autunnale è ulteriormente arricchita dall’uso di colori e suoni. Il grigio della nebbia e delle nubi rossastre si contrappone al bianco del mare in tempesta e al nero degli uccelli migratori, mentre i suoni del borgo (lo spiedo scoppiettante, il fischio del cacciatore) contrastano con il rumore inquieto del mare. Questo gioco di contrasti è essenziale per il messaggio della poesia, che sottolinea la coesistenza di opposti nella vita umana.

“San Martino" è diventata una delle poesie più conosciute e amate della letteratura italiana, in parte per la sua capacità di parlare direttamente ai lettori attraverso immagini e situazioni familiari. La semplicità apparente del testo nasconde una profondità filosofica che invita alla riflessione sul rapporto tra uomo, natura e tradizioni.

L’opera ha influenzato non solo la poesia successiva, ma anche il modo in cui molti italiani percepiscono il periodo autunnale e le tradizioni legate alla vendemmia. Ancora oggi, i versi di San Martino vengono spesso ricordati e recitati in contesti scolastici e culturali, mantenendo viva l’eredità di Carducci.

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