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La sera del dì di festa di Leopardi: testo e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Giacomo Leopardi, figura centrale della letteratura italiana del XIX secolo, ha esplorato nelle sue opere temi universali come la solitudine, l’infelicità e la caducità dell’esistenza umana. Tra i suoi componimenti più significativi, La sera del dì di festa offre una profonda riflessione sul contrasto tra la serenità apparente della natura e il tormento interiore dell’individuo, mettendo in luce la transitorietà dei momenti di gioia e la perenne presenza del dolore.

La sera del dì di festa: il testo della poesia di Leopardi

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t’accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai nè pensi
Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m’affaccio,
E l’antica natura onnipossente,
Che mi fece all’affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già, ch’io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell’artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov’è il suono
Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido
De’ nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l’armi, e il fragorio
Che n’andò per la terra e l’oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s’aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s’udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.

La sera del dì di festa: contesto e significato

Composta a Recanati nel 1820, La sera del dì di festa appartiene al ciclo dei “Piccoli Idilli”, una serie di poesie in cui Leopardi esprime sentimenti intimi e riflessioni personali. Questo periodo della sua produzione letteraria è caratterizzato da una profonda introspezione e da una meditazione sulla condizione umana, spesso influenzata dalla sua esperienza personale di isolamento e sofferenza.

La poesia si apre con una descrizione serena e dettagliata di una notte tranquilla, illuminata dalla luna. Questo scenario idilliaco contrasta con il tumulto interiore del poeta, che si rivolge a una donna amata, la quale dorme serenamente, ignara del dolore che ha causato nel suo cuore. Leopardi riflette sulla propria infelicità, accentuata dalla consapevolezza dell’indifferenza altrui e dalla transitorietà dei momenti di gioia.

Il messaggio centrale del componimento riguarda la caducità della vita e l’inevitabile declino di tutte le cose umane. Leopardi medita sul passare del tempo, che porta via con sé ogni evento umano, lasciando solo silenzio e oblio. Questo pensiero si estende dalla sua esperienza personale alla storia collettiva, evocando immagini di antiche civiltà ormai scomparse e dimenticate.

Inoltre, la poesia esplora il tema dell’illusorietà delle speranze e dei desideri umani. La donna amata rappresenta l’incarnazione di un’aspirazione irraggiungibile, e il suo sonno tranquillo simboleggia l’indifferenza del mondo verso le sofferenze individuali. Leopardi si confronta con la realtà di un’esistenza priva di consolazioni durature, dove la felicità è effimera e il dolore è una costante inevitabile.

La sera del dì di festa: analisi e figure retoriche

L’analisi tecnica di La sera del dì di festa permette di evidenziare la profondità stilistica e tematica del componimento. Attraverso una struttura ben articolata e l’uso di figure retoriche sofisticate, Leopardi crea una poesia che intreccia la descrizione di un paesaggio notturno con la riflessione esistenziale.

Struttura e stile

La poesia è composta da endecasillabi sciolti, una scelta che dona libertà al ritmo senza schemi rigidi di rima, riflettendo il fluire spontaneo delle emozioni e del pensiero del poeta. Questo stile rende la lirica altamente musicale, adattandosi alla tonalità malinconica e meditativa del testo.

Il linguaggio è prevalentemente evocativo, ricco di immagini che trasportano il lettore in un paesaggio tanto reale quanto simbolico. La descrizione della natura è minuziosa e delicata, ma al tempo stesso carica di significati che vanno oltre la dimensione visibile, evocando temi universali.

Figure retoriche principali

Le figure retoriche utilizzate da Leopardi sono fondamentali per amplificare il senso di malinconia e introspezione. Tra le principali troviamo:

  • Metafora: La “piaga” nel cuore del poeta è una metafora del dolore emotivo causato dall’indifferenza della donna amata, ma anche del tormento esistenziale universale.
  • Personificazione: La “natura onnipossente” è vista come un’entità viva che decide i destini umani, ma lo fa con una totale indifferenza.
  • Antitesi: Il contrasto tra la serenità della notte e il tormento interiore del poeta è il nucleo centrale della poesia. Questo elemento sottolinea il divario tra l’apparente tranquillità del mondo esterno e il tumulto dell’animo umano.
  • Anastrofe e iperbato: L’ordine delle parole spesso invertito serve a creare enfasi e solennità. Ad esempio: “Dolce e chiara è la notte e senza vento” pone gli aggettivi in posizione iniziale per catturare subito l’attenzione del lettore.
  • Allitterazione: La ripetizione di suoni dolci come “s” e “l” crea una musicalità che riflette la calma apparente della notte, contrapponendosi al dolore del poeta.

Temi centrali

  1. Solitudine e incomunicabilità: La donna amata dorme serena, ignorando completamente il tormento del poeta. Questa indifferenza non è solo personale, ma rappresenta una condizione universale di separazione emotiva tra gli individui.
  2. Transitorietà: Tutto ciò che esiste, dalle glorie passate agli eventi del presente, è destinato a svanire senza lasciare traccia. Leopardi riflette sull’inesorabilità del tempo e sull’oblio che attende ogni cosa umana.
  3. Indifferenza della natura: La luna, le stelle e la natura nel loro complesso sono descritte come belle e serene, ma assolutamente insensibili al dolore umano. Questa visione rafforza il pessimismo cosmico leopardiano.
  4. Il canto solitario: Il richiamo finale al canto dell’artigiano che torna a casa sottolinea la circolarità del dolore umano, che si ripete immutato nelle epoche e nelle vite individuali.

Significato simbolico del canto

Il canto dell’artigiano, che si affievolisce a poco a poco nella notte, è una delle immagini più struggenti della poesia. Rappresenta non solo il passaggio del tempo, ma anche la fragilità della vita umana e la sua tendenza a scomparire senza lasciare segni duraturi. Questo motivo si collega ai ricordi dell’infanzia del poeta, quando il canto lontano suscitava in lui la stessa malinconia. È un elemento simbolico che unisce passato e presente, sottolineando la continuità del dolore umano.