Arano di Pascoli: testo, parafrasi, analisi e figure retoriche
La poesia “Arano” di Giovanni Pascoli offre un vivido affresco della vita rurale, immergendo il lettore in un’atmosfera autunnale tipica delle campagne italiane. Attraverso immagini dettagliate e una struttura metrica raffinata, Pascoli celebra la semplicità e la dignità del lavoro contadino, evidenziando al contempo la profonda connessione tra l’uomo e la natura.
- Arano: il testo e la parafrasi
- Arano: il contesto e il significato
- Arano: l'analisi del componimento
- Arano: le figure retoriche nella poesia di Pascoli
Arano: il testo e la parafrasi
Testo
Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s’ode
il suo sottil tintinno come d’oro.
Parafrasi
Nel campo, dove tra le file di viti qualche foglia rossastra brilla, e dai cespugli sembra levarsi la nebbia mattutina come fumo, i contadini arano: con grida lente, uno spinge le lente vacche; un altro semina; un altro ancora spiana i solchi con la sua zappa paziente; mentre il passero esperto già gioisce nel cuore, e osserva tutto dai rami spogli del gelso; e il pettirosso: nelle siepi si ode il suo sottile cinguettio simile a un tintinnio d’oro.
Arano: il contesto e il significato
“Arano” è una poesia composta da Giovanni Pascoli nel 1886 e successivamente inclusa nella seconda edizione della raccolta “Myricae” nel 1892. Inizialmente, il componimento faceva parte di un opuscolo nuziale intitolato “L’ultima passeggiata”, dedicato al matrimonio dell’amico poeta Severino Ferrari.
Il titolo “Arano” deriva dal verbo “arare” e indica l’azione dell’aratura, un’attività agricola fondamentale nelle campagne italiane. La poesia descrive una scena autunnale in cui i contadini sono impegnati nei lavori dei campi, mentre gli uccelli osservano e attendono il momento opportuno per approfittare dei semi appena piantati.
Il significato profondo della poesia risiede nella rappresentazione della ciclicità della vita rurale e nella simbiosi tra l’uomo e la natura. Pascoli evidenzia la pazienza e la dedizione dei contadini, sottolineando al contempo l’astuzia degli uccelli che, pur essendo parte integrante dell’ecosistema, rappresentano una sfida costante per l’agricoltore. Questo equilibrio delicato riflette la visione pascoliana di un mondo in cui ogni elemento, per quanto umile, ha un ruolo essenziale nel grande ciclo della vita.
Arano: l’analisi del componimento
La poesia “Arano” è un madrigale composto da due terzine e una quartina di endecasillabi, con uno schema metrico ABA CBC DEDE. Questa struttura conferisce al componimento un ritmo armonioso e musicale, in linea con la tradizione lirica italiana. Pascoli utilizza un linguaggio ricco di suggestioni visive e sonore, creando immagini vivide che trasportano il lettore nel cuore della campagna autunnale. Le descrizioni dettagliate dei colori, come il “roggio” (rossastro) dei pampini, e dei suoni, come il “sottil tintinno” del pettirosso, contribuiscono a creare un’atmosfera immersiva e suggestiva.
Il ritmo lento e cadenzato della poesia riflette la calma e la pazienza del lavoro agricolo. L’uso di enjambement, come tra i versi “arano: a lente grida, uno le lente / vacche spinge”, rallenta la lettura, imitandone il movimento ponderato e costante. Inoltre, l’allitterazione delle consonanti liquide “l” e “r” nei primi versi contribuisce a creare una musicalità dolce e fluida, evocando la tranquillità del paesaggio rurale.
La presenza degli uccelli, il passero e il pettirosso, introduce un elemento di vivacità e dinamismo nella scena. Questi animali sono personificati: il passero è descritto come “saputo”, attribuendogli una consapevolezza quasi umana, mentre il pettirosso emette un “sottil tintinno come d’oro”, un suono delicato e prezioso che arricchisce l’armonia del quadro naturale.
Inoltre, la poesia presenta una serie di figure retoriche che arricchiscono il testo e ne amplificano il significato. Ad esempio, l’ellissi nel verso “e il pettirosso:” omette il verbo, creando una sospensione che focalizza l’attenzione sul suono prodotto dall’uccello. L’anastrofe nei versi “in cor già gode” e “nelle siepi s’ode” inverte l’ordine naturale delle parole, conferendo al testo una musicalità particolare e sottolineando l’importanza delle emozioni descritte.
Arano: le figure retoriche nella poesia di Pascoli
La poesia “Arano” di Giovanni Pascoli è ricca di figure retoriche che arricchiscono il testo e ne amplificano il significato. Ecco un elenco delle principali:
- Allitterazione: ripetizione di suoni consonantici in parole vicine per creare un effetto musicale. Esempi: “lente grida, uno le lente” e “nelle siepi s’ode”. L’uso delle consonanti liquide “l” e “r” dona al testo una musicalità dolce e ritmica, evocando la calma e la fluidità del lavoro agricolo.
- Anastrofe: inversione dell’ordine normale delle parole per enfatizzarne il significato o creare un effetto estetico. Esempi: “in cor già gode” (dove l’ordine usuale sarebbe “già gode in cor”) e “nelle siepi s’ode”. Questa figura retorica conferisce alla poesia un tono più lirico e contemplativo.
- Ellissi: omissione di una o più parole facilmente sottintese per rendere il testo più immediato. Esempio: “e il pettirosso:” dove il verbo mancante (“si ode”) è suggerito dal contesto successivo, lasciando spazio all’immaginazione del lettore.
- Personificazione: attribuzione di caratteristiche umane a oggetti, animali o concetti astratti. Esempio: il passero è descritto come “saputo” e “gode in cor”, un chiaro esempio di umanizzazione che avvicina il mondo animale a quello umano, sottolineando l’interconnessione con la natura.
- Onomatopea: uso di parole che imitano il suono di ciò che descrivono. Esempio: “tintinno” per il canto del pettirosso, che richiama il suono di un delicato campanellino.
- Metafora: sostituzione di un termine con un altro basato su un rapporto di somiglianza implicita. Esempio: “tintinno come d’oro”, dove il canto del pettirosso è paragonato al prezioso suono dell’oro, evocando una sensazione di delicatezza e valore.
- Enjambement: proseguimento di una frase da un verso all’altro senza pausa, come nei versi “arano: a lente grida, uno le lente / vacche spinge”. Questo dispositivo stilistico rallenta il ritmo della lettura, riflettendo la lentezza e la ponderatezza del lavoro agricolo.
- Sinestesia: fusione di sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse. Esempio: “tintinno come d’oro” unisce il senso dell’udito (suono) a quello della vista (oro), arricchendo la percezione emotiva del lettore.
- Chiasmo: struttura che consiste nella disposizione incrociata di elementi. Sebbene meno evidente, la disposizione di alcune frasi e immagini nella poesia suggerisce una simmetria che rispecchia l’equilibrio della scena descritta.
- Similitudine: paragone esplicito introdotto da termini come “come” o “simile a”. Esempio: “tintinno come d’oro”, che associa il suono del pettirosso a qualcosa di prezioso, enfatizzandone la bellezza.
Con l’utilizzo di queste figure retoriche, Pascoli arricchisce “Arano” di una complessità poetica che va oltre la descrizione della vita rurale. L’apparente semplicità del componimento nasconde un elaborato intreccio di tecniche stilistiche che invitano il lettore a riflettere sulla connessione profonda tra l’uomo e la natura, sul ciclo della vita e sul valore intrinseco del lavoro quotidiano. La poesia “Arano” è un esempio emblematico del simbolismo pascoliano, in cui ogni dettaglio, ogni parola, ogni immagine contribuisce a creare un’opera d’arte che parla al cuore e alla mente del lettore, celebrando la bellezza del mondo rurale e l’armonia che lo pervade.