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Il passero solitario: testo, parafrasi e commento

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Giovanni Pascoli, figura di spicco della letteratura italiana del tardo Ottocento, ha spesso esplorato temi come la solitudine, la natura e l’interiorità umana nelle sue opere. La poesia “Il passero solitario" rappresenta un esempio emblematico di questa introspezione, in cui l’autore utilizza l’immagine di un uccello solitario per riflettere sulla condizione umana e sulla ricerca di significato nell’isolamento.

Il passero solitario: testo e parafrasi

Testo della poesia:

Tu nella torre avita,
passero solitario,
tenti la tua tastiera,
come nel santuario
monaca prigioniera,
l’organo, a fior di dita;

che pallida, fugace,
stupì tre note, chiuse
nell’organo, tre sole,
in un istante effuse,
tre come tre parole
ch’ella ha sepolte, in pace.

Da un ermo santuario
che sa di morto incenso
nelle grandi arche vuote,
di tra un silenzio immenso
mandi le tue tre note,
spirito solitario.

Parafrasi:

Nella torre antica, passero solitario, provi il tuo canto, come una monaca prigioniera nel santuario che sfiora l’organo con le dita; lei, pallida e rapida, ha suonato tre note, racchiuse nell’organo, tre soltanto, che in un attimo ha emesso, tre come tre parole che ha sepolto nel cuore, in pace. Da un santuario isolato, che odora di incenso consumato nelle grandi navate vuote, attraverso un silenzio profondo, emetti le tue tre note, spirito solitario.

Il significato della poesia

“Il passero solitario" è una poesia di Giovanni Pascoli pubblicata per la prima volta sulla rivista “Fiammetta" il 18 ottobre 1896 e successivamente inclusa nella quarta edizione della raccolta “Myricae" nel 1897, nella sezione “In campagna". In questo componimento, Pascoli esplora il tema della solitudine attraverso la figura del passero, simbolo di isolamento e introspezione. L’uccello, posizionato in una torre antica, rappresenta l’anima solitaria che, attraverso il canto, esprime sentimenti profondi e nascosti. Il parallelismo con la monaca prigioniera nel santuario sottolinea ulteriormente l’idea di reclusione volontaria o forzata, dove le “tre note" emesse simboleggiano desideri o pensieri segreti, forse i tre voti monastici: castità, obbedienza e povertà.

Il messaggio della poesia riflette sulla condizione umana, evidenziando come l’isolamento possa portare a una profonda introspezione e alla scoperta di verità interiori. Le “tre parole" sepolte in pace possono rappresentare sentimenti o pensieri che, pur essendo nascosti, trovano espressione attraverso il canto, mezzo di liberazione e comunicazione dell’anima solitaria.

Il passero solitario: analisi e figure retoriche

La poesia è composta da tre sestine, ciascuna con schema metrico ABABAB, caratterizzate da un linguaggio semplice ma ricco di simbolismi e figure retoriche. L’uso dell’analogia tra il passero e la monaca crea un parallelismo che enfatizza il tema della solitudine e dell’isolamento. Le “tre note" e le “tre parole" richiamano una simbologia numerica che può riferirsi ai tre voti monastici o a pensieri profondi e inespressi.

Tra le figure retoriche presenti nel testo si possono individuare diverse espressioni significative. La metafora “tenti la tua tastiera" (v. 3) associa il canto del passero al suonare di uno strumento musicale, evocando un’immagine poetica che trasforma il suono in musica. La similitudine “come nel santuario monaca prigioniera" (v. 4) paragona invece il passero a una monaca rinchiusa, sottolineando un senso di solitudine e costrizione. L’allitterazione del suono “t" in “tenti la tua tastiera" amplifica l’effetto sonoro, richiamando il ticchettio delle dita sui tasti. Infine, il chiasmo “tre note, chiuse nell’organo, tre sole" (v. 8) organizza le parole in modo incrociato, mettendo in evidenza l’idea di limitatezza e clausura. La sintassi è prevalentemente franta, con versi brevi che conferiscono un ritmo cadenzato e riflessivo al componimento. L’uso di termini come “torre avita", “santuario", “monaca prigioniera" e “spirito solitario" contribuisce a creare un’atmosfera di sacralità e isolamento, enfatizzando il tema centrale della solitudine.

Il simbolismo del passero e della monaca

Il passero solitario, protagonista della poesia, è simbolo di isolamento e introspezione. Nella tradizione letteraria, il passero rappresenta spesso l‘anima solitaria, distaccata dal mondo esterno, che trova nel canto un mezzo di espressione e liberazione. In questo contesto, il passero diventa metafora dell’uomo che, attraverso l’isolamento, cerca di comprendere se stesso e il mondo circostante.

La figura della monaca prigioniera nel santuario aggiunge un ulteriore livello di introspezione e simbolismo al componimento. La monaca, chiusa nel santuario, rappresenta una condizione di reclusione che, seppur fisica, si traduce in una forma di libertà spirituale attraverso il contatto con il divino. Allo stesso modo, il passero trova nel canto una via per superare l’isolamento e comunicare la propria interiorità. Questa doppia immagine sottolinea il legame tra solitudine, spiritualità e ricerca di significato.

L’atmosfera e l’uso del paesaggio

L’ambientazione della poesia contribuisce in modo significativo al messaggio generale. La “torre avita" e il “santuario" sono luoghi carichi di suggestione, che evocano il passato e una dimensione fuori dal tempo. Questi spazi, che sembrano quasi sospesi, riflettono lo stato d’animo del passero, che si trova a vivere in un mondo di silenzio e introspezione.

L’immagine del “morto incenso" e delle “grandi arche vuote" richiama un’atmosfera di abbandono e decadimento, che amplifica la sensazione di solitudine e distacco. Tuttavia, il “silenzio immenso" non è solo vuoto, ma diventa il contesto ideale per la riflessione e la scoperta di significati nascosti. La natura morta e immobile del paesaggio è specchio dell’interiorità del passero e, simbolicamente, dell’uomo che si interroga sul senso della vita.

Il ruolo del suono nella poesia

Il tema del suono è centrale in “Il passero solitario". Le “tre note" suonate dal passero rappresentano un atto di comunicazione minimo ma significativo, quasi come un messaggio cifrato che rompe il silenzio dominante. L’idea che il canto sia paragonato a un organo suonato “a fior di dita" dalla monaca suggerisce delicatezza, fragilità e spiritualità.

La ripetizione del numero tre, come già accennato, non è casuale: richiama una dimensione simbolica legata alla perfezione, alla trinità e a un senso di equilibrio universale. Questi pochi suoni, immersi in un “silenzio immenso", acquistano una forza amplificata, dimostrando che anche il minimo gesto può avere un significato profondo.

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