Carme 2 di Catullo: analisi del poema dell'amore e della gelosia
Il Carme 2 di Catullo è uno dei componimenti più celebri della sua raccolta. In questo breve ma intenso testo, il poeta descrive il legame affettuoso tra Lesbia e il suo passero, utilizzando un linguaggio delicato e ricco di sfumature emotive. L’animale domestico diventa un simbolo di intimità, gioco e desiderio, e Catullo esprime il suo rapporto conflittuale con l’amore, alternando tenerezza, gelosia e malinconia.
Il componimento rientra nel genere della poesia neoterica, caratterizzata da brevità, eleganza stilistica e influenze della lirica greca, in particolare alessandrina. L’uso di un animale come simbolo amoroso si collega alla tradizione ellenistica, ma Catullo vi aggiunge il suo sguardo personale e appassionato.
Carme 2 Catullo: il testo
Passer, deliciae meae puellae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare appetenti
et acris solet incitare morsus,
cum desiderio meo nitenti 5
carum nescio quid lubet iocari,
et solaciolum sui doloris,
credo, ut tum grauis acquiescat ardor:
tecum ludere sicut ipsa possem
et tristis animi leuare curas!
Carme 2 Catullo: la traduzione
Passero, delizia della mia ragazza,
con cui suole giocare, che suole tenere in grembo,
a cui bramoso suole dare la punta del dito
e di cui suole eccitare acuti morsi,
quando all’amore mio splendente
piace fare un non so quale gioco che le è caro,
e piccolo sollievo del suo dolore,
credo, affinché allora si plachi il grave ardore:
oh, come lei, potessi giocare con te
e alleviare le tristi pene dell’animo!
L’analisi del Carme 2
Il Carme 2 si apre con un’apostrofe diretta al “passer”, il passero, definito “deliciae meae puellae”, ossia “delizia della mia ragazza”. Questo uccellino non è solo un semplice animale domestico, ma assume un ruolo simbolico profondo nella relazione tra Catullo e Lesbia. Il passero rappresenta l’oggetto delle attenzioni affettuose di Lesbia, con cui ella gioca, lo tiene in grembo e lo provoca offrendo il dito per essere beccato.
Catullo osserva con una certa gelosia queste interazioni, desiderando essere al posto del passero per ricevere le stesse attenzioni. Egli esprime il desiderio di poter giocare con Lesbia come fa il passero, sperando che questo possa alleviare le sue “tristis animi curas”, ovvero le “tristi preoccupazioni dell’animo”. Il poeta riconosce che per Lesbia il passero è un “solaciolum sui doloris”, un piccolo conforto al suo dolore, e si augura di poter essere lui stesso quel conforto.
Il componimento è caratterizzato da una struttura metrica di endecasillabi faleci, tipica di molte poesie di Catullo. L’uso di termini affettuosi e diminutivi, come “solaciolum”, contribuisce a creare un tono intimo e personale. Inoltre, l’uso del verbo “lubet” (piace) e l’espressione “nescio quid” (non so che) sottolineano la spontaneità e la naturalezza dei sentimenti descritti.
Dal punto di vista stilistico, Catullo utilizza figure retoriche come l’allitterazione, evidente nella ripetizione dei suoni “l” e “s”, che conferiscono musicalità al testo. L’apostrofe iniziale al passero e l’uso del vocativo creano un senso di immediatezza e coinvolgimento emotivo.
Il tema del passero è ricorrente nella poesia alessandrina e latina, spesso associato all’amore e all’erotismo. Nel caso di Catullo, il passero diventa simbolo della sua gelosia e del desiderio di essere l’oggetto delle attenzioni di Lesbia. Questo sentimento è ulteriormente esplorato nel Carme 3, dove Catullo piange la morte del passero di Lesbia, evidenziando la profondità del suo affetto e la sua vulnerabilità emotiva.
Carme 2A
Accanto al Carme 2, nella raccolta catulliana, troviamo un breve frammento noto come Carme 2A:
Tam gratum est mihi quam ferunt puellae
pernici aureolum fuisse malum,
quod zonam soluit diu ligatam.
Traduzione:
Mi è così gradito come, si dice, fu per la fanciulla
il pomo dorato, che sciolse la cintura a lungo legata.
Questo breve componimento fa riferimento al mito di Atalanta, la fanciulla velocissima che accettò di sposare solo chi fosse riuscito a batterla in una gara di corsa. Ippomene riuscì nell’impresa grazie a tre pomi d’oro donatigli da Afrodite: durante la corsa, egli gettò i pomi, e Atalanta, incuriosita e attratta dalla loro bellezza, si fermò a raccoglierli, permettendo a Ippomene di vincere. Il “pomo dorato” divenne così simbolo di seduzione e desiderio.
Nel Carme 2A, Catullo paragona il piacere che prova a quello della fanciulla (Atalanta) nel ricevere il pomo dorato, che le sciolse la “zona” (cintura) a lungo legata, simbolo della verginità. Questo frammento, sebbene breve, aggiunge una dimensione mitologica e simbolica al tema del desiderio e dell’amore presenti nel Carme 2.