Il tuono di Pascoli: testo, parafrasi e analisi della poesia
La poesia “Il tuono” di Giovanni Pascoli è un componimento che esplora la potenza della natura e il rifugio offerto dagli affetti familiari. Attraverso una descrizione vivida e sonora del fenomeno naturale del tuono, Pascoli mette in evidenza il contrasto tra il fragore esterno e la serenità domestica, simbolizzata dal canto di una madre e dal movimento di una culla.
- Il tuono: il testo e la parafrasi
- Il tuono: contesto e significato
- Il tuono: analisi e metrica
- Il tuono: figure retoriche
Il tuono: il testo e la parafrasi
Testo:
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.
Parafrasi:
In una notte oscura come il nulla, all’improvviso, con il fragore di una rupe che frana, il tuono rimbombò improvvisamente: rimbombò, riecheggiò, rotolò cupamente, poi tacque, e poi risuonò come un’onda che si infrange, e poi svanì. Allora si udì il dolce canto di una madre e il movimento di una culla.
Il tuono: contesto e significato
“Il tuono” è una poesia composta da Giovanni Pascoli nel 1890 e inserita nella raccolta “Myricae“, precisamente nella sezione “Tristezze“. Questo componimento segue immediatamente “Il lampo”, creando una sequenza che riproduce l’ordine naturale degli eventi atmosferici: prima il lampo, poi il tuono.
Il periodo in cui Pascoli scrive questa poesia è caratterizzato da una profonda riflessione sull’esistenza umana e sul rapporto tra l’uomo e la natura. La natura, nei suoi aspetti più violenti e imprevedibili, diventa metafora delle inquietudini e delle paure che affliggono l’animo umano.
Il significato della poesia si articola attorno al contrasto tra il fragore del tuono e la dolcezza del canto materno. Il tuono rappresenta le forze incontrollabili e minacciose della natura, che irrompono nella tranquillità notturna, evocando sentimenti di paura e smarrimento. La notte “nera come il nulla” accentua l’idea di vuoto e di ignoto, amplificando l’angoscia provocata dal tuono. Tuttavia, dopo il fragore, emerge un’immagine di serenità e protezione: il canto soave di una madre e il movimento di una culla. Questa scena domestica simboleggia il “nido”, tema centrale nella poetica pascoliana, inteso come rifugio sicuro dagli assalti del mondo esterno. La madre e la culla incarnano l’affetto familiare, unico baluardo contro le avversità e le paure che l’esistenza riserva.
Il tuono: analisi e metrica
La poesia “Il tuono” è composta da una singola strofa di sette versi endecasillabi, configurandosi come una ballata minima. Lo schema metrico adottato è ABCBCCA, con rime alternate e ripetute che conferiscono al componimento una musicalità particolare.
L’uso dell’endecasillabo, tipico della tradizione poetica italiana, permette a Pascoli di modulare il ritmo del verso, alternando momenti di tensione a pause più distese. Ad esempio, i versi che descrivono il tuono sono caratterizzati da un ritmo incalzante, ottenuto attraverso l’uso di verbi in successione (“rimbombò, rimbalzò, rotolò”), che evocano il movimento e il suono del fenomeno naturale.
La struttura sintattica della poesia è complessa, con periodi articolati che riflettono l’intensità dell’evento descritto. L’uso di enjambement, come tra i versi “rimbombò di schianto: / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,” crea una continuità sonora che riproduce l’eco del tuono, mentre le pause segnate dalla punteggiatura contribuiscono a modulare il ritmo, alternando momenti di tensione a istanti di quiete.
Dal punto di vista lessicale, Pascoli utilizza termini evocativi che richiamano sensazioni uditive e visive. Espressioni come “notte nera come il nulla” e “fragor d’arduo dirupo” dipingono un quadro vivido della scena, coinvolgendo il lettore in un’esperienza sensoriale completa. Inoltre, l’uso di figure retoriche come l’onomatopea e l’allitterazione contribuisce a creare un effetto sonoro che amplifica l’impatto emotivo della poesia. Ad esempio, la ripetizione del suono “r” in “rimbombò, rimbalzò, rotolò” riproduce il rumore del tuono che si propaga nell’aria.
La scelta di concludere la poesia con un’immagine di calma e dolcezza, rappresentata dal canto della madre e dal movimento della culla, crea un netto contrasto con il fragore descritto nei versi precedenti. Questo cambiamento segna una transizione emotiva che passa dalla tensione alla serenità, enfatizzando l’importanza del rifugio familiare come antidoto alle paure della vita.
Il tuono: figure retoriche
La poesia “Il tuono” è ricca di figure retoriche che contribuiscono a intensificarne l’impatto emotivo e sensoriale. Ogni figura viene utilizzata con maestria per evocare immagini potenti e comunicare il significato profondo del componimento. Una delle prime figure che emerge è la similitudine, evidente nel verso iniziale “nella notte nera come il nulla”. Questo confronto enfatizza l’oscurità assoluta della notte, suggerendo un senso di vuoto e smarrimento, mentre il termine “nulla” richiama l’idea dell’infinito e dell’inconoscibile, elementi centrali della poetica pascoliana.
L’onomatopea svolge un ruolo fondamentale nella poesia, con parole come “rimbombò”, “rimbalzò” e “rotolò” che non si limitano a descrivere il suono del tuono, ma lo riproducono attraverso il ritmo e la ripetizione sonora. Questo espediente coinvolge il lettore, permettendogli di percepire direttamente il fragore del fenomeno naturale. In stretta relazione con l’onomatopea, troviamo l’allitterazione, evidente nel suono “r” ripetuto nei versi centrali, che intensifica l’effetto sonoro e dà musicalità al testo, creando una vera e propria eco che rispecchia il propagarsi del tuono nella notte.
La metafora è un altro elemento distintivo, come nel verso “fragor d’arduo dirupo che frana”, in cui il tuono è paragonato al crollo di una rupe, evocando la forza improvvisa e distruttiva del fenomeno. Questo immaginario amplifica l’impatto visivo e sonoro del tuono, rendendolo quasi tangibile. Parallelamente, la struttura della poesia è costruita attorno a un’antitesi tra il fragore del tuono e la dolcezza del canto materno. Questo contrasto non è solo tematico, ma anche strutturale, poiché separa nettamente le due metà del componimento, creando un equilibrio dinamico tra tensione e rilassamento.
Tra le figure retoriche, la sinestesia si distingue per la sua capacità di amplificare l’esperienza sensoriale. Nell’espressione “soave allora un canto”, l’aggettivo “soave”, solitamente riferito a sensazioni tattili o olfattive, viene associato a un suono, conferendo al canto materno una qualità quasi palpabile. L’anastrofe, invece, è evidente nella disposizione non convenzionale delle parole, come in “soave allora un canto s’udì di madre”. Questa scelta conferisce al testo una musicalità particolare e un ritmo che guida il lettore attraverso i momenti di tensione e quiete.
Infine, il polisindeto, con l’uso ripetuto della congiunzione “e” nei versi “e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì”, rallenta il ritmo della narrazione, simulando l’eco del tuono che si affievolisce gradualmente. Questo procedimento stilistico contribuisce a creare una continuità sonora che riflette l’ineluttabile dissoluzione del fragore. Insieme, queste figure retoriche costruiscono un universo poetico che intreccia suoni, immagini e emozioni, trasformando la descrizione di un evento naturale in una riflessione sull’esperienza umana.
Il componimento si distingue per la sua ricchezza espressiva, ottenuta grazie a un uso sapiente delle figure retoriche, della metrica e della musicalità del verso. “Il tuono” non è solo una descrizione, ma una riflessione sul rapporto tra uomo e natura, sul potere degli affetti familiari e sulla capacità dell’arte di trasformare l’ordinario in straordinario.