Salta al contenuto

La via ferrata di Pascoli: testo, parafrasi e commento

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La poesia “La via ferrata” di Giovanni Pascoli rappresenta un significativo esempio della sua riflessione sul rapporto tra natura e progresso tecnologico. Attraverso immagini evocative e un linguaggio ricco di figure retoriche, Pascoli esplora l’impatto delle innovazioni moderne sul paesaggio rurale, evidenziando il contrasto tra la serenità della campagna e l’intrusione delle infrastrutture industriali.

La via ferrata: il testo e la parafrasi

Testo:

Tra gli argini su cui mucche tranquillamente
pascono, bruna si difila
la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.

Parafrasi:

Tra gli argini, dove le mucche pascolano placidamente, si snoda scura la ferrovia che brilla in lontananza; e nel cielo chiaro, diritti e uniformi, con la loro rete di fili sospesi, i pali digradano in un ordine che sfuma in lontananza. Quale lamento femminile, fatto di gemiti e ululati, cresce rombando e poi svanisce? I fili metallici, di tanto in tanto, risuonano al vento come un’enorme arpa sonora.

La via ferrata: stesura e significato

“La via ferrata” fu composta da Giovanni Pascoli nel 1886 e successivamente inclusa nella seconda edizione della raccolta “Myricae” nel 1892. Il titolo originale della poesia era “Il telegrafo“, a sottolineare l’attenzione dell’autore verso le nuove tecnologie dell’epoca. La poesia riflette il periodo di transizione tra il XIX e il XX secolo, caratterizzato da un rapido sviluppo industriale e tecnologico che iniziava a modificare profondamente il paesaggio rurale italiano.

Il significato centrale della poesia risiede nel contrasto tra la quiete della campagna e l’irrompere delle strutture tecnologiche, rappresentate dalla ferrovia e dai fili del telegrafo. Pascoli evidenzia come queste innovazioni interrompano l’armonia naturale, introducendo suoni e immagini estranee al mondo rurale. Tuttavia, attraverso metafore come quella dell'”immensa arpa sonora”, l’autore suggerisce una possibile integrazione tra natura e progresso, trasformando i suoni metallici in una melodia che si fonde con l’ambiente circostante.

La via ferrata: analisi e figure retoriche

La poesia è composta da due terzine e una quartina di endecasillabi, seguendo lo schema metrico del madrigale. Questo schema conferisce al componimento un ritmo armonioso, in contrasto con i temi di dissonanza tra natura e tecnologia trattati nel testo.

Le figure retoriche presenti nella poesia sono:

  • Allitterazione: la ripetizione dei suoni “r” e “l” in “bruna si difila la via ferrata che lontano brilla” crea un effetto sonoro che richiama il movimento fluido della ferrovia nel paesaggio.
  • Metafora: i fili del telegrafo sono descritti come un'”immensa arpa sonora”, trasformando un elemento tecnologico in uno strumento musicale che interagisce con il vento.
  • Onomatopea: termini come “squillano” evocano direttamente il suono prodotto dai fili metallici mossi dal vento, aggiungendo una dimensione uditiva alla descrizione.
  • Personificazione: il “femminil lamento” attribuisce caratteristiche umane ai suoni prodotti dalla ferrovia, suggerendo un’interazione emotiva tra l’ambiente naturale e le innovazioni tecnologiche.
  • Enjambement: l’assenza di pause tra i versi, come in “bruna si difila / la via ferrata”, accelera il ritmo della lettura, riflettendo la rapidità con cui il progresso tecnologico invade il paesaggio rurale.

Analisi e commento della poesia

Il termine “via ferrata” si riferisce letteralmente alla ferrovia, ma simbolicamente rappresenta l’avanzata del progresso tecnologico nel mondo naturale. Pascoli utilizza questo simbolo per esplorare le tensioni tra tradizione e modernità, evidenziando come le innovazioni possano sia arricchire che disturbare l’armonia esistente. Giovanni Pascoli è spesso associato al movimento decadente, caratterizzato da una sensibilità acuta verso le sfumature della realtà e da un senso di disillusione nei confronti del progresso. In “La via ferrata”, questa influenza si manifesta nella percezione ambivalente della tecnologia: da un lato, una meraviglia moderna; dall’altro, una minaccia alla purezza del mondo naturale.

La descrizione dei fili del telegrafo come un'”immensa arpa sonora” riflette l’attenzione di Pascoli per la musicalità del linguaggio. Il poeta spesso incorpora elementi sonori nelle sue poesie per creare un’esperienza sensoriale completa, in cui il suono contribuisce a costruire l’atmosfera e il significato del testo.

Pur riconoscendo l’inevitabilità del progresso, Pascoli mantiene una visione critica nei confronti dell’impatto della tecnologia sulla natura e sulla società. In “La via ferrata”, questa ambivalenza emerge chiaramente, suggerendo una riflessione più ampia sulla necessità di armonizzare l’innovazione con il rispetto per l’ambiente e le tradizioni.

“La via ferrata” può essere confrontata con altre opere di Pascoli, come “L’assiuolo” o “X Agosto”, dove il tema del contrasto tra natura e realtà umana moderna è altrettanto centrale. In particolare, in “L’assiuolo”, il canto del rapace diventa simbolo di mistero e angoscia, mentre in “La via ferrata” il suono metallico dei fili telegrafici si trasforma in una melodia ambivalente, segno di un progresso che inquieta ma affascina. Questo parallelismo mette in luce la capacità del poeta di dare un’anima agli elementi naturali e artificiali, rendendoli partecipi di un’unica realtà poetica.

Come in molte altre poesie di Pascoli, anche in “La via ferrata” emerge un velato senso di nostalgia per un mondo più semplice e incontaminato. La presenza della ferrovia, simbolo del progresso industriale, suggerisce una rottura con il passato, un cambiamento che non sempre è percepito positivamente. La poesia, dunque, invita il lettore a riflettere su quanto la modernità sia in grado di arricchire o impoverire l’esperienza umana.

Un aspetto interessante di “La via ferrata” è il sottile legame tra poesia e scienza. Pascoli, con la sua profonda conoscenza del mondo naturale, descrive fenomeni fisici come il suono dei fili del telegrafo con una precisione che riflette il suo interesse per l’osservazione scientifica. Questo approccio rende il testo non solo un’opera d’arte, ma anche una testimonianza della curiosità intellettuale del poeta verso le innovazioni del suo tempo.

Nonostante sia stata scritta nel XIX secolo, “La via ferrata” conserva una sorprendente attualità. Il tema dell’impatto del progresso tecnologico sull’ambiente e sulla società è oggi più rilevante che mai. La poesia di Pascoli ci invita a considerare con attenzione il nostro rapporto con la natura e a riflettere su come bilanciare sviluppo e sostenibilità.