La letteratura alessandrina: Apollonio Rodio
Ritenuto un discepolo di Callimaco, divenne addetto al servizio della Biblioteca reale di Alessandria d'Egitto
Chi era Apollonio Rodio
Figlio di Silleo (o Illeo) e di Rode, Apollonio Rodio nacque ad Alessandria d’Egitto nel 295 a.C.. Nella sua città natale portò a termine i suoi studi, dove fu discepolo di Callimaco e compagno di studi di Eratostene e, intorno ai trent’anni, divenne addetto al servizio della Biblioteca reale – succedendo a Zenodoto – per volere del sovrano Tolomeo II Filadelfo, che gli assegnò anche l’incarico dell’educazione di suo figlio, il futuro Tolomeo III Evergéte. Stando a quanto riportato dal lessico bizantino ‘Suda’ (un’enciclopedia il cui titolo sarebbe una corruzione di Suidas, ovvero il nome dell’autore), Apollonio – a causa della scarsa considerazione che i suoi concittadini ebbero della sua opera principale, le ‘Argonautiche’ – fu costretto ad andare in esilio nell’isola di Rodi (da qui, l’appellativo “Rodio”), dove sarebbe vissuto fino alla sua morte, sopraggiunta intorno al 215 a.C.. Secondo la tradizione, poi, a questo suo trasferimento contribuirono anche i rapporti divenuti via via sempre più tesi con Callimaco, il quale era convinto che l’unico requisito della poesia fosse l’essenzialità lirica e, per tale motivo, condannava tutta l’epica antica, considerata incapace di mantenere una continuità di tono e di ispirazione. In realtà, buona parte della critica ritiene erroneo il mito della rivalità tra i due poeti e, addirittura, quantomeno incerto il fatto che possa essere esistito un rapporto maestro-allievo. Tale “leggenda” nasce da alcune supposizioni presenti nella stessa ‘Suda’, secondo cui l”Ibis’, un poemetto calunnioso di Callimaco, avesse per bersaglio Apollonio Rodio, così come la possibilità – tutt’altro che provata – che fosse di quest’ultimo la paternità dell’epigramma ‘Contro Callimaco’ («Callimaco, sozzura, bagattella, testa vuotaː Callimaco è il colpevole (aitios) che scrisse gli Aitiaǃ»).
Le opere
Come detto, l’opera principale di Apollonio Rodio furono le ‘Argonautiche’, divise in quattro libri, al cui interno viene narrato il viaggio di Giasone e della sua nave Argo. Durante il suo soggiorno a Rodi, poi, è possibile che egli abbia scritto una seconda edizione del poema epico, in quanto le fonti antiche parlano di una ‘proèkdosis’ (edizione preliminare) ed una ‘èkdosis’ (edizione). L’autore natio di Alessandria d’Egitto, inoltre, scrisse alcuni poemetti eruditi che non sono giunti fino ai giorni nostri: vertevano principalmente sul tema della ‘ktìseis’ (fondazione) di città, come la stessa Alessandria, Cauno, Naucrati, Rodi, Lesbo e Canòpo che, secondo il mito, fu intitolata al timoniere di Menelao, arrivato in Egitto dopo la guerra di Troia. Ad Apollonio Rodio, poi, vennero attribuiti anche degli epigrammi, andati tutti perduti ad eccezione del sopracitato ‘Contro Callimaco’ (la cui paternità, tuttavia, è ‘contesa’ da una cinquantina di autori). Si occupò, infine, dello Scudo esiodeo, di cui sostenne l’autenticità in opposizione al suo maestro Zenodotoː oltre ad una citazione diretta dell”argumentum’ del poemetto, ne abbiamo un’ulteriore prova in un passo delle ‘Argonautiche’, in cui descrisse in maniera del tutto analoga la piastra utilizzata da Giasone per la propria difesa.