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Dei Sepolcri: analisi e spiegazione del carme di Foscolo

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

“Dei Sepolcri" è un carme composto da Ugo Foscolo nel 1806 e pubblicato nel 1807. Quest’opera rappresenta una profonda riflessione sul significato dei sepolcri e sul valore della memoria, temi centrali nella poetica foscoliana.

Il carme: definizione e struttura

Il carme è un componimento poetico di tono elevato e solenne, spesso utilizzato per trattare temi di grande rilevanza morale o civile. In “Dei Sepolcri", Foscolo adotta questa forma per esprimere le sue meditazioni sulla funzione dei sepolcri nella società umana.

L’opera è composta da 295 endecasillabi sciolti, suddivisi in quattro sequenze principali:

  • Prima sequenza (vv. 1-90): introduzione al tema e riflessione sul valore dei sepolcri per i vivi.
  • Seconda sequenza (vv. 91-150): analisi storica del culto dei morti e della sua importanza per la civiltà.
  • Terza sequenza (vv. 151-212): celebrazione delle tombe degli uomini illustri come fonte di ispirazione per le generazioni future.
  • Quarta sequenza (vv. 213-295): esaltazione del potere eternante della poesia nel preservare la memoria dei grandi.

Questa struttura permette a Foscolo di sviluppare un discorso articolato e profondo sul rapporto tra memoria, morte e civiltà.

Dei Sepolcri: l’origine del componimento

“Dei Sepolcri" nasce in un periodo di profonda riflessione per Ugo Foscolo, sia personale che politico. Nel 1804, il governo napoleonico aveva emanato l’editto di Saint-Cloud, che regolamentava i cimiteri obbligando la sepoltura fuori dalle città e imponendo che tutte le tombe avessero lo stesso aspetto. Questa legge, che mirava a unificare le pratiche funerarie, suscitò un dibattito culturale sul valore simbolico dei sepolcri e sulla loro importanza per la memoria collettiva.

Foscolo si inserisce in questo dibattito attraverso un’opera che non è solo una risposta all’editto, ma anche un’ampia meditazione sul ruolo dei morti nella formazione dell’identità culturale e morale di una nazione. Scritta sotto forma di carme, l’opera si rivolge idealmente a Ippolito Pindemonte, un poeta contemporaneo con cui Foscolo intratteneva un dialogo intellettuale.

Il significato dell’opera è profondamente legato alla poetica foscoliana della memoria. Per Foscolo, i sepolcri non sono semplicemente luoghi di riposo per i defunti, ma simboli che perpetuano il ricordo di chi ha vissuto, costituendo un ponte tra passato, presente e futuro. Essi rappresentano un vincolo morale che unisce le generazioni e fornisce un senso di continuità e appartenenza. Inoltre, l’opera celebra il potere dell’arte e della poesia come strumenti in grado di rendere eterno ciò che è per natura transitorio.

La metrica del carme

Dal punto di vista tecnico, “Dei Sepolcri" è un esempio magistrale di uso dell’endecasillabo sciolto, una forma metrica che consente al poeta grande libertà espressiva pur mantenendo una struttura ritmica ordinata. Gli endecasillabi si susseguono senza rima, ma con un’attenta alternanza di accenti e pause che conferiscono al componimento una fluidità e una solennità uniche.

La scelta di non utilizzare rime tradizionali riflette il tono filosofico e meditativo dell’opera, che si sviluppa come un discorso ininterrotto, ricco di digressioni e riflessioni. L’uso dell’enjambement è frequente e serve a creare un flusso continuo, sottolineando la complessità e l’articolazione del pensiero foscoliano. L’andamento del carme è scandito da quattro grandi sequenze tematiche, che si alternano tra riflessioni filosofiche, riferimenti storici e immagini poetiche. Questa struttura conferisce all’opera un carattere unitario e organico, in cui ogni parte contribuisce a costruire il messaggio complessivo.

Il legame tra poesia e memoria

Un tema centrale di “Dei Sepolcri" è il potere della poesia di preservare la memoria. Foscolo celebra il ruolo dell’arte come strumento capace di eternare le imprese degli uomini illustri e di ispirare le generazioni future. Le tombe degli eroi diventano non solo luoghi di ricordo, ma anche fonti di valori morali e culturali che guidano la società. Questa idea si collega alla concezione romantica dell’artista come figura in grado di superare i limiti del tempo e dello spazio attraverso la creazione poetica. Foscolo vede nella poesia un antidoto all’oblio e una forma di resistenza alla caducità della vita.

I riferimenti storici e mitologici

Foscolo arricchisce il carme con una serie di riferimenti storici e mitologici che contribuiscono a dare all’opera una dimensione universale. Tra questi, spicca l’esaltazione delle tombe degli uomini illustri, come quelle dei grandi poeti e filosofi dell’antichità, che diventano modelli di virtù e sapienza. L’autore celebra anche la tomba di Omero, simbolo per eccellenza del potere eternante della poesia, e le tombe degli eroi della tradizione italiana, come quelle degli Scipioni, che incarnano il legame tra memoria individuale e identità collettiva.

“Dei Sepolcri" è un’opera che intreccia filosofia, storia e poesia, offrendo una profonda riflessione sulla condizione umana e sul significato della memoria. Attraverso la sua analisi dei sepolcri, Foscolo esplora temi universali come la morte, il tempo e l’importanza dei legami affettivi e culturali. Grazie alla sua ricchezza di contenuti e alla raffinatezza stilistica, “Dei Sepolcri" rimane uno dei capolavori della letteratura italiana, un’opera capace di parlare a ogni epoca con la sua forza evocativa e il suo messaggio senza tempo.

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