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Il languore di Verlaine: testo, contesto e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Paul Verlaine, figura di spicco del movimento simbolista e tra i più raffinati poeti maledetti francesi, ha saputo esprimere nelle sue opere le sfumature più intime dell’animo umano. Tra i suoi componimenti, “Languore” occupa un posto di rilievo, incarnando il sentimento di decadenza e malinconia tipico della fine del XIX secolo.

Languore: il testo della poesia di Verlaine

Sono l’Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti dove danza
il languore del sole in uno stile d’oro.

Soletta l’anima soffre di noia densa al cuore.
Laggiù, si dice, infuriano lunghe battaglie cruente.
O non potervi, debole e così lento ai propositi,
o non volervi far fiorire un po’ quest’esistenza!

O non potervi, o non volervi un po’ morire!
Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?
Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!

Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme,
solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi dimentica,
solo, un tedio d’un non so che attaccato all’anima!

Languore: contesto e significato

“Languore” è una poesia composta da Paul Verlaine e pubblicata nel 1883 nella raccolta “Allora e ora“. Questo periodo segna una fase di profonda introspezione per il poeta, reduce da vicende personali tumultuose, tra cui la tormentata relazione con Arthur Rimbaud e un periodo di detenzione. La poesia riflette il clima culturale dell’epoca, caratterizzato da un crescente senso di disillusione verso l’ottimismo positivista e una percezione di decadenza della civiltà occidentale.

Il componimento si apre con una potente metafora: “Sono l’Impero alla fine della decadenza”. Verlaine si identifica con l’Impero Romano nel suo periodo di declino, osservando passivamente l’avanzata dei “grandi Barbari bianchi”. Questa immagine rappresenta l’incapacità di reagire agli eventi storici e simboleggia la borghesia contemporanea, percepita come invasiva e dominante. Il poeta si ritrae in un’attività futile, componendo “acrostici indolenti“, evidenziando una produzione artistica svuotata di significato, ridotta a mero esercizio stilistico.

Il termine “languore” racchiude il sentimento predominante della poesia: una profonda stanchezza dell’anima, un’inerzia che paralizza ogni azione. L’anima “soletta” soffre di una “noia densa al cuore”, mentre altrove infuriano battaglie cruente. Questa contrapposizione sottolinea l’isolamento e l’impotenza del poeta, incapace di partecipare attivamente alla vita o di trovare uno scopo nell’esistenza.

Il riferimento a Batillo, un mimo dell’antica Roma, accentua il senso di esaurimento delle gioie e dei piaceri: “Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!”. La poesia stessa è descritta come “un po’ fatuo”, destinata alle fiamme, simbolo di una creatività sterile e di una cultura in declino. Il componimento si conclude con l’immagine di “un tedio d’un non so che attaccato all’anima”, espressione di un malessere indefinito ma profondo, che affligge l’essenza stessa dell’individuo.

In sintesi, “Languore” rappresenta una riflessione sulla decadenza culturale e spirituale del tempo, esprimendo un sentimento di impotenza e disillusione. Verlaine anticipa temi che saranno centrali nel Decadentismo e nell’Estetismo, movimenti che esploreranno ulteriormente la crisi dei valori e la ricerca di nuove forme di espressione artistica.

Languore: analisi e figure retoriche

“Languore” è un sonetto composto da due quartine e due terzine, seguendo la struttura tradizionale della poesia francese. La metrica regolare e l’uso di rime contribuiscono a creare un ritmo cadenzato, in armonia con il tema della decadenza e della stanchezza esistenziale.

La poesia è ricca di figure retoriche che amplificano il messaggio e l’atmosfera del componimento. La metafora iniziale, “Sono l’Impero alla fine della decadenza”, stabilisce un parallelismo tra il poeta e l’Impero Romano in declino, suggerendo una corrispondenza tra la decadenza storica e quella personale. L’uso dell’anafora con l’espressione “O non potervi, o non volervi” nei versi 7 e 9 enfatizza l’incapacità e la mancanza di volontà del poeta di agire o di cambiare la propria condizione.

L’immagine dei “grandi Barbari bianchi” è una sineddoche che rappresenta le forze esterne percepite come minacciose, mentre gli “acrostici indolenti” simboleggiano un’arte raffinata ma priva di sostanza, un mero esercizio di stile senza profondità. Il “languore del sole in uno stile d’oro” personifica il sole, attribuendogli una danza languida, riflettendo la stanchezza e l’apatia del poeta.

La poesia contiene anche riferimenti culturali e storici, come Batillo, che richiamano l’antica Roma e aggiungono profondità al tema della decadenza. L’uso di esclamazioni e domande retoriche, come “Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?” e “O non potervi, o non volervi un po’ morire!” amplifica il tono drammatico e il senso di impotenza, coinvolgendo emotivamente il lettore nel tormento interiore del poeta.

Le immagini simboliche sono un elemento distintivo del componimento, tipico dello stile di Verlaine. Ad esempio, il “languore del sole in uno stile d’oro” evoca una decadenza estetica e sensuale, in cui la bellezza esteriore maschera un vuoto interiore. Il sole, simbolo tradizionale di vitalità, appare qui sfinito, come se anch’esso fosse contagiato dall’apatia universale descritta nella poesia.

Il lessico utilizzato è altrettanto significativo. Parole come “noia”, “languore”, “debole”, “fatuo”, e “tedio” costruiscono un campo semantico che sottolinea la stanchezza e l’inutilità percepite. Questa scelta linguistica rafforza la coerenza tematica del componimento e lo rende un manifesto del sentimento di decadenza e malinconia che caratterizza il periodo decadente.

Analisi delle due quartine

Nella prima quartina, Verlaine introduce il tema centrale: la decadenza. L’identificazione con l’Impero Romano al tramonto è un’immagine potente che pone il poeta al centro di un panorama storico e culturale in rovina. I “grandi Barbari bianchi” rappresentano simbolicamente forze di cambiamento e distruzione, osservate con un misto di passività e rassegnazione. Gli “acrostici indolenti” sono un’autocritica velata, un’accusa verso una produzione artistica incapace di reagire al degrado circostante.

La seconda quartina si concentra sull’interiorità del poeta, enfatizzando il contrasto tra l’apatia personale e il tumulto esterno. La “noia densa al cuore” è un’immagine intensa che dà corpo al malessere esistenziale, mentre la frase “laggiù, si dice, infuriano lunghe battaglie cruente” allude a un mondo lontano e irraggiungibile, dove la vita è vissuta con intensità, a differenza dell’immobilità del poeta.

Analisi delle due terzine

Le terzine aggiungono un ulteriore livello di disperazione. L’anafora “O non potervi, o non volervi” esprime la tensione tra desiderio e incapacità, rivelando la frustrazione per un’esistenza vissuta senza scopo né passione. La ripetizione del verbo “bevendo” nel dialogo immaginario con Batillo evoca un’esperienza edonistica ormai esaurita, mentre il verso “Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme” sottolinea il fallimento dell’arte come mezzo di salvezza.

L’ultimo verso, “solo, un tedio d’un non so che attaccato all’anima”, rappresenta la chiusura perfetta: un’immagine sfuggente, che esprime il peso inafferrabile di un malessere esistenziale. Il “non so che” diventa simbolo di quella mancanza di senso e scopo che pervade la poesia.

Le influenze simboliste e decadenti

“Languore” è profondamente influenzata dal Simbolismo, movimento letterario che pone l’accento sull’evocazione, sull’allusione e sul rifiuto del realismo. Verlaine si concentra su emozioni e sensazioni ineffabili, evitando di fornire una narrazione chiara o conclusioni definitive.

Anche il Decadentismo emerge chiaramente, con il suo interesse per la decadenza culturale e spirituale. L’opera di Verlaine abbraccia i temi decadenti di inutilità, impotenza e rifiuto dei valori borghesi, in un linguaggio poetico che mescola introspezione personale e critica sociale.