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L'Antigone di Sofocle: riassunto, trama e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

L’Antigone di Sofocle è una delle tragedie più celebri del teatro greco antico, un’opera che affronta temi universali come il conflitto tra legge divina e legge umana, la lealtà familiare e il ruolo del potere. Ambientata nella città di Tebe, la tragedia segue la determinazione di Antigone nel voler seppellire il fratello Polinice, sfidando l’editto del re Creonte, e offre una riflessione sulla giustizia, l’intransigenza e le conseguenze della tracotanza.

Sofocle compose l’Antigone intorno al 442 a.C., durante l'”Età d’Oro di Atene”, un periodo di grande fioritura culturale e politica. L’opera, parte del ciclo tebano, si colloca cronologicamente dopo le vicende di Edipo e dei suoi figli. Attraverso il dramma, Sofocle esplora le tensioni tra obblighi morali e leggi dello Stato, offrendo al pubblico ateniese una rappresentazione intensa e profonda dei dilemmi umani e politici.

Trama e riassunto dell’Antigone

Dopo la caduta di Edipo, i suoi figli Eteocle e Polinice si contendono il trono di Tebe, arrivando a uccidersi reciprocamente. Il nuovo re, Creonte, decreta che Eteocle riceva una sepoltura onorata, mentre Polinice, considerato un traditore, venga lasciato insepolto come monito per i nemici della città. Antigone, sorella dei due, ritiene il decreto ingiusto e, appellandosi alle leggi divine, decide di dare sepoltura al fratello. Nonostante le proteste della sorella Ismene, che teme le conseguenze, Antigone compie il suo dovere, venendo però sorpresa e arrestata.

Portata davanti a Creonte, Antigone non nega le sue azioni e difende con fermezza la sua scelta, sostenendo che le leggi divine siano superiori a quelle umane. La sua ribellione provoca un aspro conflitto con il re, che, nonostante le suppliche del figlio Emone, promesso sposo di Antigone, decide di condannarla a essere murata viva in una grotta. L’intervento del veggente Tiresia, che ammonisce Creonte sul volere degli dèi e predice sventure, lo convince infine a cambiare idea. Tuttavia, quando il re arriva alla grotta, trova Antigone già morta, suicida. Emone, disperato, si uccide a sua volta, seguito dalla madre Euridice, che si toglie la vita dopo aver appreso della morte del figlio. Creonte rimane solo, distrutto dal rimorso e dalla tragedia.

Temi principali dell’Antigone

L’Antigone esplora il conflitto tra leggi divine e leggi umane, rappresentate rispettivamente da Antigone e Creonte. Antigone incarna l’idea che i valori eterni e morali debbano prevalere sulle leggi temporanee, mentre Creonte rappresenta il potere statale e l’esigenza di mantenere l’ordine. Questo scontro rivela l’incompatibilità tra due visioni del mondo, entrambe valide ma rigidamente opposte, e sottolinea la tragedia dell’intransigenza.

La figura di Antigone è anche un simbolo di ribellione morale. Sfida non solo il potere del re, ma anche le convenzioni sociali che relegano le donne a ruoli subordinati, emergendo come una figura di straordinaria forza e coraggio. La sua disobbedienza civile è un atto di amore fraterno e fedeltà ai principi religiosi, ma anche una protesta contro un’autorità percepita come ingiusta.

Creonte, invece, è il simbolo della tracotanza (hybris) e dell’ostinazione. La sua incapacità di ascoltare gli altri lo conduce alla rovina personale e familiare, mostrando come l’eccesso di potere e l’arroganza possano distruggere chi li esercita.

Il ruolo del destino è centrale nella tragedia. Antigone accetta con dignità il suo destino, consapevole delle conseguenze delle sue azioni, mentre Creonte cerca di opporsi al volere divino, pagando il prezzo della sua sfida. Questo contrasto amplifica il dramma e sottolinea il messaggio morale: chi ignora i limiti imposti dagli dèi è destinato a cadere.

La funzione del coro e la figura di Tiresia

Il coro, rappresentante dei cittadini di Tebe, commenta gli eventi e riflette sulle scelte dei protagonisti. Inizialmente incline a sostenere Creonte, evolve gradualmente, riconoscendo la nobiltà delle azioni di Antigone e ammonendo il re sulla sua arroganza. Questo cambiamento riflette una trasformazione collettiva, che mette in discussione il potere assoluto e invita a un equilibrio tra legge e morale.

Tiresia, l’indovino cieco, è il portavoce della volontà divina. La sua apparizione segna un momento cruciale, poiché le sue parole convincono Creonte a rivedere le sue decisioni. La cecità fisica di Tiresia contrasta con la sua capacità di vedere la verità, mentre la vista di Creonte non gli impedisce di essere cieco nel suo giudizio morale.

La rilevanza dell’Antigone

L’Antigone di Sofocle rimane un’opera straordinariamente attuale, in grado di parlare alle generazioni moderne attraverso temi universali come la giustizia, la morale e il conflitto tra autorità e libertà individuale. La figura di Antigone è stata spesso interpretata come un modello di resistenza morale contro leggi ingiuste, ispirando riflessioni filosofiche e politiche sul concetto di disobbedienza civile.

Il dramma solleva domande cruciali: quando è giustificabile opporsi all’autorità? Qual è il limite tra il rispetto delle leggi e l’obbedienza alla coscienza? In un mondo in cui i conflitti tra valori personali e leggi statali sono ancora attuali, l’Antigone offre uno spunto potente per analizzare il rapporto tra individuo e Stato.

Attraverso la sua maestria nella costruzione di personaggi complessi e dilemmi morali irrisolvibili, Sofocle ha creato un’opera che trascende il tempo, stimolando una riflessione profonda e perenne sulla natura umana, la giustizia e le conseguenze delle nostre scelte.