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Sofocle: vita e opere del drammaturgo

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Sofocle è considerato uno dei più grandi drammaturghi dell’antica Grecia e una figura centrale nello sviluppo della tragedia greca. Le sue opere, che ci sono giunte in parte, rappresentano uno dei vertici della letteratura classica e hanno influenzato profondamente il teatro occidentale. Sofocle ha saputo esplorare con profondità e sensibilità i temi del destino, della giustizia divina e delle conseguenze delle azioni umane, offrendo ai suoi spettatori ritratti indimenticabili di personaggi travolti dalle forze superiori del fato.

La vita di Sofocle

Sofocle nacque a Colono, un villaggio nei pressi di Atene, nel 496 a.C., in una famiglia benestante. Ricevette un’educazione privilegiata, studiando musica, poesia e ginnastica, e già da giovane dimostrò un grande talento. Nonostante le poche informazioni biografiche che abbiamo su di lui, sappiamo che Sofocle partecipò attivamente alla vita politica e religiosa di Atene, rivestendo incarichi importanti come quello di stratega e di sacerdote. Sofocle era molto stimato dai suoi contemporanei e visse durante un’epoca di grande splendore per Atene, al fianco di figure illustri come Pericle e Eschilo.

A differenza di Eschilo, che partecipò attivamente alle guerre persiane, Sofocle è ricordato soprattutto per la sua attività artistica, che gli valse innumerevoli premi nelle competizioni teatrali ateniesi. La sua prima grande vittoria avvenne nel 468 a.C., quando sconfisse Eschilo in un concorso tragico, inaugurando una carriera che sarebbe durata per più di sessant’anni. Durante questo periodo, Sofocle scrisse oltre 120 tragedie, ma solo sette di queste sono sopravvissute integralmente fino ai nostri giorni.

Sofocle morì intorno al 406 a.C., all’età di circa novant’anni, e la sua morte segnò la fine di un’era per la tragedia greca. Il suo contributo al teatro rimane fondamentale e le sue opere continuano a essere rappresentate in tutto il mondo.

Sofocle e la tragedia

Sofocle fu un innovatore nel campo della tragedia, apportando numerose innovazioni che trasformarono la forma drammatica e influenzarono profondamente i drammaturghi successivi. Uno dei suoi contributi più importanti fu l’introduzione di un terzo attore sul palco. Fino ad allora, la tragedia greca prevedeva la presenza di due soli attori che, con l’aiuto del coro, interpretavano tutti i ruoli. Grazie all’introduzione del terzo attore, Sofocle rese possibile una maggiore complessità narrativa e la presenza di più dialoghi e interazioni tra i personaggi.

Un’altra importante innovazione di Sofocle fu il rafforzamento dell’individualità dei personaggi. Mentre nei drammi di Eschilo i personaggi tendevano a essere figure simboliche o rappresentazioni astratte di valori e concetti, nelle opere di Sofocle i protagonisti sono esseri umani con conflitti interiori profondi, tratti psicologici complessi e destini ineluttabili. La figura del protagonista tragico, che lotta contro un destino inevitabile, diventa centrale nelle sue tragedie.

Sofocle attribuì anche un ruolo più ampio al fato e alla responsabilità personale. Nei suoi drammi, gli dei sono spesso distanti o silenziosi, mentre il protagonista è lasciato a confrontarsi con le conseguenze delle sue azioni e con il mistero del destino. Questa tensione tra volontà umana e forze divine è una delle caratteristiche distintive del teatro di Sofocle e riflette una visione del mondo in cui l’uomo, nonostante la sua grandezza, è soggetto a forze che non può controllare.

Inoltre, Sofocle perfezionò l’uso del coro, rendendolo meno centrale rispetto alle opere di Eschilo, ma comunque fondamentale per commentare l’azione, esprimere sentimenti e riflettere sui temi morali e filosofici dei drammi.

Le opere più importanti di Sofocle

Sofocle scrisse numerose tragedie, ma solo sette sono giunte fino a noi nella loro interezza. Tra queste, spiccano opere come Aiace, Filottete e Le Trachinie, che sono considerate capolavori del teatro classico.

In Aiace, Sofocle racconta la storia dell’eroe omonimo, che, dopo essere stato privato delle armi di Achille, cade vittima di un attacco di follia e compie atti disastrosi. Quando si rende conto della gravità delle sue azioni, Aiace sceglie di togliersi la vita. L’opera esplora temi come l’orgoglio e la dignità umana, evidenziando la tragica lotta dell’individuo contro il destino.

In Filottete, Sofocle affronta la questione dell’isolamento e del tradimento. Il protagonista, abbandonato dai suoi compagni a causa di una ferita infetta, è costretto a vivere su un’isola deserta. Quando gli eroi greci ritornano per chiedere il suo aiuto nella guerra di Troia, Filottete deve affrontare il conflitto interiore tra la vendetta e il perdono. Le Trachinie è incentrata sulla figura di Eracle e la sua sofferenza causata dal veleno di un mantello inviatogli dalla moglie Deianira. L’opera esplora il tema della gelosia e delle conseguenze non intenzionali delle azioni umane, ponendo al centro la fragilità degli eroi di fronte al dolore.

Ma le grandi opere di Sofocle non si limitano soltanto a questo.

Antigone

Antigone è una delle tragedie più celebri di Sofocle e rappresenta un dramma profondamente politico e morale. La storia si svolge a Tebe dopo la morte dei fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, uccisi l’uno per mano dell’altro in una lotta per il trono. Il nuovo re, Creonte, ordina che il corpo di Polinice, considerato un traditore, rimanga insepolto come monito per chiunque osi sfidare il potere regale.

Antigone, sorella di Polinice, si oppone fermamente a questo decreto, poiché considera il diritto di seppellire i morti un obbligo sacro che nessuna legge umana può infrangere. Decide quindi di disobbedire al re e di seppellire il fratello, sapendo che questo atto di ribellione le costerà la vita. La tragedia si sviluppa attorno al conflitto tra legge divina e legge umana, con Creonte che rappresenta il potere politico e Antigone la voce della coscienza morale.

L’opera esplora temi universali come il dovere familiare, l’autorità e la giustizia, ponendo domande sul limite del potere e sull’importanza del rispetto per i valori umani fondamentali. La figura di Antigone, disposta a morire per ciò in cui crede, ha ispirato generazioni di lettori e spettatori come simbolo di resistenza e integrità morale.

Edipo Re

Edipo Re è considerata da molti critici una delle più grandi tragedie mai scritte, non solo da Sofocle, ma in tutta la storia del teatro. La trama si basa sul mito di Edipo, re di Tebe, che inconsapevolmente uccide il padre e sposa la madre, compiendo così una terribile profezia che era stata predetta prima della sua nascita.

L’opera si apre con la città di Tebe afflitta da una pestilenza, e il re Edipo cerca disperatamente di scoprire la causa del male. Attraverso una serie di indagini, Edipo viene gradualmente portato a scoprire la terribile verità sulla sua origine e sui crimini che ha commesso. La tragedia culmina con la cecità volontaria di Edipo, che si acceca per punirsi e si esilia dalla città.

Edipo Re esplora profondamente i temi della fato e del libero arbitrio, con Edipo che cerca invano di sfuggire al destino che gli era stato imposto

, solo per ritrovarsi a compiere esattamente ciò che era stato predetto. Sofocle pone al centro della tragedia la domanda sull’ineluttabilità del destino e sulla responsabilità dell’individuo, offrendo una rappresentazione potente e drammatica della fragilità umana di fronte alle forze del destino.

Elettra

Elettra è un’altra delle opere più celebri di Sofocle e si concentra sul tema della vendetta familiare. La protagonista, Elettra, è consumata dall’odio per la madre Clitemnestra e il suo amante Egisto, che hanno ucciso suo padre Agamennone. Elettra vive in attesa del ritorno del fratello Oreste, l’unico che può vendicare il padre e ripristinare l’onore della famiglia.

La tragedia si sviluppa attraverso il conflitto interiore di Elettra, che è divisa tra l’amore per il padre e il desiderio di giustizia, e l’odio per la madre e per la situazione in cui si trova. Quando Oreste finalmente ritorna, il dramma si risolve in un atto di vendetta sanguinaria, con la morte di Clitemnestra ed Egisto.

In Elettra, Sofocle esplora il tema della giustizia personale e delle conseguenze della vendetta, mostrando come anche i legami familiari più stretti possano essere distrutti dall’odio e dalla sete di vendetta. Elettra è una figura tragica, incapace di trovare pace fino a quando non vede compiuto il suo desiderio di vendetta.