Salta al contenuto

Otto von Bismarck: biografia e pensiero politico

Il Cancelliere di Ferro fu primo ministro del Regno di Prussia e capo del governo della Confederazione Tedesca del Nord, nonché l'artefice della nascita dell'Impero

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Dal 1871 primo Cancelliere della storia dell’Impero tedesco, fu l’artefice di un sistema di alleanze in grado di isolare Francia, di contenere le dispute austriache con Russia e Italia, di mettere in pericolo il primato economico del Regno Unito e di rendere l’esercito della Germania il più potente in Europa. Seppur promotore di riforme in campo assistenziale, Bismarck – in politica interna – contrastò in tutti i modi l’avanzata dei socialisti.

Chi era Otto von Bismarck

Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen nacque nell’omonimo comune della Sassonia-Anhalt il 1° aprile 1815, da Karl Wilhelm Ferdinand, proprietario terriero ed ex ufficiale prussiano, e Wilhelmine Luise Mencken, proveniente da una famiglia appartenente all’apparato della burocrazia statale, e con la quale si trasferì a Berlino all’età di sette anni. Qui, trascorse infanzia e adolescenza frequentando ambienti altolocati e conoscendo i rampolli degli Hohenzollern, la casa regnante di Prussia, quindi, dal 1832 al 1833, studiò giurisprudenza a Gottinga, prima di tornare a Berlino, dove si laureò nel 1835, seppur con risultati tutt’altro che brillanti. Si approcciò all’amministrazione pubblica, a Potsdam e ad Aquisgrana, corteggiando al contempo due giovani inglesi, Laura Russell, nipote del duca di Cleveland, e Isabella Loraine-Smith, figlia di un ricco ecclesiastico: dal lavoro venne allontanato per i tanti debiti accumulati, con le ragazze non strinse niente di serio. Così, dopo aver prestato servizio militare per un anno come ufficiale nella Landwehr, alla morte della madre fece ritorno a Schönhausen per occuparsi delle proprietà ereditate. Intorno ai 30 anni, anche in virtù del forte legame con Marie von Thadden, abbracciò la fede pietista. Nel 1847, invece, si unì in matrimonio con una cugina della cara amica, Johanna von Puttkamer, conosciuta all’interno dei medesimi ambienti religiosi e dalla quale ebbe tre figli: Marie, Herbert e Wilhelm.

L’ascesa politica di Otto von Bismarck

La carriera politica di Bismarck iniziò quasi per caso: nel 1847, infatti, il re di Prussia Federico Guglielmo IV convocò a Berlino gli Stati provinciali in una Dieta riunita, ma il componente eletto degli Junker della sua provincia – cioè l’aristocrazia terriera – si dimise e venne chiamato al suo posto. Riuscì a mettersi in luce e, con la sua abilità oratoria, ‘conquistò’ i conservatori reazionari. Nell’anno successivo, durante la ‘primavera dei popoli’, si spese in un’inconcludente tentativo di controrivoluzione, ma in autunno, dopo lo scioglimento del parlamento radicale da parte del sovrano, venne eletto nella nuova assemblea legislativa. Nel 1850, dopo il ripristino della Confederazione germanica e il ruolo di subordinazione assegnato allo Stato prussiano rispetto a quello austriaco, seppur senza alcuna esperienza in campo diplomatico, rappresentò il proprio popolo alla Dieta di Francoforte e, nel 1851, divenne l’inviato ufficiale presso il governo federale. Nel 1859, però, con l’avvicendamento tra Federico Guglielmo IV e il fratello Guglielmo I, Bismarck venne etichettato come un reazionario accanito ed allontanato, col ruolo di ambasciatore a San Pietroburgo. Il re si ricredette presto, ma non al punto da avallare le sue pretese di essere posto a capo del governo: così, nel 1862, venne ‘riavvicinato’ a casa, mantenendo il proprio incarico, ma a Parigi. L’esperienza durò soltanto pochi mesi: il successo dei liberali alle elezioni, infatti, ‘costrinse’ Guglielmo I a richiamare Bismarck a Berlino, posto alla guida degli affari esteri. Il primo grande risultato ottenuto, nel 1863, fu quello di ridimensionare il ruolo dell’Austria all’interno della Confederazione: dapprima con la questione dei ducati danesi, che per sua insoddisfazione vennero divisi fra i due Stati, poi nella guerra austro-prussiana del 1866 (cui partecipò anche l’Italia), stravinta nella battaglia di Sadowa. Fu la fine della Confederazione germanica e la nascita di quella Tedesca del Nord a guida prussiana, con l’indipendenza degli Stati meridionali: il nuovo assetto venne accettato – tra accordi diplomatici e minacce – anche da Russia e Francia. Bismarck iniziò a lavorare sulla nuova Costituzione, approvata nel 1867, e si concentrò sulla creazione di un sentimento nazionale finalizzato all’unificazione della Germania. Ritenne propedeutica in tal senso una guerra con la Francia, che scoppiò nel 1870, al fine di coinvolgere i principi degli Stati meridionali: se fossero rimasti al fianco della Prussia, di fatto, sarebbero stati gli artefici dell’unità della Germania.

Otto von Bismarck primo Cancelliere della storia dell’Impero tedesco

Il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu incoronato imperatore di Germania a Versailles, il 28 febbraio Parigi capitolò, il 3 marzo 1871 in tutta la Germania venne eletto il primo parlamento tedesco e il 21 dello stesso mese Bismarck fu nominato Cancelliere (conservando anche le cariche di Primo ministro e ministro degli Esteri prussiano). Quindi, il 28, ricevette da Guglielmo I il titolo di principe dell’Impero tedesco e una proprietà a Friedrichsruh, che lo rese uno dei più grandi proprietari terrieri e di legname del Paese. Riunificata la Germania, il primo obiettivo di Otto fu quello di ‘ripulirla’ dai nemici interni, in primis il partito centrista Deutsche Zentrumspartei: nacque così il Kulturkampf, cioè la ‘Battaglia di civiltà’. La personale lotta contro la minoranza cattolica proseguì con una serie di norme promulgate tra il 1873 e il 1874, quali le Leggi di maggio (formazione e nomina degli ecclesiastici divennero sottoposte all’approvazione dello Stato), il matrimonio civile obbligatorio, la legge di espatrio (gli ecclesiastici disubbidienti furono minacciati del ritiro della cittadinanza) e la legge del paniere (il clero doveva rinunciare ai servizi dello Stato). Il risultato, però, non fu quello sperato, con una netta crescita dei partiti centristi e di sinistra alle successive elezioni. Convinto del ‘pericolo’ proveniente dal movimento socialdemocratico, il Cancelliere di Ferro – sfruttando l’attentato di un anarchico contro l’imperatore il 2 giugno 1878 – si riavvicinò, in politica interna, al partito di Centro, e, in quella estera, all’Austria e alla Francia, favorendo così, da una parte, l’entrata in vigore delle leggi antisocialiste e, dall’altra, l’emarginazione della Gran Bretagna, che permise alla Germania di formare – in pochissimo tempo – numerose colonie nel mondo: l’Africa tedesca del Sud-Ovest, il Camerun, la Nuova Guinea tedesca e l’Africa Orientale tedesca.

Il declino di Otto von Bismarck

Più per convenienza politica che per ideali filantropici, Bismarck, tra il 1881 e il 1889, promosse una serie di importantissime riforme sociali, come il primo sistema previdenziale al mondo, imitato poi da numerose altre potenze, e le assicurazioni contro le malattie, gli infortuni e la vecchiaia, ma anche la riorganizzazione militare a causa del nuovo inasprimento dei rapporti con la Francia: il riarmo fu appoggiato da papa Leone XIII e la risposta del Cancelliere fu quella di abrogare la maggior parte delle leggi anticlericali. Il 9 marzo 1888, però, morì Guglielmo I, sostituito – per soli tre mesi – dal figlio Federico III. Fu piuttosto l’incoronazione di Guglielmo II a sancire il declino del sistema bismarckiano. Otto cercò a più riprese di manovrare, raggirare e condizionare il giovane imperatore, il quale, tuttavia, scelse di non bagnare col sangue lo scontro sociale tra conservatori e socialisti e promulgò – il 4 febbraio 1890 – una serie di riforme, senza la firma di Bismarck. Un paio di settimane più tardi, le elezioni videro una vittoria schiacciante dei socialdemocratici e i ministri, ascoltati i suoi ‘piani’ di guerra civile e colpo di Stato, lo abbandonarono. Il Cancelliere tentò allora di formare una nuova coalizione con il Centro, invano: il 20 marzo, quindi, rassegnò le proprie dimissioni (sostituito da Leo von Caprivi) e, per i servigi resi alla nazione, venne ricompensato con la promozione a ‘colonnello generale con la dignità di Maresciallo’ e nominato Duca di Lauenburg. Ritiratosi a Varzin, in Pomerania, si trasferì, un mese dopo esser rimasto vedovo, nel novembre 1894, a Friedrichsruh, dove si dedicò alla stesura delle sue memorie fino al giorno della sua morte, il 30 luglio 1898.