Napoleone Bonaparte: chi era e cosa ha fatto
Napoleone Bonaparte è stato uno dei personaggi più influenti, studiati e controversi della storia moderna. La sua parabola personale – dall’umile origine corsa fino all’apice del potere imperiale, per poi cadere rovinosamente in esilio – coincide con un’epoca di straordinari rivolgimenti politici, militari e culturali. Nato nel cuore della Rivoluzione francese, Napoleone ne fu al tempo stesso figlio, artefice e seppellitore, capace di incarnarne gli ideali più profondi, ma anche di tradirli in nome dell’ordine e del potere.
Capire chi era Napoleone significa immergersi in un’epoca di trasformazione radicale dell’Europa: dalla fine dell’Ancien Régime alla nascita degli Stati moderni, passando per guerre epocali, riforme legislative e nuove idee politiche che avrebbero influenzato il mondo per i secoli successivi.
- Le origini e la formazione di un leader
- L’ascesa durante la Rivoluzione francese
- Il colpo di Stato del 18 brumaio e il Consolato
- L’Impero napoleonico e le guerre in Europa
- Il declino e le due cadute
Le origini e la formazione di un leader
Napoleone nacque ad Ajaccio, in Corsica, il 15 agosto 1769, appena un anno dopo l’annessione dell’isola alla Francia da parte della Repubblica di Genova. La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola nobiltà corsa, legata al movimento indipendentista guidato da Pasquale Paoli. Napoleone, tuttavia, ricevette una formazione tutta francese: fu mandato a studiare nelle accademie militari della madrepatria, dove si distinse per intelligenza, disciplina e un carattere risoluto e ambizioso.
Pur essendo considerato un “straniero” dai suoi coetanei, Napoleone maturò una visione profondamente razionale e laica del mondo, alimentata dalle idee dell’Illuminismo e dall’ammirazione per i grandi condottieri dell’antichità, come Alessandro Magno e Giulio Cesare. Entrò nell’esercito come sottotenente d’artiglieria, ma le occasioni per distinguersi arrivarono solo grazie al caos provocato dalla Rivoluzione del 1789, che abbatté l’antico ordine monarchico e aprì la carriera militare ai meritevoli, indipendentemente dalla nascita.
L’ascesa durante la Rivoluzione francese
La prima vera occasione per mettersi in luce fu la difesa di Tolone nel 1793, dove Napoleone contribuì in modo decisivo alla riconquista della città occupata dagli inglesi. Grazie al successo, fu promosso generale a soli 24 anni. Nel 1796, il Direttorio lo incaricò di guidare l’Armata d’Italia: una campagna che divenne leggendaria. In pochi mesi, attraverso manovre audaci e una straordinaria capacità organizzativa, sconfisse ripetutamente le truppe austriache e piemontesi, conquistando Milano e forzando la firma dell’armistizio di Campoformio.
Napoleone non fu solo un brillante stratega: sapeva parlare direttamente ai soldati, infondere entusiasmo, costruire la propria immagine pubblica con proclami e bollettini che esaltavano i suoi successi. La sua fama in patria crebbe rapidamente, trasformandolo da generale in eroe nazionale.
Nel 1798, con una spedizione in Egitto, tentò di colpire gli interessi britannici nel Mediterraneo. Anche se la flotta francese fu distrutta dall’ammiraglio Nelson nella battaglia del Nilo, Napoleone riuscì a tornare in Francia nel 1799, accolto come un salvatore in un momento di forte instabilità politica.
Il colpo di Stato del 18 brumaio e il Consolato
Approfittando della crisi del Direttorio e dell’appoggio dell’esercito, Napoleone organizzò un colpo di Stato il 18 brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799), rovesciando il governo e instaurando un nuovo regime: il Consolato. Formalmente, si trattava di una repubblica guidata da tre consoli, ma di fatto Napoleone concentrò tutto il potere nelle sue mani, come primo console.
Nei primi anni del Consolato, attuò importanti riforme interne: riorganizzò l’amministrazione statale, fondò la Banca di Francia, promosse l’istruzione pubblica, e soprattutto fece approvare il Codice Civile (1804), che uniformava le leggi sul territorio francese secondo i principi dell’uguaglianza giuridica, della proprietà privata e del merito.
Nel 1804, con il consenso del popolo attraverso un plebiscito, Napoleone si fece incoronare Imperatore dei Francesi nella cattedrale di Notre-Dame, in una cerimonia sfarzosa durante la quale si incoronò da solo, a sottolineare la sua indipendenza dal Papa e da qualsiasi autorità superiore.
L’Impero napoleonico e le guerre in Europa
Tra il 1805 e il 1811, Napoleone fu protagonista di una straordinaria serie di campagne militari che portarono la Francia al dominio quasi totale dell’Europa continentale. La sua più celebre vittoria fu la battaglia di Austerlitz (1805), contro l’alleanza austro-russa, che portò allo scioglimento del Sacro Romano Impero e alla nascita della Confederazione del Reno, sotto la protezione francese.
Impose re della sua famiglia sui troni di Spagna, Napoli, Olanda e Westfalia, riformò l’amministrazione degli Stati satelliti e diffuse ovunque i principi del Codice Napoleonico. Introdusse il Blocco Continentale per isolare economicamente la Gran Bretagna, ma questa misura si rivelò dannosa anche per l’economia francese.
La situazione cominciò a degenerare con la campagna di Spagna (1808-1814), dove scoppiò una guerriglia incessante sostenuta dagli inglesi. Ma fu soprattutto la campagna di Russia del 1812 a segnare l’inizio del tracollo: dopo aver conquistato Mosca, l’esercito francese fu costretto a una ritirata disastrosa durante l’inverno, con perdite spaventose a causa del freddo, della fame e degli attacchi nemici.
Il declino e le due cadute
Nel 1813, le potenze europee – tra cui Prussia, Austria e Russia – si unirono nella Sesta Coalizione e inflissero a Napoleone una pesante sconfitta nella battaglia di Lipsia, detta anche “battaglia delle Nazioni”. L’anno successivo, nel 1814, Parigi fu occupata e Napoleone fu costretto ad abdicare. Esiliato sull’isola d’Elba, riuscì a tornare sorprendentemente in Francia nel 1815, dove fu accolto con entusiasmo da parte del popolo e dell’esercito.
Comincia così il breve periodo dei Cento Giorni, durante i quali tentò di ricostruire il suo potere. Ma il 18 giugno 1815, nella battaglia di Waterloo, fu sconfitto definitivamente da una coalizione anglo-prussiana guidata dal Duca di Wellington.
Questa volta, fu mandato in esilio sull’isola di Sant’Elena, in mezzo all’Atlantico, dove visse in condizioni di isolamento fino alla morte, avvenuta il 5 maggio 1821, probabilmente per un tumore allo stomaco.