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La Seconda Guerra Persiana: origini, battaglie e riassunto

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La Seconda Guerra Persiana (480-479 a.C.) rappresentò un momento decisivo nella storia del Mediterraneo antico. Questo conflitto segnò l’apice dello scontro tra l’Impero Persiano, la potenza più vasta e organizzata del suo tempo, e le città-stato greche, comunità frammentate ma caratterizzate da un’eccezionale resilienza e da una crescente coesione culturale. Gli eventi che si susseguirono in quei due anni determinarono il futuro della civiltà greca e influenzarono profondamente l’evoluzione politica, culturale e militare dell’intero Occidente.

Origini dello scontro

Le tensioni tra l’Impero Persiano e le città-stato greche erano iniziate decenni prima, durante la Prima Guerra Persiana, e avevano radici nel sostegno greco alle colonie ioniche dell’Asia Minore, che si erano ribellate al dominio persiano. La sconfitta di Dario I a Maratona nel 490 a.C. non solo umiliò l’Impero Persiano, ma consolidò anche la fiducia delle poleis greche, in particolare di Atene.

Alla morte di Dario I, il figlio Serse I ereditò un regno vastissimo e decise di riprendere il progetto paterno di conquistare la Grecia, spinto dal desiderio di vendetta e dalla volontà di espandere ulteriormente i confini del suo impero. Serse pianificò una massiccia invasione, costruendo un esercito stimato in centinaia di migliaia di uomini e una flotta imponente. Per superare le difficoltà logistiche, fece scavare un canale presso il Monte Athos e costruire un ponte di barche sull’Ellesponto, dimostrando una straordinaria capacità organizzativa.

Di fronte a questa minaccia, le città-stato greche compresero la necessità di unire le forze. La Lega Ellenica, guidata da Sparta e Atene, rappresentò uno sforzo senza precedenti per contrastare l’invasione. Atene, sotto la guida di Temistocle, investì nella costruzione di una potente flotta di triremi, mentre Sparta, famosa per la sua disciplina militare, si preparò a guidare le forze terrestri.

La battaglia delle Termopili: un simbolo eterno

Nel 480 a.C., Serse avanzò verso la Grecia con un esercito che si diceva essere immenso. Il re spartano Leonida, con un contingente di circa 7.000 uomini, decise di affrontare l’esercito persiano al passo delle Termopili, un punto strategico dove il terreno stretto avrebbe ridotto il vantaggio numerico nemico.

Per due giorni, i Greci riuscirono a bloccare i Persiani, infliggendo pesanti perdite grazie alla superiorità della loro tattica e al coraggio delle loro truppe. Tuttavia, il tradimento di un pastore locale, Efialte, rivelò ai Persiani un sentiero che aggirava le difese greche. Circondato, Leonida ordinò alla maggior parte delle truppe di ritirarsi, mentre lui e i suoi 300 spartani, affiancati da altri alleati, rimasero a combattere fino alla morte. Questo sacrificio, sebbene non riuscì a fermare l’avanzata persiana, divenne un simbolo di eroismo e resistenza che ha attraversato i secoli.

La battaglia di Salamina: la svolta decisiva

Dopo aver superato le Termopili, l’esercito persiano avanzò in Attica, saccheggiando e incendiando Atene, che era stata evacuata. Tuttavia, la flotta greca, guidata da Temistocle, si ritirò strategicamente nelle strette acque tra l’isola di Salamina e la costa.

Con straordinaria abilità tattica, Temistocle inviò un messaggero a Serse, fingendo di essere disposto alla resa. Convinto di poter distruggere la flotta greca in un solo colpo, Serse ordinò alle sue navi di attaccare. Tuttavia, le strette acque di Salamina rendevano difficile la manovra delle imponenti navi persiane, che divennero facili bersagli per le più agili triremi greche.

La battaglia navale di Salamina, combattuta nel settembre del 480 a.C., si concluse con una schiacciante vittoria greca. La flotta persiana fu decimata, e Serse, temendo per la sicurezza del ponte sull’Ellesponto, decise di ritirarsi con gran parte delle sue truppe, lasciando un contingente sotto il comando del generale Mardonio per continuare la guerra.

La battaglia di Platea: la fine dell’invasione

Nel 479 a.C., le forze greche si radunarono per affrontare i Persiani rimasti sul suolo ellenico. L’esercito greco, guidato dallo spartano Pausania, si scontrò con quello persiano nella pianura di Platea, in Beozia. Questa battaglia vide un impressionante coordinamento tra le varie città-stato greche, con Sparta e Atene che combatterono fianco a fianco.

La superiorità tattica e il coraggio delle truppe greche portarono a una vittoria decisiva. Mardonio fu ucciso in battaglia e le forze persiane furono annientate o costrette alla fuga. Parallelamente, la flotta greca ottenne un’altra vittoria a Micale, ponendo fine all’invasione persiana e liberando le città greche dell’Asia Minore.

Le conseguenze della Seconda Guerra Persiana

La vittoria greca nella Seconda Guerra Persiana ebbe conseguenze profonde e durature. Atene, grazie al ruolo determinante della sua flotta, emerse come la principale potenza navale del Mar Egeo. Questo portò alla formazione della Lega Delio-Attica, un’alleanza di città-stato che consolidò l’egemonia ateniese e gettò le basi per l’età d’oro di Atene, caratterizzata da straordinari progressi in filosofia, arte e politica.

Sparta, pur avendo giocato un ruolo cruciale nella guerra, mantenne una politica più isolazionista, concentrandosi sulla difesa del Peloponneso e sulla propria supremazia terrestre. Le tensioni tra Atene e Sparta, esacerbate dalla competizione per l’egemonia greca, avrebbero portato, pochi decenni dopo, alla Guerra del Peloponneso.

Dal punto di vista culturale, le guerre persiane rafforzarono l’identità collettiva dei Greci, alimentando un senso di superiorità nei confronti dei “barbari" orientali. Questo periodo segnò l’inizio di una nuova fase di prosperità, in cui le idee greche si sarebbero diffuse in tutto il Mediterraneo.

La Seconda Guerra Persiana fu molto più di un semplice conflitto militare: rappresentò uno scontro tra due modelli di civiltà, uno orientato alla centralizzazione e all’impero, l’altro basato sulla frammentazione e sulla libertà delle città-stato. La vittoria greca non solo garantì l’indipendenza dell’Ellade, ma gettò anche le basi per lo sviluppo di una cultura che avrebbe influenzato profondamente l’intera civiltà occidentale.

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