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Atene: storia e società della città simbolo della democrazia

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Atene, una delle più importanti polis dell’antica Grecia, ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo della civiltà occidentale. Nota in tutto il mondo come la culla della democrazia, la città fu anche un faro di cultura, filosofia, arte e politica. La sua storia attraversa secoli di trasformazioni, dalle origini mitiche al dominio romano, passando per l’età dell’oro di Pericle e le guerre con Sparta. La società ateniese, articolata e complessa, fu il laboratorio in cui nacquero idee e modelli che ancora oggi influenzano il pensiero moderno.

Le origini e la crescita di Atene

Le prime tracce di insediamenti nell’area di Atene risalgono al periodo miceneo, intorno al XVI secolo a.C., quando l’Acropoli era probabilmente una cittadella fortificata. Con la fine della civiltà micenea e il successivo periodo oscuro, Atene riuscì a sopravvivere meglio di altre città, mantenendo una certa continuità culturale.

A partire dall’VIII secolo a.C., Atene iniziò a svilupparsi come una polis, ovvero una città-stato indipendente, e nel corso dei secoli successivi ampliò il proprio territorio e la propria influenza sull’Attica. Le prime forme di governo furono aristocratiche, dominate da poche famiglie nobili, ma con il tempo si fece strada un crescente bisogno di riforme.

Tra il VII e il VI secolo a.C., figure come Dracone e soprattutto Solone tentarono di riequilibrare la società ateniese attraverso importanti cambiamenti legislativi, cercando di limitare il potere dell’aristocrazia e di tutelare i cittadini più poveri.

La nascita della democrazia ateniese

Il punto di svolta avvenne nel 508 a.C., quando Clistene attuò una serie di riforme che segnarono la nascita della democrazia ateniese. Il nuovo sistema si basava su un’organizzazione dei cittadini in tribù e sulla creazione di organi collegiali come la Boule (Consiglio dei 500) e l’Ecclesia (Assemblea dei cittadini), che permettevano una partecipazione più ampia alla vita politica.

La democrazia ateniese raggiunse il suo apice nel V secolo a.C., durante l’età di Pericle, un periodo di grande prosperità economica e culturale. In questo contesto nacquero e si affermarono filosofi come Socrate, Platone e Aristotele, drammaturghi come Eschilo, Sofocle ed Euripide, e artisti che contribuirono allo splendore dell’Acropoli, con opere come il Partenone.

Tuttavia, la democrazia ateniese non fu esente da contraddizioni: escludeva le donne, gli schiavi e gli stranieri (meteci) dalla partecipazione politica, limitando di fatto la cittadinanza attiva a una minoranza.

Le guerre persiane e il dominio di Atene

Nel V secolo a.C., Atene fu protagonista delle guerre persiane, un conflitto epico che la vide opporsi, insieme ad altre poleis greche, all’impero achemenide. Le vittorie di Maratona (490 a.C.), Salamina (480 a.C.) e Plateia (479 a.C.) alimentarono il prestigio ateniese e posero le basi per la creazione della Lega Delio-Attica, una coalizione di città greche guidata da Atene.

Con il tempo, la lega si trasformò in un vero e proprio impero marittimo ateniese, che permise alla città di accumulare immense ricchezze e di finanziare la costruzione di opere pubbliche, templi e monumenti. Tuttavia, questa espansione accese i contrasti con Sparta, principale potenza terrestre greca, portando allo scoppio della Guerra del Peloponneso (431–404 a.C.).

Il declino di Atene e la fine dell’indipendenza

La lunga guerra con Sparta si concluse con la sconfitta di Atene, che nel 404 a.C. dovette arrendersi e accettare l’imposizione di un governo oligarchico, noto come i Trenta Tiranni. Sebbene la democrazia fu poi restaurata, Atene non tornò mai più ai fasti del secolo precedente.

Nel corso del IV secolo a.C., Atene mantenne un ruolo culturale di primo piano, ma perse progressivamente peso politico e militare. La definitiva perdita dell’indipendenza avvenne nel 338 a.C., con la battaglia di Cheronea, in cui le forze ateniesi e tebane furono sconfitte da Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno. Da quel momento, Atene entrò nell’orbita macedone e, più tardi, sotto il dominio di Roma, diventando una città prestigiosa ma ormai priva di potere.

La società ateniese: cittadini, meteci e schiavi

La società di Atene era stratificata e profondamente escludente. Alla base c’era il concetto di cittadinanza attiva, riservata esclusivamente ai maschi adulti ateniesi, nati da padre e madre ateniesi. Solo loro potevano partecipare alla vita politica, votare in assemblea, essere eletti alle cariche pubbliche o servire come giurati nei tribunali.

Accanto ai cittadini si trovavano i meteci, stranieri residenti ad Atene, spesso artigiani o mercanti, che avevano doveri fiscali ma non diritti politici. Nonostante la loro importanza economica, erano esclusi dalla sfera pubblica e non potevano possedere terre o partecipare all’Ecclesia.

Una parte consistente della popolazione era costituita dagli schiavi, privi di libertà e diritti. Utilizzati nei campi, nelle miniere, nelle case private e negli uffici pubblici, gli schiavi rappresentavano una risorsa essenziale per il funzionamento della società ateniese. Alcuni potevano essere istruiti o ricoprire ruoli specializzati, ma la loro condizione restava comunque di subordinazione assoluta.

Infine, le donne ateniesi, pur essendo libere, erano escluse dalla vita pubblica. Il loro ruolo era limitato alla sfera domestica, alla cura della casa e dei figli. Solo le donne appartenenti alle famiglie aristocratiche potevano avere un certo prestigio sociale, ma sempre in modo indiretto.