Salta al contenuto

Tecniche narrative: il punto di vista

Si tratta di una scelta fondamentale prima di iniziare a raccontare una storia, perché da essa dipenderà il livello di immedesimazione del lettore

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

In narrativa, il punto di vista è l’angolo di visuale da cui il narratore racconta la vicenda. La scelta del punto di vista è fondamentale quando si struttura una storia, perché in base a ciò può cambiare il livello di immedesimazione del lettore. È indispensabile capire quali sono le emozioni che la storia vuole veicolare e come, e quali sensazioni devono arrivare al lettore.

Il fattore principale da tenere in considerazione è la distanza dalla quale il narratore segue le vicende dei personaggi. Consapevolezza e focalizzazione sono due conseguenze di questo parametro.

Attenzione, però: il narratore è un’entità diversa dall’autore, che è colui che compone l’opera. E anche se talvolta possono coincidere, si tratta, solitamente, di una figura inventata dall’autore stesso per narrare la vicenda.

Il narratore stesso, poi, si distingue in “narratore esterno", che, generalmente in terza persona, racconta eventi a cui non ha preso parte, come nel caso, ad esempio, de “I Promessi sposi" di Manzoni, e in “narratore interno". Analizziamoli nel dettaglio.

Focalizzazione

Affinché si possa raccontare una storia è dunque necessario presumere di aver assistito i fatti e il passaggio immediatamente successivo implica l’adozione di un punto di vista da parte del narratore nella messa a fuoco degli eventi. Di qui il termine tecnico usato in narratologia di “focalizzazione", che a sua volta può essere di diverse tipologie.

Focalizzazione zero: la narrazione non è affidata al punto di vista dei personaggi, ma è il narratore stesso a descrivere le vicende, come se le osservasse dall’alto, libero di riferire le loro azioni, come le motivazioni del loro agire. È il caso del narratore onnisciente, perché conosce personaggi ed eventi, sia passati che futuri.

Venne la dispensa, venne l’assolutoria, venne quel benedetto giorno: i due promessi andarono, con sicurezza trionfale, proprio a quella chiesa, dove, proprio per bocca di don Abbondio, furono sposi. Un altro trionfo, e ben più singolare, fu l’andare a quel palazzotto; e vi lascio pensare che cose dovessero passar loro per la mente, in far quella salita, all’entrare in quella porta…". (I Promessi Sposi, Manzoni)

Focalizzazione esterna: la narrazione arriva da un punto di vista esterno alla vicenda narrata, perché il narratore stesso “ne sa meno" dei personaggi e si limita a registrare i fatti, come nel caso dei racconti che si riducono a puro dialogo o a una narrazione assolutamente oggettiva. È una focalizzazione che consente all’autore di esprimere in termini oggettivi la sua visione pessimistica di una società incapace di evolversi.

Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo. Del resto, ella lo vedeva soltanto il sabato sera, quando tornava a casa con quei pochi soldi della settimana; e siccome era “malpelo", c’era anche a temere che ne sottraesse un paio, di quei soldi: nel dubbio, per non sbagliare, la sorella maggiore gli faceva la ricevuta a scapaccioni". (Rosso Malpelo, Verga)

Focalizzazione interna: in questo caso la narrazione è portata avanti secondo il punto di vista di uno o più personaggi interni alla vicenda, dunque il narratore stesso “ne sa quanto" il personaggio che di volta in volta interpreta, spostando continuamente la propria focalizzazione. Una scelta che consente all’autore di raccontare la propria storia, osservandola da un punto di vista soggettivo.

Ma un giorno finalmente vennero a dirmi che mia moglie era stata assalita dalle doglie, e che corressi subito a casa. Scappai come un daino: ma più per sfuggire a me stesso, per non rimanere neanche un minuto a tu per tu con me, a pensare che io stavo per avere un figliuolo, io, in quelle condizioni, un figliuolo!
Appena arrivato alla porta di casa, mia suocera m’afferrò per le spalle e mi fece girar su me stesso:
– Un medico! Scappa! Romilda muore!
". (Il fu Mattia Pascal, Pirandello)

Punto di vista

Data dunque per assodata la classificazione dei vari tipi di focalizzazione, diventa possibile stabilire i vari punti di vista. Andiamo a scoprirne i principali.

Nel caso in cui per la narrazione venga scelta la prima persona singolare, ecco i possibili punti di vista.

Punto di vista unico: la narrazione dell’intero racconto avverrà in prima persona, esclusivamente orientata dal punto di vista del protagonista, in una sorta di immedesimazione tra il narratore stesso ed il suo personaggio principale. Per tutto il racconto, sarà l’io narrante a dominare, dunque le vicende si dipaneranno man mano che si svolgono.

Io sono guarito! Non solo non voglio fare la psico-analisi, ma non ne ho neppur di bisogno […] io sono sano, assolutamente […]. Io soffro bensì di certi dolori, ma mancano d’importanza". (La coscienza di Zeno, Calvino)

Punto di vista multiplo: la narrazione cambierà di volta in volta il punto di vista a seconda dei diversi personaggi chiamati in causa. Un tipo di scelta che conferirà maggior ritmo e offrirà al lettore la possibilità di partecipare, chiamandolo a confrontare i diversi punti di vista.

Punto di vista periferico: la narrazione sarà affidata ad un personaggio secondario, che fornirà una versione esterna e più imparziale dei fatti nel caso di un protagonista il cui punto di vista potrebbe essere viziato o inconsapevole delle proprie azioni.

Punto di vista inattendibile: questo tipo di narrazione si rivela solamente alla lettura, quando ci si rende conto che sarà impossibile distinguere tra illusioni del protagonista e realtà.

Punto di vista singolo: la narrazione è opera di una voce esterna alla storia, creata dall’autore per narrare le vicende.

Meno frequente e più complicata da portare avanti è la narrazione in terza persona singolare. Anche questa può essere adottata con differenti punti di vista.

Terza persona con punto di vista multiplo: questa scelta narrativa presuppone che i personaggi siano molto diversi tra loro e che portino visioni differenti, così da poter raccontare le vicende da angolazioni diverse. La difficoltà risiede nel fare in modo che sia sempre chiaro per il lettore attraverso gli occhi di quale personaggio stia seguendo la storia.

Terza persona onnisciente: in questo caso il narratore si trova completamente svincolato dai personaggi della storia ed è libero di fornire al lettore informazioni sul contesto, piuttosto che su avvenimenti futuri, ma anche commentare le vicende descritte. Una formula questa, tipica dei Poemi Omerici o, come visto nella focalizzazione zero, dei Promessi Sposi del Manzoni.

Terza persona oggettiva: la narrazione oggettiva si caratterizza per un’incapacità di analisi, perché la storia si dipana esclusivamente attraverso dialoghi e azioni. Non esistono spiegazioni, né la possibilità di entrare nella testa dei personaggi, perché il narratore fungerà semplicemente da testimone, registrando i fatti per come si presentano, senza fornire ulteriori deduzioni. È la tipica tecnica del racconto poliziesco, ma soprattutto lo stile di Ernst Hemingway.

Ora, nel buio, e senza luci in vista e senza chiarori, e soltanto col vento e la spinta regolare della vela, gli parve di essere già morto, forse. Congiunse le mani e si tastò le palme. Non erano morte e gli bastava aprirle e chiuderle per risuscitare il dolore della vita". (Il vecchio e il mare, Hemingway)

Ancor più raro, il ricorso alla seconda persona: in questo caso il narratore usa il “tu" e trasforma il lettore nel protagonista, garantendogli un pieno di sensazioni forti.

Sei in un night club e parli con una ragazza dalla testa rasata (…). Tutto sarebbe più chiaro se riuscissi a infilarti in bagno e prendere un po’ di polvere boliviana… il tuo cervello in questo momento è composto da plotoni di piccoli soldati boliviani". (Le mille luci di New York, McInerney)