Le citazioni di: Sofocle

Sofocle, celebre tragediografo dell'Antica Grecia

Sofocle nasce a Colono Agoreo nel 496 a.C. ed è considerato uno dei maggiori tragediografi e strateghi dell’Antica Grecia. Insieme a lui ci sono autori del calibro di Eschilo ed Euripide. Grazie al padre, ricco ateniese e proprietario di schiavi, riceve un’ottima formazione culturale e sportiva. La sua carriera come autore di tragedie inizia da giovane e viene coronata dal successo. Il primo riconoscimento arriva all’età di 27 anni, quando gareggia con Eschilo. Episodio che viene raccontato anche da Plutarco nella Vita di Cimone.

È amico di Pericle e si dedica alla politica, diventando un abile stratega. Ospita il simulacro del dio Asclepio nella sua casa di Atene, fino a quando non è pronto il santuario a lui dedicato. Questo gli fa guadagnare l’appellativo dèxios, che in greco vuol dire “colui che ospita”. Partecipa alla costituzione dei Quattrocento, un organismo di governo che dura solo quattro mesi. Sposa l’ateniese Nicostrata e dalla loro unione nasce Iofone. Dalla relazione con la sua amante Teoris, invece nasce Aristone.

Sofocle muore – probabilmente strozzato da un acino di uva durante un simposio – ad Atene nel 406 a.C. e la sua ultima tragedia, l’Edipo a Colono viene rappresentata postuma per onorarlo.

Il tragediografo greco può vantare la produzione di ben 123 opere, di cui ne restano soltanto sette: Aiace, Antigone, Trachinie, Edipo re, Elettra, Filottete e la già citata Edipo a Colono. Fra le tragedie perdute – completamente o in parte – ci sono Atamante, Euripilo, Niobe, Odisseo trafitto, Tereo e Tiro.

Viene considerato un innovatore perché scardina l’obbligo della cosiddetta trilogia legata. È lui il primo a inserire nella tragedia il terzo attore e ad aumentare i coreuti da 12 a 15. Si concentra molto sulle scenografie e dà una dinamicità alle sue storie che è oggetto di studio ancora oggi nelle scuole.

Approfondisce la psicologia dei personaggi e analizza la realtà in un modo inedito. Cerca di togliere l’enfasi ai suoi personaggi per restituirne la drammaticità. Le vite dei suoi eroi non sono giustificabili o spiegabili. Sono personaggi contraddittori e conflittuali, ma anche più umani e generosi. Non sono mai completamente vittime del fato, ma provano a contrastarlo. Destinati contemporaneamente alla dannazione e alla gloria.