Sylvia Plath è una poetessa e scrittrice americana e tra le autrici che più hanno contribuito allo sviluppo del genere della poesia confessionale. Nasce il 27 ottobre del 1932 a Boston e il suo talento è precoce, tanto da farle pubblicare una prima poesia all’età di soli 8 anni.
Il 5 ottobre del 1940 il padre muore a seguito di complicazioni per un diabete diagnosticato troppo tardi. La perdita del genitore segna la ragazza che continua a cercare nella scrittura una valvola di sfogo. Negli anni della giovinezza prova a pubblicare poesie e racconti su varie riviste americane, ma senza raggiungere un notevole successo.
Nel 1950 Sylvia entra nello Smith College con una borsa di studio, ma nel penultimo anno, il 26 Agosto 1953, tenta per la prima volta il suicidio. La scrittrice, per tutta la vita, è affetta da una grave forma di depressione ricorrente che si alterna a periodi di intensa vitalità.
Al tentativo di suicidio, segue il ricovero in un istituto psichiatrico dove conosce il medico che la segue fino alla morte, il dottor Ruth Beuscher. Uscita dal nosocomio, Plath si laurea con lode nel 1955 e ottiene una borsa di studio Fullbright per l’università di Cambridge in Inghilterra. Si trasferisce oltreoceano e pubblica alcune sue opere sul giornale studentesco Varsity.
A Cambridge conosce il poeta Ted Hughes in occasione di un party organizzato per la nascita di una rivista in cui l’uomo aveva pubblicato delle poesie delle quali Sylvia era rimasta particolarmente colpita. La loro è una storia tormentata, di cui Plath tiene traccia nei suoi diari. La coppia si sposa il 16 giugno del 1956 e parte in luna di miele tra Benidorm e Parigi e poi nel West Yorkshire dove abitano i genitori di Hughes.
Tra il 1957 e il 1959, Plath e Hughes vivono negli Stati Uniti e l’autrice insegna allo Smith College. Il lavoro da insegnante l’assorbe troppo e non le permette di scrivere, così lo lascia dopo un anno per farsi assumere come receptionist part time al reparto psichiatrico del Massachusetts General Hospital. Questa esperienza le ispira uno dei suoi racconti più famosi, Johnny Panic and The Bible of Dreams.
In questo periodo Sylvia segue dei seminari di scrittura creativa con Robert Lowell che influenzano molto il suo stile e conosce l’amica/rivale Anne Sexton e il poeta W.S.Merwin. Alla fine del 1959, i coniugi Plath-Hughes soggiornano a Yaddo, una famosa colonia per artisti, in cui Sylvia Plath fa uscire la sua vera voce poetica e scrive molte delle poesie che verranno poi contenute nella sua prima raccolta, Il colosso.
Rimasta incinta, la scrittrice torna in Inghilterra con il marito dove, nel 1960, nasce la prima figlia Frieda Rebecca. L’anno successivo, a seguito di un episodio di violenza da parte di Hughes, Sylvia subisce un aborto che racconta in una lettera al suo terapista. A questo evento, poi, l’autrice dedica anche varie poesie. Sempre nel 1961, la scrittrice termina anche il suo primo e unico romanzo: La campana di vetro.
Nel 1962 nasce il secondo figlio di Plath, Nicholas Farrar, ma poco dopo il matrimonio con Hughes termina, a causa della relazione che l’uomo intrattiene con un’altra donna. Sylvia affitta l’appartamento al 23 di Fitzroy Road dove aveva abitato uno scrittore da lei sempre amato, William Butler Yeats. Riprende a scrivere con estrema intensità e compone la seconda raccolta, Ariel, che verrà pubblicata postuma.
L’inverno tra il 1962 e il 1963 è duro a causa di problemi economici, solitudine e difficoltà a gestire i figli che sono spesso malati. Torna la depressione, mentre il 14 gennaio del 1963 viene pubblicato La campana di vetro con lo pseudonimo di Victoria Lucas. A un mese dalla pubblicazione del romanzo, l’11 febbraio Sylvia Plath si toglie la vita nel suo appartamento di Londra. Nel 1982, a Sylvia Plath viene attribuito il premio Pulitzer per la poesia, facendola diventare la prima poetessa a ottenere il riconoscimento dopo la morte.