Tommaso Moro è il nome italianizzato di Thomas More. Nasce a Londra il 7 febbraio 1478. È un umanista, scrittore e politico cattolico inglese. Viene beatificato nel 1886 e canonizzato da Papa Pio XI nel 1935. Occupa numerose cariche pubbliche, come quella di Lord Cancelliere sotto re Enrico VIII.
La sua carriera politica termina quando non accetta l’Atto di Supremazia del re sulla Chiesa e di disconoscere il primato del Papa. Gli viene riconosciuta la pena capitale con l’accusa di tradimento. Dal 1980 è riconosciuto martire della riforma protestante dalla Chiesa anglicana. Nel 2000 Papa Giovanni Paolo II lo proclama patrono dei governanti e dei politici cattolici.
Tommaso Moro conia il termine “utopia”, con cui battezza un’isola immaginaria con una società ideale, che descrive nella sua opera L’Utopia (1516).
Figlio di sir John More, è grande amico di Erasmo da Rotterdam, che gli dedica il suo Elogio della follia. Il loro rapporto si deteriora quando Moro difende la dottrina cattolica. Come consigliere e segretario di Enrico VIII, contribuisce a La difesa dei sette sacramenti, polemica contro Martin Lutero e il Protestantesimo. Contro la nuova riforma, cerca di mettere i bastoni fra le ruote alla produzione letteraria che diffonde la nuova dottrina.
Alcune voci parlano di maltrattamenti, da lui riservati, a eretici durante il periodo in cui è Lord Chancellor. Accuse sempre respinte dal diretto interessato, che ammette solo detenzioni a casa propria. Nonostante ciò, nella sua opera Apology parla di punizioni corporali soltanto in due occasioni.
Fa condannare di eresia sei uomini mentre è cancelliere, ma i critici contemporanei non sono tutti d’accordo sulle attività di Tommaso Moro in ambito religioso. Nonostante sia un grande oppositore della dottrina protestante, nel 1980 la Chiesa di Inghilterra lo aggiunge al Calendario dei Santi e degli Eroi, insieme a John Fisher, come martire della riforma. L’intellettuale muore a Londra il 6 luglio 1535 nella capitale inglese. È commemorato con una statua eretta alla fine del XIX secolo nella sua abitazione in Carey Street, a Londra.
L’Utopia è la sua opera più celebre. Si divide in due libri “città reale” e “città perfetta”. Rappresenta un’analisi politica ed economica della società inglese dell’epoca. Moro condanna la sanzione di pena capitale per il furto e sostiene che la questione possa essere risolta tornando al Medioevo o sviluppando un’industria manifatturiera per creare una economia mercantile. Ritiene però che nessuna delle due sia auspicabile e condanna la proprietà privata, proponendone l’abolizione. L’ideale è partire da beni materiali in maniera eguale: un sistema comunista insomma.