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Come fare l’analisi del periodo: regole, modelli ed esempi

Imparare a farla bene consente di capire il funzionamento della lingua italiana, ma anche per essere in grado di tradurre correttamente dalle altre lingue

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

L’analisi del periodo, può sembrare a prima vista un ostacolo insormontabile. Eppure, imparare a farla bene consente di capire il funzionamento della lingua italiana, ma anche per essere in grado di tradurre correttamente dalle altre lingue. Solo capendo davvero cosa sono principali e subordinate, relative e concessive, ci si riuscirà davvero a orientare.

Che cos’è l’analisi del periodo

Prima ancora di iniziare a definire i contorni dell’analisi del periodo, è fondamentale comprendere cosa sia un periodo. Ebbene, il periodo è “una frase complessa”, formata cioè da più proposizioni (frasi semplici) tra loro collegate.

  • Esempio di periodo: “Marco mi ha raccontato che ieri ha letto sul giornale una notizia interessante: un uomo si è gettato nel Tevere”.

Come si potrà subito notare, il periodo sopra riportato è composto da tre proposizioni: “Marco mi ha raccontato”, “Che ieri ha letto sul giornale una notizia interessante” e “Un uomo si è gettato nel Tevere”. Una frase semplice o proposizione dunque è formata da un unico predicato, sia esso verbale o nominale, mentre un periodo può presentare più di un predicato.

L’analisi del periodo è allora quella particolare analisi che individua le proposizioni che compongono un periodo, studiandole per identificare la funzione di ognuna. Per prima cosa quindi, davanti ad un periodo bisognerà definire quali siano le frasi che lo compongono e a quale tipologia appartengano.

I vari tipi di periodo e di proposizioni

Tanto i periodi, quanto le proposizioni vengono divise in gruppi di tipi differenti.

I periodi sono raggruppati in tre tipologie:

  • i periodi semplici
  • i periodi complessi
  • i periodi composti

Mentre le proposizioni si distinguono in:

  • proposizioni principali
  • proposizioni coordinate
  • proposizioni subordinate

Per ragioni di logica e praticità, converrà soffermarsi prima sulle frasi semplici e solo dopo sui tipi di periodo.

  • Principali: sono quelle che, avendo un significato autonomo, si reggono da sole. Per riconoscerle, sarà sufficiente estrapolarle dal periodo.

Ad esempio, nel periodo “Patrizia ha deciso che cosa vuole fare nella vita”, la principale è “Patrizia ha deciso”, perché è una frase che avrebbe un senso anche isolata dal contesto, mentre “che cosa vuole fare nella vita” non potrebbe reggersi senza la prima parte.

  • Coordinate: sono quelle che si legano alla principale mantenendone la stessa natura, introdotte da una congiunzione o da un segno di punteggiatura.

Ad esempio, nel periodo “Paolo ha chiamato e Chiara ha risposto”, “Paolo ha chiamato” rappresenta la proposizione principale, mentre “e Chiara ha risposto” è la coordinata tramite la congiunzione “e”.

  • Subordinate: sono quelle che dipendono da un’altra proposizione, che può essere indifferentemente la principale o una ulteriore subordinata.

Ad esempio, nel periodo “Giulio ha telefonato perché voleva sapere i compiti per casa”. “Giulio ha telefonato” è la proposizione principale, mentre “perché voleva sapere i compiti per casa” è la subordinata che ne dipende.

Fissato il modo in cui le proposizioni principali, coordinate e subordinate si identificano, ecco che possiamo passare ad analizzare le diverse tipologie di periodo.

  • Semplice: è un periodo composto da un’unica frase, con un unico predicato, che funge da principale.

Gli esempi sono banali e di facile comprensione: “Oggi mi sento bene”, “Ora sto riposando”, “Matteo ha comprato un libro”.

  • Complesso: è un periodo formato da una proposizione principale a cui si legano una o più subordinate

Ad esempio, nel periodo “L’interrogazione non è andata bene perché non avevo studiato abbastanza”. Alla proposizione principale “L’interrogazione non è andata bene”, si lega la proposizione subordinata “perché non avevo studiato abbastanza”.

  • Composto: è un periodo che presenta più proposizioni principali con l’aggiunta di subordinate.

Ad esempio, nel periodo “Ho chiamato Marco e gli ho chiesto perché non avesse ancora scritto l’articolo che gli avevo chiesto di preparare”, identifichiamo due proposizioni principali (“Ho chiamato Marco” e “e gli ho chiesto”, tra loro legate come proposizioni coordinate), e due subordinate (“Perché non avesse ancora scritto l’articolo” e “che gli avevo chiesto di preparare”.

I vari tipi di proposizioni subordinate

Definita natura e funzionalità delle proposizioni subordinate, occorre compiere uno step successivo, andandole ad identificarle nel dettaglio, operazione che renderà molto più semplice fare l’analisi del periodo.

  • Subordinata soggettiva: è una proposizione che funge da soggetto della proposizione principale.

Ad esempio, nella proposizione: “E’ bene che tu faccia i compiti”, è proprio “Che tu faccia i compiti” a fungere da soggetto del predicato “E’ bene”.

  • Subordinata oggettiva: è una proposizione che funge da complemento oggetto.

Ad esempio, nella proposizione “Ti ho detto che non si può andare avanti così”, è proprio “Che non si può andare avanti così” a svolgere la funzione di complemento oggetto di “Ti ho detto”.

  • Subordinata finale: è una proposizione che definisce lo scopo dell’azione indicata nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Ti ho chiamato perché avevo voglia di sentirti”, la seconda parte della frase risponde alla domanda “A quale scopo?”.

  • Subordinata relativa: è una proposizione introdotta da un pronome relativo e che funge da attributo.

Ad esempio, nella proposizione “Ho puntato su di te, che sei bravo coi numeri”, la seconda parte della frase si comporta come un attributo.

  • Subordinata temporale: è una proposizione che informa sul momento in cui viene svolta un’azione.

Ad esempio, nella proposizione “Devi muoverti prima che parta l’ultima corsa”, la seconda parte della frase risponde alla domanda “Quando?”, “Per quanto tempo?”.

  • Subordinata causale: è una proposizione che indica la causa dell’azione nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Non ti parlo più perché ti sei comportato male”, la seconda parte della frase risponde alla domanda “Per quale motivo?”.

  • Subordinata concessiva: è una proposizione subordinata che esprime qualcosa in contrasto con quanto espresso nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Malgrado sia molto stanco, verrò alla tua festa”, la prima parte della frase è introdotta da una congiunzione come “nonostante”, “sebbene”, “benché”, “anche se”.

  • Subordinata consecutiva: è una proposizione che esprime una conseguenza rispetto a quanto espresso nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Ho lavorato così tanto che adesso vorrei solo dormire”, la seconda parte della frase è introdotta da congiunzioni come “tanto che”, “così che”.

  • Subordinata modale: è una proposizione che ha la funzione di sostituire il complemento di modo.

Ad esempio, nella proposizione “Ho recitato come se non avessi alcuna paura”, la seconda parte della frase è introdotta da locuzioni come “come”, “come se” o “nel modo in cui”.

  • Subordinata condizionale: è una proposizione che indica la condizione da cui dipende il verificarsi di ciò che viene affermato nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Mi sentirei meglio se mi facessi un bel complimento”, la seconda parte della frase viene introdotta da “se”, “purché”, “qualora”, “a condizione che”.

  • Subordinata comparativa: è una proposizione che funge da complemento di paragone in rapporto alla principale.

Ad esempio, nella proposizione, “Sei molto più alto di quanto mi avessero detto”, la seconda parte della frase si rapporta direttamente alla principale.

  • Subordinata avversativa: è una proposizione che esprime qualcosa che è in contrapposizione con quanto sostenuto nella principale.

Ad esempio, nella proposizione “Tu mi hai tradito, mentre io ti sono rimasta sempre fedele”, la seconda parte della frase si contrappone alla reggente.

  • Subordinata strumentale: è una proposizione che definisce il mezzo con il quale si concretizza l’azione della reggente.

Ad esempio, nella proposizione “A furia di studiare, le cose si imparano”, la prima parte della frase è introdotta da locuzioni come “a furia di”, “a forza di”.

  • Subordinata interrogativa indiretta: è una proposizione che esprime una domanda indiretta.

Ad esempio, nella proposizione “Vorrei sapere chi ha rotto lo specchio”, la seconda parte della frase è introdotta da pronomi, aggettivi, congiunzioni o avverbi interrogativi.

La scaletta da seguire

Chiariti i punti fondamentali, si è pronti per procedere con l’analisi del periodo, ecco allora per concludere una scaletta delle operazioni da compiere che potrebbe risultare utile.

1. Cercare i predicati verbali. Se ci sono tre diversi predicati, significa che il periodo è composto da tre proposizioni; se i predicati sono due, da due, e così via. Una volta individuati i predicati sarà semplice dividere tra loro le proposizioni, tenendo presente che gli elementi di collegamento fanno parte delle proposizioni introdotte.

2. Individuare la proposizione principale. Non sarà dunque introdotta da nessun connettivo e che ha senso anche da sola.

3. Studiare le altre proposizioni, andando a circoscrivere coordinate e subordinate, seguendo lo schema proposto in precedenza.