La storia del primo laureato al carcere Pagliarelli di Palermo
Al carcere Pagliarelli di Palermo c'è un primo detenuto laureato mentre stava scontando la pena: diversi i poli penitenziari universitari in Sicilia
Prendere la laurea in prigione è una realtà sempre più concreta in Italia: sono diversi gli istituti penitenziari che prevedono dei poli al loro interno, per permettere ai detenuti di accedere a questo titolo di studio, mentre stanno scontando la loro pena in cella. Come è successo, ad esempio, al primo laureato presso il carcere Pagliarelli di Palermo: si tratta di un’opportunità di crescita per chi è stato condannato, come ha spiegato il neolaureato dopo aver conseguito la laurea.
Chi è il primo laureato del carcere di Palermo
Come riportato da ‘Adnkronos’, il primo laureato del carcere palermitano, N.C., è un giovane detenuto che ha ottenuto il 110 e lode, diventando Dottore in Urbanistica e Scienze della Città, un corso di laurea triennale del Dipartimento di Architettura. “Greentrification” era il titolo della sua tesi. La cerimonia di proclamazione si è tenuta dentro la casa circondariale, alla presenza della moglie, dei figli e di alcuni famigliari.
La sua è la prima laurea dopo la firma dell’accordo quadro del 25 febbraio del 2021, tra il rettore di Palermo Massimo Midiri e l’emerito professore Giovanni Fiandaca, che all’epoca era garante regionale per i diritti dei detenuti della Sicilia, per l’istituzione. Accordo che ha permesso la nascita di un polo universitario penitenziario.
Il garante comunale dei detenuti, Pino Apprendi, ha voluto diffondere la notizia, ringraziando in modo sentito i “professori che hanno accompagnato lo studente in questa stupenda storia e a tutto il personale dell’amministrazione penitenziaria che ha collaborato per arrivare all’obiettivo finale: un meritatissimo 110 e lode”.
La storia del neolaureato del carcere di Palermo
L’Agenzia di stampa ‘Adnkronos’ ha riportato le parole del neolaureato su cosa ha rappresentato per lui studiare mentre si trovava in cella: “Grazie allo studio non mi sono mai sentito annientato tra queste mura e sono riuscito a ritrovare la mia identità. Oggi, ai miei figli, porto un esempio positivo e posso impartire un’importante lezione: lo studio è fondamentale per costruire il proprio futuro, realizzare i propri sogni ed essere liberi”. L’uomo si è anche commosso dopo essere stato proclamato Dottore, come riportato dall’Agenzia di stampa. Il detenuto ha già detto che adesso vuole iscriversi anche alla Laurea magistrale.
La direttrice del carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano, Maria Luisa Malato, è orgogliosa di questo grande evento: “È il risultato di uno sforzo notevole che ha coinvolto due mondi, quello penitenziario e quello accademico, spesso distanti e caratterizzati da procedure difficili da conciliare. Oggi gioiamo perché dimostriamo che la collaborazione tra istituzioni non solo è possibile, ma necessaria per abbattere muri e steccati”.
Mentre Enrico Napoli, prorettore vicario dell’Università degli Studi di Palermo, ha poi sottolineato: “Esprimo profonda gratitudine e soddisfazione per questo importante risultato. Oggi è una giornata altamente simbolica perché permette di esprimere, nel migliore modo possibile, il ruolo positivo che l’istituzione universitaria svolge all’interno della società attraverso la diffusione della cultura e il trasferimento della conoscenza”.
I Poli Penitenziari Universitari in Sicilia
Come già accennato in precedenza, i Poli Universitari Penitenziari (PUP) sono nati in Sicilia a partire dal mese di marzo del 2021. Il polo di Unipa ha già ottenuto una cinquantina di iscrizioni: non solo nuove immatricolazioni, ma anche passaggi ad anni successivi al primo. Sono nove i dipartimenti coinvolti, insieme a diversi orientatori, tutor senior e studenti tutor, che sono coordinati dall’Area didattica e Servizi agli studenti con il supporto del Centro orientamento e Tutorato.
In Italia il progetto è iniziato più di 20 anni fa e poi si è diffuso anche in altre sedi universitarie: oggi riguarda più di 40 atenei che operano in più di 80 carceri italiani.