
Sempre più studenti italiani scelgono l'università all'estero
Dopo la maturità, sempre più giovani proseguono la loro formazione accademica preferendo iscriversi alle università europee invece di quelle italiane
Sono sempre di più gli studenti italiani che, una volta preso il diploma, decidono di guardare alle università olandesi, tedesche, francesi, irlandesi o di altre località europee, invece che iscriversi negli atenei italiani. La fuga di cervelli sta cominciando ancora prima della fine del percorso di studi con diversi giovani che preferiscono completare la loro formazione accademica all’estero.
I dati sugli universitari italiani all’estero
Il Sole 24 ore riporta che secondo i dati Eurostat, nel 2021 erano circa 17 mila i giovani italiani impegnati in corsi di laurea triennale o master all’estero. Le cifre in questi quattro anni mostrano però una rapida crescita. Secondo Erudera, nel 2024 gli universitari iscritti a percorsi accademici oltre i confini italiani sono stati già più di 77 mila.
Tra le località in cima alla classifica delle destinazioni scelte si trova il Regno Unito, con oltre 14 mila studenti italiani iscritti.
Diversi studenti guardano anche alla Spagna e alla Germania, mete già note per essere ampiamente scelte dagli universitari nostrani per il progetto Erasmus.
I motivi del trasferimento degli italiani all’estero
Tra i motivi che sembrano spingere i giovani italiani a guardare agli atenei all’estero ci sarebbero i bassi costi d’iscrizione e la possibilità di seguire corsi in inglese.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, “se Oxford e Cambridge infatti richiedono circa 30 mila sterline l’anno, e i college americani oscillano tra i 40 e i 60 mila dollari, molti atenei europei rappresentano un’alternativa di qualità con rette decisamente più accessibili”.
Alcune opzioni, per esempio, sono rappresentate dal Trinity College di Dublino, che propone corsi triennali a 3 mila euro l’anno, oppure dalle università di Amsterdam e Delft i cui costi si aggirano sui 2.500 euro.
In Germania, in media, si pagano circa 700 euro di tasse universitarie, mentre nei Paesi nordici, in particolare in Danimarca, la formazione accademica è gratuita per i cittadini europei, con la possibilità di ottenere un sussidio per chi lavora part-time durante gli studi.
La diffusione di corsi in inglese in Paesi Bassi, Germania, Irlanda e Scandinavia risolve il problema dello scoglio linguistico per gli studenti italiani che già conoscono l’idioma più diffuso al mondo.
Altro elemento che rende l’estero appetibile riguarda l’approccio didattico basato meno sulla teoria e più su laboratori, progetti di gruppo, stage integrati nel curriculum e orientamento concreto al mercato del lavoro.
Dove si iscrivono gli italiani e gli effetti della Brexit
Come detto, il numero più alto di universitari italiani all’estero è nel Regno Unito. Questa meta è seguita da Austria con 9 mila giovani provenienti dal Bel Paese e Germania con 8 mila.
La Spagna accoglie più di 6 mila studenti italiani, mentre i Paesi Bassi, noti per i loro atenei innovativi e fortemente internazionalizzati, ne ospitano poco più di 4.500.
La Brexit, avendo modificato l’accesso alle università britanniche, ha reso studiare nel Regno Unito più complesso perché ora bisogna richiedere una Student Visa per soggiorni superiori ai sei mesi, dimostrando la disponibilità economica per coprire le spese di permanenza.
Le università inglesi, tuttavia, continuano ad attrarre, grazie al loro prestigio e all’ampia offerta formativa.
Ma quali sono i corsi più richiesti? Secondo quanto riporta il Sole 24 ore, business, management e ingegneria restano tra le facoltà più scelte dagli italiani che vanno all’estero, seguite da scienze politiche, biotecnologie, design e comunicazione.