
Studenti di medicina: le università italiane non hanno spazio
Da un paio di mesi i rettori di alcune università stanno cercando di capire dove sistemare tutti gli studenti che si iscriveranno a Medicina
La Riforma di Medicina ha abolito il test d’ingresso in fase d’iscrizione, la selezione avverrà dopo aver frequentato il primo semestre. Questo comporterà un notevole aumento del numero di nuovi studenti iscritti alla facoltà rispetto agli anni precedenti. Già quando era stata approvata la riforma, nel marzo di quest’anno, molti rettori avevano avvertito il governo delle difficoltà a cui le università sarebbero andate incontro, in particolare sulla mancanza di spazi adeguati per accogliere tutti gli studenti.
La stima degli studenti che si iscriveranno a Medicina
Fino all’anno accademico 2024/2025, chi voleva iscriversi a medicina, odontoiatria o veterinaria doveva superare un test d’ingresso. Dall’anno 2025/2026, questa selezione è stata posticipata a dopo la fine del primo semestre, questo significa che da settembre tutti gli aspiranti studenti di una delle facoltà citate avranno la possibilità di frequentare le lezioni.
Lo scorso anno si iscrissero ai test circa 72mila studenti dei quali furono selezionati poco più di 20mila che poi hanno effettivamente frequentato i corsi.
Se per l’anno accademico 2025/2026 verranno confermati i numeri del 2024, significherebbe che gli atenei devono prepararsi ad accogliere circa 50mila persone in più rispetto al passato. Da qui nasce il problema su dove mettere questa mole di giovani pronta ad assistere alle lezioni. Non tutte le università hanno abbastanza spazi e aule di grandi dimensioni per contenere centinaia di studenti in più.
Cosa faranno le università per contenere tutti gli studenti
A seguito delle novità introdotte dalla Riforma di Medicina, la maggior parte delle università sembra andare nella direzione della didattica a distanza. Tra le varie ipotesi, l’università di Bologna aveva anche pensato di affittare un cinema dove tenere le lezioni, ma l’ipotesi è poi stata scartata per andare incontro ai fuorisede.
A La Repubblica Elisabetta Poluzzi, coordinatrice del corso di laurea di medicina a Bologna, ha detto che la didattica a distanza è stata scelta con un po’ di dispiacere, sia per una questione di spazi, sia perché “l’abbiamo ritenuto più corretto nei confronti dei fuorisede: trovare casa a Bologna è difficile e oneroso, figurarsi doverla cercare per due mesi e mezzo”. A Bologna le lezioni saranno online, sei ore al giorno fino alla fine di ottobre.
Alla Sapienza di Roma si prevede che gli iscritti al primo semestre saranno almeno 4.000, mentre oltre 1.500 all’università Tor Vergata.
Quest’ultima avrebbe scelto una modalità mista con gli studenti che potranno scegliere se seguire le lezioni in presenza oppure online, rimanendo a casa ed evitando di sostenere i costi dell’affitto, se fuorisede. Anche alla Sapienza sarà data la possibilità di seguire le lezioni a distanza, anche se si stanno cercando spazi adeguati per ospitare il maggior numero di persone possibili.
All’università di Pisa le lezioni potranno essere seguite sia in presenza che online, ma verranno organizzati turni per l’accesso alle aule, così come accadrà all’università di Firenze.
La richiesta del Mur alle Università
Intanto, con una nota, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha chiesto agli atenei di “aumentare del 10% il loro potenziale formativo”. Il Mur definisce “opportuno” che le università statali sedi del Corso di laurea a ciclo unico in Medicina e Chirurgia (LM-41), valutata la numerosità massima di studenti prevista dalla normativa vigente aumentino i posti disponibili per le immatricolazioni all’anno accademico 2025/26, che come abbiamo raccontato più volte non sarà più preceduto da un test d’ingresso, entro “un massimo del 10% rispetto agli iscritti ai corsi di laurea nell’anno precedente (compatibilmente alla disponibilità di spazi e docenti di riferimento)”.