
Le università private non servono? È polemica, risponde Burioni
"Le università private non servono", ha detto l'europarlamentare Matteo Ricci accendendo la polemica: la risposta del virologo Roberto Burioni
“Le università private non servono“. È polemica intorno alla dichiarazione di Matteo Ricci, europarlamentare e candidato presidente della Regione Marche del Partito democratico. All’aspirante governatore marchigiano è arrivata, a mezzo social, la risposta del virologo Roberto Burioni.
- Cosa ha detto Matteo Ricci sulle università private
- La risposta di Burioni a Ricci sulle università private
- La polemica di Burioni sui social
Cosa ha detto Matteo Ricci sulle università private
Matteo Ricci ha iniziato la sua campagna elettorale in vista delle elezioni regionali nelle Marche. Intervistato da Il Resto del Carlino, ha anche parlato di università. Nel merito ha dichiarato: “Chiuderò alle università private perché abbiamo bisogno di rafforzare gli atenei marchigiani. Risorse e supporto saranno per loro. Le università private non servono – ha aggiunto -, non si formano i medici negli atenei a pagamento. Anche l’istruzione medica deve essere per tutti, non solo per i ricchi“.
La risposta di Burioni a Ricci sulle università private
Le parole di Ricci sulle università private hanno fatto polemica. Tra i critici c’è il virologo Roberto Burioni, che ha postato una sua riflessione in merito sulla sua pagina Facebook parlando anche della sua esperienza personale. Il medico, infatti, si è laureato in Medicina in un ateneo privato, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e attualmente insegna Microbiologia e Virologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (anch’essa privata), dove ricopre il ruolo di direttore della scuola di specializzazione.
“Ho in grande stima Matteo Ricci, al quale mi lega anche una amicizia personale. Però questa sua dichiarazione ‘le università private non servono’ proprio non la capisco”, ha scritto Burioni su Facebook.
“A Milano – ha proseguito – la Bocconi, la Cattolica, l’Humanitas, il San Raffaele e altri atenei privati convivono con le Università Statali creando un clima di eccellenza e sana competizione, formando ottimi professionisti e non sottraendo risorse agli atenei pubblici“.
E ha aggiunto: “Non credo che se si chiudessero gli atenei privati (che si mantengono con le rette degli studenti) gli atenei statali milanesi ‘si rafforzerebbero’ e certamente verrebbero formati molti meno professionisti”.
Piuttosto, ha continuato Burioni sui social, “le Marche hanno ottime università (io conosco bene Urbino e soprattutto Ancona, avendoci insegnato 4 anni) che non temono certamente la concorrenza di nuovi soggetti e devono essere valorizzate non ostacolando eventuali ‘competitors’ ma creando le condizioni perché possano sprigionare al meglio le loro grandissime potenzialità, secondo me non completamente espresse e comprese dalla classe politica. Lo dico da sempre: Urbino potrebbe essere una piccola Oxford, ma molto più bella”.
Prima di insegnarci tra il 2000 ed il 2004, Roberto Burioni ha infatti conseguito la specializzazione in Allergologia e Immunologia clinica proprio all’Università politecnica delle Marche.
Il virologo ha concluso il suo intervento social con un post scriptum: “PS: Ricordo che molte università private (tra le quali il San Raffaele) sono istituzioni non-profit, con tutto quello che ne consegue”.
La polemica di Burioni sui social
Tuttavia, anche il post di Burioni ha ricevuto critiche da parte dei follower. Per questo ha deciso di chiudere i commenti.
“Cari lettori – ha commentato il medico -, vedo in molti un astio ideologico contro le università private, che – vi ricordo – si finanziano con le rette degli studenti (ricevono dallo Stato 62 milioni a fronte degli oltre 10 miliardi delle statali) ed esistono in tutti i paesi liberi e democratici”.
Burioni ha aggiunto: “A tutti quelli che si chiedono perché la gente spende oltre 18mila euro all’anno di retta per frequentare il San Raffaele (e magari pensa che regaliamo la laurea) faccio presente che dopo la laurea i medici sostengono un esame STATALE uguale per tutti“.
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