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Il Fedone: analisi e spiegazione dell'opera di Platone

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il “Fedone” è uno dei dialoghi più importanti di Platone, in cui viene trattato il tema della morte e dell’immortalità dell’anima. L’opera si svolge nel giorno della condanna a morte di Socrate e racconta gli ultimi momenti della sua vita, in cui il filosofo discute con i suoi discepoli sulla natura dell’anima e sul suo destino dopo la morte. Attraverso questo dialogo, Platone affronta una delle questioni fondamentali della sua filosofia: il dualismo tra anima e corpo, e la convinzione che la vera conoscenza possa essere raggiunta solo quando l’anima si separa dal corpo.

Il Fedone: di cosa tratta l’opera

Il “Fedone” si apre con la descrizione della scena finale della vita di Socrate, che si trova in prigione, circondato dai suoi amici e discepoli. L’opera è narrata da Fedone, uno degli allievi di Socrate, che racconta ciò che è accaduto durante quel giorno a coloro che non erano presenti. L’argomento principale del dialogo è la morte e il significato della separazione dell’anima dal corpo. I discepoli di Socrate sono angosciati dalla sua condanna imminente, ma il filosofo li invita a considerare la morte non come una disgrazia, bensì come una liberazione dell’anima dalla prigione del corpo.

Socrate espone diverse argomentazioni per dimostrare che l’anima è immortale e che la morte non deve essere temuta. Tra queste, vi è la teoria della reminiscenza, secondo cui la conoscenza che l’anima possiede non è acquisita attraverso l’esperienza sensibile, ma è un ricordo di ciò che essa ha contemplato prima di incarnarsi nel corpo. L’anima, infatti, avrebbe vissuto nel mondo delle idee prima di entrare nel corpo, e la conoscenza che l’uomo può ottenere in vita non è altro che un richiamo di queste verità eterne.

Socrate introduce anche l’argomento della semplicità dell’anima: essendo immateriale e priva di parti, l’anima non può essere soggetta alla corruzione e alla dissoluzione come lo è il corpo. L’anima, quindi, essendo semplice e indivisibile, non può morire, ma sopravvive alla distruzione del corpo. Un altro argomento che Socrate presenta è l’argomento ciclico, secondo cui la vita e la morte sono parte di un ciclo naturale: così come i vivi provengono dai morti, anche i morti devono tornare a vivere. Questo ciclo infinito garantisce la continuità dell’esistenza dell’anima.

Durante il dialogo, Socrate discute anche del rapporto tra filosofia e morte. Secondo lui, il vero filosofo trascorre tutta la vita a prepararsi per la morte, poiché la filosofia è un esercizio di purificazione dell’anima dai legami del corpo e dai desideri materiali. Solo attraverso questa purificazione l’anima può elevarsi e raggiungere la conoscenza vera, cioè la contemplazione delle idee. La morte, quindi, è vista come il momento in cui l’anima può finalmente liberarsi dal corpo e accedere al mondo delle idee in modo completo e definitivo.

Cosa voleva comunicare Platone con il Fedone

Con il “Fedone”, Platone intende affrontare una delle questioni più importanti della sua filosofia: il rapporto tra anima e corpo e il destino dell’anima dopo la morte. Attraverso il personaggio di Socrate, Platone espone la sua visione dell’anima come una realtà immortale, distinta dal corpo e destinata a un’esistenza eterna. La morte non è quindi la fine di tutto, ma una trasformazione che permette all’anima di tornare al suo stato originario di purezza e conoscenza.

Uno dei messaggi fondamentali che Platone vuole comunicare è che la vita terrena non è altro che un passaggio temporaneo, durante il quale l’anima è imprigionata nel corpo e deve cercare di liberarsi attraverso la filosofia. La vera conoscenza non può essere raggiunta attraverso i sensi, che sono ingannevoli, ma solo attraverso la ragione e l’esercizio filosofico. In questo contesto, la morte è vista come una liberazione dell’anima dai vincoli del corpo, permettendole di contemplare direttamente il mondo delle idee.

Il dialogo riflette anche il concetto di dualismo platonico, secondo cui il mondo sensibile, accessibile ai sensi, è solo una copia imperfetta del mondo intelligibile, dove risiedono le idee eterne. L’anima appartiene a questo mondo superiore, mentre il corpo è parte del mondo materiale e imperfetto. La missione del filosofo, e quindi dell’anima, è quella di trascendere il mondo sensibile e accedere al mondo delle idee. In questo senso, la filosofia non è solo un mezzo per conoscere, ma anche un esercizio spirituale che prepara l’anima alla morte.

Attraverso il “Fedone”, Platone intende anche fornire una riflessione sul valore della virtù e della giustizia. Socrate, che accetta la sua condanna a morte senza paura o risentimento, incarna l’ideale del saggio che vive una vita giusta e virtuosa, consapevole del fatto che la morte non è da temere. La serenità con cui Socrate affronta la morte è un esempio del tipo di atteggiamento che, secondo Platone, il vero filosofo deve avere nei confronti della vita e della morte. La ricerca della verità e del bene è l’unico obiettivo che conta, e una volta raggiunta questa consapevolezza, la morte diventa solo una parte naturale del percorso dell’anima verso la sua destinazione finale.