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Il mito di Eros di Platone: racconto e spiegazione

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il mito di Eros, raccontato da Platone nel Simposio, è una delle più profonde riflessioni sull’amore nella storia della filosofia. Attraverso la figura di Eros, Platone esplora il desiderio umano non solo come impulso fisico, ma come spinta verso la conoscenza e la bellezza, un mezzo per avvicinarsi al divino. Il mito viene esposto attraverso il discorso di Diotima, una sacerdotessa che insegna a Socrate la natura e la funzione dell’amore, mostrando come Eros sia una figura che rappresenta l’aspirazione umana a trascendere il mondo sensibile e raggiungere l’assoluto. Eros, per Platone, non è solo una divinità, ma un simbolo delle forze contrastanti che spingono l’anima verso il bello e il buono.

Il mito di Eros: il racconto

Nel Simposio, Platone presenta una serie di discorsi sull’amore, ma è attraverso la figura di Diotima che viene svelato il mito di Eros e la sua vera natura. Diotima descrive Eros come un’entità intermedia tra il mondo divino e quello umano, un daimon (spirito) che non è né completamente divino né completamente mortale. Questo aspetto di Eros lo rende una figura peculiare: egli non è un dio onnipotente, ma un essere che partecipa sia del mondo immortale sia di quello mortale, rappresentando il desiderio e la mancanza.

Secondo il racconto di Diotima, Eros nasce dall’unione di Poros (l’abbondanza) e Penia (la povertà) durante il banchetto per la nascita di Afrodite. Poros, simbolo di risorse e ricchezza, rappresenta l’abbondanza delle possibilità, mentre Penia, la povertà, incarna la mancanza e il bisogno. Questa doppia origine spiega la natura ambivalente di Eros: egli è sempre in bilico tra la pienezza e il vuoto, tra il possedere e il desiderare. Eros non è mai completamente soddisfatto, ma è sempre alla ricerca, mosso da un desiderio inesauribile di conoscenza e bellezza.

Eros, dunque, non è il dio dell’amore perfetto, ma il simbolo del desiderio che spinge l’uomo a cercare ciò che gli manca. Diotima descrive questo desiderio come un processo ascendente, che comincia dall’amore per i corpi e conduce, passo dopo passo, all’amore per le anime e per la sapienza. L’amore, in altre parole, non si limita alla sfera fisica, ma si trasforma in una forza che spinge l’individuo verso la conoscenza e la contemplazione del Bello in sé.

Diotima spiega che il vero scopo di Eros è quello di guidare l’anima umana attraverso un percorso di ascesa. Si parte dall’amore per la bellezza fisica di un singolo individuo, per poi passare all’amore per la bellezza in tutti i corpi, e da qui all’amore per la bellezza dell’anima e delle virtù. Infine, si arriva alla contemplazione del Bello assoluto, un’idea eterna e immutabile, che rappresenta la verità e il bene supremo. In questo processo, l’amore diventa il mezzo attraverso il quale l’anima si eleva dal mondo materiale al mondo delle idee, realizzando la sua natura più alta.

Il mito di Eros: la spiegazione

Il mito di Eros, nella visione di Platone, ha un significato profondamente filosofico e rappresenta un’allegoria del desiderio umano di raggiungere la conoscenza e la perfezione. Per Platone, Eros incarna la spinta esistenziale che anima ogni essere umano, il desiderio di colmare la propria incompletezza attraverso il raggiungimento di ciò che è bello e buono. Questo desiderio non riguarda soltanto l’amore romantico o fisico, ma è una forza più ampia che si esprime in ogni forma di ricerca del sapere, della virtù e della verità.

Eros, in quanto figlio di Poros e Penia, rappresenta la condizione umana di contraddizione. L’essere umano è per sua natura un essere incompleto, che desidera sempre ciò che gli manca. La povertà (Penia) indica che l’uomo non ha mai tutto ciò di cui ha bisogno, ma l’abbondanza (Poros) significa che egli ha la capacità e le risorse per cercare di colmare queste mancanze. Eros è quindi il simbolo della tensione tra ciò che si ha e ciò che si desidera, tra l’ignoranza e la conoscenza, tra il mondo sensibile e il mondo delle idee.

Per Platone, Eros è anche un mediatore tra il mondo mortale e quello divino. L’amore è ciò che permette all’uomo di trascendere la propria condizione materiale e avvicinarsi al divino. Attraverso l’amore per il bello, l’anima può iniziare un viaggio di elevazione che la porterà alla scoperta delle idee eterne. Il vero amore, dunque, non è semplicemente il desiderio fisico, ma un impulso che spinge l’anima verso l’immortalità e la saggezza.

Questo processo di ascesa, descritto da Diotima, è conosciuto come la scala d’amore. L’anima parte dal livello più basso, quello del desiderio sensuale, per poi salire gradualmente fino alla contemplazione del bello in sé. Questa scala non è solo un movimento verso la bellezza fisica, ma anche un cammino di purificazione e perfezionamento morale. L’amore diventa il mezzo attraverso il quale l’individuo può liberarsi dalle sue passioni e desideri terreni, per raggiungere uno stato di conoscenza superiore.

Il mito di Eros è anche strettamente legato alla teoria platonica delle idee. Per Platone, il mondo sensibile è solo una copia imperfetta del mondo delle idee, e il vero bene si trova solo in questo regno immutabile. L’amore per la bellezza fisica è solo il primo passo verso la comprensione del bello in sé, che è l’essenza stessa della verità e della bontà. Eros, quindi, è il motore che spinge l’anima a cercare di superare il mondo sensibile e ad arrivare alla verità.

In questo contesto, il mito di Eros diventa un’allegoria della filosofia stessa. Così come Eros è sempre in bilico tra il divino e il mortale, tra il possesso e il desiderio, così la filosofia è la ricerca continua della verità, una tensione costante verso qualcosa che non si può mai possedere completamente. Il filosofo è colui che, come Eros, è consapevole della propria ignoranza e desidera colmarla attraverso la conoscenza. Questo rende l’amore un elemento essenziale della vita filosofica: non si tratta solo di amore per gli individui o per il mondo, ma di un amore che spinge l’anima verso l’eternità e il bene.