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Essere per la morte e autenticità: l'esistenza per Heidegger

La società moderna, secondo Heidegger, tende a occultare la consapevolezza della morte, relegandola a un evento marginale e impersonale

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Martin Heidegger è senza dubbio una delle figure più influenti e complesse della filosofia contemporanea. Il suo pensiero ha rivoluzionato il modo di concepire l’esistenza umana, ponendo al centro della riflessione filosofica il concetto di “Essere”. Tra le numerose tematiche affrontate in Essere e Tempo, una delle più significative è quella dell’“Essere per la-morte” e il rapporto di questo concetto con l’autenticità. Analizziamo più da vicino cosa significhi esistere in relazione alla morte e come questa comprensione possa condurre a una vita autentica.

L’Essere per la morte

Secondo Heidegger, la morte non è semplicemente un evento biologico che pone fine alla vita, ma rappresenta una possibilità fondamentale e costitutiva dell’esistenza umana. L’uomo, che Heidegger definisce con il termine Dasein (“esserci”), è l’essere che si interroga sul proprio essere e che ha la capacità di progettarsi nel mondo. Tuttavia, questa apertura verso il futuro è inevitabilmente condizionata dalla certezza della morte.

L’Essere per la morte, dunque, non va inteso come una mera attesa di un evento futuro, ma come una modalità dell’essere che permea tutta l’esistenza. Heidegger sottolinea come la morte sia la possibilità più propria del Dasein, nel senso che è una realtà che nessuno può delegare o evitare. È l’unica certezza che caratterizza l’esistenza umana, e proprio per questo motivo deve essere costantemente riconosciuta e accolta.

L’inautenticità e la fuga dalla morte

La società moderna, secondo Heidegger, tende a occultare la consapevolezza della morte, relegandola a un evento marginale e impersonale. Le persone vivono spesso in uno stato di inautenticità, ossia in una condizione in cui si conformano alle aspettative sociali e seguono le convenzioni senza interrogarsi sul significato profondo della propria esistenza. Questo atteggiamento si manifesta anche nel rapporto con la morte, che viene ridotta a un tabù da evitare o a una notizia statistica che riguarda sempre “qualcun altro”.

Heidegger descrive questo atteggiamento come una fuga dalla morte. Vivere nell’inautenticità significa evitare di confrontarsi con la propria finitezza e con le responsabilità esistenziali che ne derivano. Tuttavia, questa fuga priva l’uomo della possibilità di vivere in modo autentico e consapevole.

L’autenticità e l’assunzione dell’Essere-per-la-morte

L’autenticità, per Heidegger, si raggiunge quando il Dasein riconosce la propria condizione di Essere per la morte e la assume come parte integrante della propria esistenza. Questo non significa vivere in uno stato di angoscia permanente, ma piuttosto accettare la finitezza come una possibilità che dà valore e significato al tempo presente.

L’angoscia, che Heidegger distingue dalla paura, è una condizione esistenziale che permette al Dasein di prendere coscienza della propria situazione autentica. A differenza della paura, che ha sempre un oggetto specifico, l’angoscia è rivolta verso il nulla, ossia verso la consapevolezza della propria finitezza. Paradossalmente, è proprio attraverso l’angoscia che l’uomo può liberarsi dalle imposizioni dell’inautenticità e aprirsi a una vita autentica.

L’assunzione dell’Essere per la morte spinge il Dasein a vivere in modo più consapevole e responsabile. Ogni scelta diventa significativa proprio perché viene compiuta nella consapevolezza della finitezza del tempo. In questo senso, la morte non è più vista come una minaccia da temere, ma come un elemento che conferisce profondità e autenticità all’esistenza.

La temporalità e il progetto esistenziale

Un altro concetto chiave per comprendere il rapporto tra Essere per la morte e autenticità è quello di temporalità. Heidegger sostiene che il tempo non va inteso semplicemente come una successione lineare di istanti, ma come una dimensione fondamentale dell’essere. Il Dasein vive sempre in una condizione di proiezione verso il futuro, ma questa proiezione assume un significato autentico solo quando è accompagnata dalla consapevolezza della morte.

La temporalità autentica si manifesta nel progetto esistenziale, ossia nella capacità del Dasein di scegliere e assumere responsabilmente le proprie possibilità. L’Essere per la morte diventa così il punto di riferimento che orienta le scelte e conferisce coerenza all’esistenza.

Conclusioni

Il concetto di Essere per la morte rappresenta uno degli aspetti più radicali e affascinanti del pensiero di Heidegger. Lungi dall’essere un invito al pessimismo o alla rassegnazione, questa idea stimola una riflessione profonda sul significato della vita e sulla necessità di vivere in modo autentico. Accettare la propria finitezza non significa rinunciare alla vita, ma al contrario viverla con maggiore intensità e consapevolezza.

Heidegger ci invita a superare la fuga dall’angoscia e ad abbracciare l’Essere per la morte come una condizione che rende possibile una vita autentica. In un mondo in cui spesso si tende a evitare le questioni esistenziali più profonde, il suo pensiero ci ricorda l’importanza di confrontarci con la nostra finitezza per riscoprire il vero significato dell’esistenza.