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Tristano e Isotta: trama e riassunto dell'opera

Quello di Tristano e Isotta è uno dei miti arturiani più indelebili, una delle storie d’amore più struggenti di sempre, che ha ispirato romanzi e film. Fu Joseph Bédier a farne un bellissimo romanzo: ecco il riassunto dell’opera

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Tristano e Isotta, l’origine del mito

La leggenda di Tristano e Isotta affonda le radici nel Medioevo, anche se è noto che la leggenda abbia chiare origini celtiche. Tracce scritte del mito compaiono per la prima volta in alcuni lais del 1100, che confluiscono poi nel Tristano del poeta medievale Gottfried von Straßburg, scritto intorno al 1200. Quella di Gottfried è considerata la prima grande opera classica sul mito di Tristano e Isotta.

La leggenda celtica ebbe tanta fortuna nel Medioevo perché incentrata sul tema dell’onnipotenza dell’amore e della sua supremazia sul bene e sul male, un principio tanto caro all’età cortese. Per questo il XII secolo pullula di richiami al mito, dalla letteratura francese, con il Lai du chievrefoil di Marie de France o il Tristan di Béroul, alla letteratura tedesca, italiana e inglese.

La storia di Tristano e Isotta tornò in auge durante il romanticismo, soprattutto in Germania, dopodiché nel 1900 fu Joseph Bédier a pubblicare la più importante rielaborazione della leggenda a partire dalle pubblicazioni medievali: Il romanzo di Tristano e Isotta.

Riassunto dell’opera di Bédier

Tristano è un giovane nobile cresciuto alla corte di re Marco di Cornovaglia, suo zio materno. Nonostante le sue grandi qualità, il coraggio e l’inclinazione alle arti, non è visto di buon occhio dai baroni del regno, che non lo considerano un degno erede di Re Marco.

L’occasione per il re di aver prova del valore del nipote si presenta quando Tristano sfida il fratello del re d’Irlanda, Moroldo. La Cornovaglia è infatti contesa dall’Irlanda e vive sotto il ricatto continuo del re e di suo fratello Moroldo, i quali chiedono continuamente contributi sottoforma di argento, libri di cuoio e minacciano di rapire 300 fanciulli e 300 fanciulle. Re Marco non riesce a far fronte alle pretese di Moroldo, né a trovare nei suoi baroni un aiuto concreto. E’ Tristano, quindi, a sfidare personalmente Moroldo in un duello all’ultimo sangue. Tristano avrà la meglio su Moroldo, ma tornerà a corte gravemente ferito dalla spada avvelenata del nemico. Le ferite sono impossibili da guarire, così, come da tradizione, Tristano viene abbandonato su una zattera in mare aperto.

La zattera giunge fino alle coste irlandesi dove viene notata da una giovane ragazza bionda, Isotta, figlia del re d’Irlanda. La fanciulla si prende cura del ferito e tra i due nasce un legame sempre più profondo. Dopo 40 giorni Tristano è guarito dalle ferite e decide di abbandonare l’Irlanda per paura di essere scoperto e fatto prigioniero. Nel frattempo Isotta scopre della morte dello zio Moroldo e medita vendetta.

In Cornovaglia il re e i baroni sono increduli nel vedere Tristano ancora vivo, ma questi ultimi, invidiosi del giovane, cercano di convincere re Marco a prendere una moglie per dare alla luce un erede naturale e scongiurare così la successione al trono di Tristano. Re Marco si convince di questa soluzione, ma dice di volersi sposare solo con la fanciulla il cui ricciolo d’oro portato fino al suo castello da una rondine. Il ricciolo d’oro era di Isotta, la figlia del re d’Irlanda. Il matrimonio tra lei e re Marco avrebbe potuto porre fine alla guerra tra i due regni e portare la pace.

Tristano parte così alla volta dell’Irlanda, in missione, promettendo al re di esaudire il suo desiderio, ma una volta lì, scopre che chiunque avesse voluto prendere in sposa Isotta la bionda avrebbe dovuto sconfiggere un drago che minacciava la città.

Tristano non si lascia spaventare dalla sfida e dopo una feroce lotta riesce a uccidere il drago e prendere la sua lingua come prova. Il veleno del mostro lo fa cadere a terra, privo di sensi. Ne approfitta subito Aghingherrano il Rosso, perfido pretendente di Isotta, il quale taglia la testa del mostro e la porta al cospetto del re, dichiarando di aver ucciso lui stesso il drago. Ma Isotta non gli crede e si reca sul luogo della sfida in cerca della verità. Qui, vi trova Tristano, l’uomo che aveva già salvato una volta e di cui decide di prendersi cura nuovamente e, mentre gli prepara un bagno, scopre nel pulire la spada che è Tristano l’omicida dello zio Moroldo. In preda all’odio Isotta vuole vendicarsi, ma con scaltrezza Tristano riesce a convincerla a seguirlo in Cornovaglia.

Prima della partenza, la regina madre consegna alla serva, Brangania, una pozione d’amore: se i due sposi l’avessero bevuta insieme si sarebbero innamorati l’una dell’altro. Una soluzione che avrebbe aiutato la figlia ad accettare in matrimonio un uomo più vecchio. Ma per un errore, sono Isotta e Tristano a bere la pozione: i due si innamorano perdutamente e consumano il loro amore.

Disperata per l’errore commesso, Brangania si sostituisce a Isotta per la prima notte di nozze, sacrificando la sua virtù. Tristano e Isotta, nel frattempo, continuano a vedersi in segreto, anche se Brangania li scopre, così come i baroni, che non vedono l’ora di vedere Tristano esiliato dal regno. Il re, fidandosi delle voci, caccia Tristano dal castello.

I baroni allora ingaggiano un nano, il quale conduce baroni e re a un incontro tra gli amanti per ottenere le prove di quell’amore proibito. Durante l’incontro Tristano nota il riflesso del volto del re e comprende di essere spiato, allora finge di incontrare Isotta per chiederle il perché del suo allontanamento da parte del sovrano. Isotta sta al gioco e il re, pentito di aver sospettato della moglie e del nipote, riammette Tristano al castello.

I baroni non demordono e ancora una volta grazie al nano decidono di tendere un agguato agli amanti e questa volta il re li scopre e li condanna a morte.

Tristano riesce a sfuggire, mentre Isotta trova aiuto in un gruppo di lebbrosi, che convincono il re a lasciare con loro la regina, meritevole di una morte più lenta e sofferta.

Con l’aiuto di Governale, Tristano riesce a ritrovare Isotta e il gruppo di lebbrosi, la libera e i due amanti fuggono nella foresta, dove vivono insieme per un lungo periodo.

Al re giungono voci della loro presenza nella foresta e decide di andarli a cercare. Li trova addormentati insieme con, tra loro, la spada di Tristano. Per il re questo è un simbolo di purezza e castità, e decide di perdonarli. Va via, lasciando però nel giaciglio tracce della sua visita. Al risveglio, quando scoprono il passaggio del re, i due amanti comprendono di non poter vivere in quel modo per sempre, così Isotta ritorna a corte. I due innamorati si separano.

Tristano giunge in Bretagna, dove stringe amicizia con Caerdino, figlio del duca di Oele, e lo aiuta in battaglia. Per ricompensarlo gli offre in moglie la sorella, Isotta dalle bianche mani.

Tristano accetta per non offendere l’amico, ma rifiuta di consumare il matrimonio e restare fedele a Isotta la bionda. Caerdino lo viene a sapere e sfida Tristano, che è costretto a raccontargli tutto.

Impaziente di rivedere la sua Isotta, Tristano decide di fingersi pazzo e andare a Titange, ma durante un’imboscata viene gravemente ferito. In fin di vita, chiede a Caerdino di condurre Isotta la bionda da lui, perché l’unica in grado di salvarlo. Gli chiede, al ritorno, di sfoggiare una bandiera bianca qualora Isotta fosse stata con lui, nera in caso contrario.

Giunto il momento, Tristano ormai senza forze e con la vista annebbiata, chiede a Isotta dalle bianche mani di che colore sia la bandiera esposta da suo fratello, ma la fanciulla, in preda alla gelosia, mente e gli comunica che la bandiera è di colore nero. Sopraffatto dal dolore, Tristano muore.

Quando Isotta la bionda giunge al cospetto dell’amato e lo trova senza vita, muore di dolore accanto a lui. Per volontà del re, i due amanti vengono seppelliti l’uno accanto all’altro, in Cornovaglia.