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Trieste di Umberto Saba: testo, analisi e commento

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La poesia “Trieste” di Umberto Saba offre un’intima esplorazione del legame profondo tra il poeta e la sua città natale. Attraverso immagini vivide e riflessioni personali, Saba dipinge un ritratto di Trieste che rispecchia le sfumature del suo animo, evidenziando una connessione indissolubile tra l’uomo e il suo ambiente urbano.

Trieste: testo e parafrasi

Testo:

Ho attraversato tutta la città.
Poi ho salita un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Parafrasi:

Ho percorso l’intera città. Poi ho risalito una salita, inizialmente affollata, poi deserta, terminante con un piccolo muro: un angolo appartato dove mi siedo da solo; e mi sembra che dove questo finisce, finisca anche la città. Trieste possiede una grazia scontrosa. Se piace, è simile a un ragazzo rude e vorace, con occhi azzurri e mani troppo grandi per donare un fiore; come un amore geloso. Da questa altura posso vedere ogni chiesa, ogni strada, sia che conduca alla spiaggia affollata, sia alla collina dove, sulla cima rocciosa, si aggrappa un’ultima casa. Intorno a tutto aleggia un’aria strana, un’aria tormentata, l’aria nativa. La mia città, viva in ogni suo angolo, ha un rifugio fatto apposta per me, per la mia vita riflessiva e schiva.

Trieste: composizione, struttura e significato

Umberto Saba compose “Trieste” nel 1912, inserendola nella raccolta Coi miei occhi, successivamente confluita nel Canzoniere con il titolo Trieste e una donna. Questo periodo della produzione sabiana è caratterizzato da una profonda introspezione e da un forte legame con la città natale, vista non solo come semplice ambientazione, ma come vera e propria protagonista delle sue liriche. Nella poesia, Trieste è personificata e descritta con tratti umani, evidenziando una “scontrosa grazia” che la rende unica. Il poeta la paragona a un “ragazzaccio aspro e vorace”, sottolineando la sua natura duale: da un lato affascinante, dall’altro difficile da avvicinare. Questa ambivalenza riflette il rapporto di Saba con la città, fatto di amore e conflitto, di appartenenza e distacco. Il messaggio centrale dell’opera risiede nell’accettazione delle contraddizioni insite sia nella città che nell’animo umano. Trieste diventa metafora dell’esperienza umana, con le sue complessità e le sue sfumature, invitando il lettore a riconoscere e abbracciare le proprie imperfezioni e quelle del mondo circostante.

La poesia è composta da venticinque versi liberi, senza uno schema metrico fisso, riflettendo la spontaneità del flusso di pensieri del poeta. Questa scelta stilistica permette a Saba di esprimere con naturalezza le sue emozioni e le sue riflessioni, senza essere vincolato da rigide strutture formali. La lirica si apre con una descrizione del percorso fisico del poeta attraverso la città, che diventa presto un viaggio interiore. L’ascensione verso l'”erta” rappresenta simbolicamente un avvicinamento alla comprensione profonda di sé e del proprio legame con Trieste. Il “cantuccio” in cui il poeta si siede da solo simboleggia uno spazio intimo di riflessione, un luogo dove l’individuo può confrontarsi con le proprie emozioni e pensieri più profondi.

La personificazione di Trieste come un “ragazzaccio aspro e vorace” evidenzia la complessità della città, che, pur essendo affascinante, presenta aspetti ruvidi e difficili. Questa immagine sottolinea la natura ambivalente della città, capace di suscitare sentimenti contrastanti nel poeta. L’aria “strana” e “tormentosa” che circonda ogni cosa rappresenta l’atmosfera unica di Trieste, intrisa di storia e di storie, di influenze culturali diverse che si intrecciano e si sovrappongono. Questa peculiarità contribuisce a creare un ambiente che stimola la riflessione e l’introspezione. Infine, l’identificazione del “cantuccio” come luogo ideale per la “vita pensosa e schiva” del poeta sottolinea il bisogno umano di trovare uno spazio personale in cui sentirsi in armonia con se stessi e con l’ambiente circostante. Trieste, con le sue contraddizioni e la sua bellezza scontrosa, offre a Saba questo rifugio, diventando specchio del suo mondo interiore.

Trieste: le figure retoriche

La poesia è ricca di figure retoriche che arricchiscono il testo, conferendogli profondità e intensità espressiva.

Una delle figure principali è la personificazione, evidente nella descrizione di Trieste come un “ragazzaccio aspro e vorace”. Questo espediente retorico attribuisce alla città caratteristiche umane, rendendola un’entità viva e dinamica, capace di suscitare sentimenti di amore e gelosia, proprio come farebbe una persona. La similitudine è un’altra figura ricorrente. La città è paragonata a “un amore con gelosia” e a un “ragazzaccio”, immagini che creano una connessione emotiva tra l’ambiente urbano e l’esperienza personale del poeta. Questi paragoni trasmettono la duplice natura di Trieste: aspra ma affascinante, rude ma piena di vita.

La poesia utilizza anche l’allitterazione, come nell’espressione “scontrosa grazia”, dove la ripetizione del suono “s” enfatizza l’ambiguità del sentimento del poeta verso la città. L’uso di suoni ripetuti contribuisce a creare un ritmo che riflette l’oscillazione emotiva del testo. Le anafore, come nella ripetizione del termine “aria” (aria strana, aria tormentosa, aria natia), sottolineano l’importanza dell’atmosfera unica di Trieste. Questa insistenza lessicale crea un legame tra la città e il respiro stesso del poeta, quasi a suggerire che vivere Trieste significhi respirarne l’essenza. Un’altra figura significativa è l’ossimoro “scontrosa grazia”, che rappresenta la contraddittorietà della città. Questo accostamento di termini opposti riflette la natura duplice di Trieste, tanto ruvida quanto affascinante, e il rapporto complesso che il poeta intrattiene con essa. Le immagini sensoriali, infine, permeano l’intera poesia. Saba ci invita a “vedere” Trieste, con le sue chiese, vie e colline, e a “percepirla” attraverso l’aria particolare che la circonda. Questo linguaggio evocativo permette al lettore di immergersi completamente nell’esperienza del poeta.

Il rapporto tra la città e il poeta e l’influenza del contesto storico

Un approfondimento necessario riguarda il rapporto profondo che Saba ha con Trieste, che emerge chiaramente in questa poesia. La città non è solo uno sfondo per le riflessioni del poeta, ma un’estensione del suo mondo interiore. La descrizione del “cantuccio” come spazio pensoso e schivo rispecchia il carattere introspettivo di Saba. La città diventa una metafora dell’identità del poeta: scontrosa, tormentosa, ma viva e autentica. Trieste è anche un luogo di appartenenza, nonostante le sue imperfezioni, e questa accettazione delle contraddizioni riflette il desiderio del poeta di riconciliarsi con sé stesso e con il mondo.

Un ulteriore approfondimento riguarda il contesto storico e culturale in cui Saba scrive questa poesia. Nel 1912, Trieste era una città cosmopolita, crocevia di culture e influenze diverse, situata all’interno dell’Impero austro-ungarico. Questo mix di identità si riflette nel carattere “strano” e “tormentoso” della città, che Saba percepisce come un luogo unico, in grado di suscitare emozioni contrastanti. La poesia anticipa anche alcuni temi della modernità: il senso di spaesamento, la ricerca di un’identità personale e collettiva, e il bisogno di trovare un equilibrio tra le proprie radici e le tensioni del presente. Saba coglie queste dinamiche e le trasforma in un racconto personale, ma al tempo stesso universale.