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Goal di Umberto Saba: testo, parafrasi e analisi della poesia

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La poesia “Goal” di Umberto Saba offre una profonda riflessione sul gioco del calcio, elevandolo a metafora della condizione umana, tra gioie condivise e intime sofferenze.

Goal: testo e parafrasi

Testo:

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla – unita ebbrezza – par trabocchi
nel campo.
Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.

Parafrasi:

Il portiere, caduto nell’ultimo vano tentativo di difendere la porta, nasconde il volto a terra per non vedere la luce amara della sconfitta. Un compagno, inginocchiato accanto a lui, lo esorta a rialzarsi con parole e gesti, scoprendo che i suoi occhi sono pieni di lacrime. La folla, unita nell’ebbrezza, sembra traboccare sul campo. Intorno all’autore del goal si radunano i compagni, che gli si gettano al collo come fratelli. Pochi momenti belli come questo sono concessi, sotto il cielo, a coloro che sono consumati dall’odio e dall’amore. Presso la rete inviolata, l’altro portiere è rimasto; ma la sua anima non è rimasta sola con il corpo. La sua gioia si manifesta in una capriola, in baci che manda da lontano. Dice: “Anch’io sono parte della festa”.

La struttura della poesia e le figure retoriche

Umberto Saba compose “Goal” tra il 1933 e il 1934, inserendola nella raccolta “Parole“, parte del suo monumentale “Canzoniere“. In questo periodo, Saba si avvicinò al calcio, affascinato dall’energia e dalla passione che questo sport suscitava tra la gente. La poesia si focalizza sul momento culminante di una partita: il goal. Attraverso la descrizione delle reazioni dei protagonisti – il portiere sconfitto, i compagni esultanti, la folla in delirio e l’altro portiere che festeggia a distanza – Saba esplora temi universali come la sconfitta, la consolazione, la gioia condivisa e l’appartenenza. Il calcio diventa così una metafora della vita, dove momenti di dolore e felicità si alternano, sottolineando la natura effimera e preziosa delle emozioni umane.

La poesia è composta da tre strofe di sei versi ciascuna, per un totale di diciotto endecasillabi. Lo schema metrico presenta rime baciate tra il terzo e il quarto verso di ogni strofa, mentre l’ultimo verso di una strofa rima con il primo della successiva, creando una continuità armonica nel componimento. Questa struttura riflette l’abilità di Saba nel coniugare forme tradizionali con contenuti moderni, rendendo il linguaggio semplice e accessibile, ma al contempo profondamente evocativo.

Saba utilizza un ricco repertorio di figure retoriche per rendere la poesia vivida ed evocativa. Una delle prime figure di spicco è la sinestesia, visibile nell’espressione “amara luce” (v. 3), dove vengono combinate sensazioni diverse, associando l’amarezza, tipica del gusto, con la luce, che appartiene alla vista. Questo accostamento enfatizza il dolore del portiere sconfitto, creando un’immagine intensa e carica di significato. Un’altra figura rilevante è l’anastrofe, che consiste nell’inversione dell’ordine naturale delle parole. Un esempio evidente si trova in “scopre pieni di lacrime i suoi occhi” (v. 6), dove la costruzione inusuale conferisce al verso una solennità particolare, intensificando l’impatto emotivo.

Saba fa poi largo uso della metafora, come nel caso di “La sua gioia si fa una capriola” (v. 16). Qui, un’emozione astratta come la gioia viene trasformata in un’immagine concreta, vivida e dinamica, che rende visibile la felicità del portiere vittorioso attraverso un gesto fisico e gioioso. Un’altra figura di grande efficacia è l’anafora, rappresentata dalla ripetizione di “si fa” nei versi 16 e 17. Questa ripetizione sottolinea la progressione della gioia, che si manifesta attraverso diversi gesti, evidenziando l’intensità e la fisicità dell’emozione provata. Infine, l’enjambement gioca un ruolo fondamentale nella fluidità del testo. La continuazione di una frase oltre la fine del verso, come accade tra i versi 1 e 2, crea un flusso ininterrotto che riflette il movimento dinamico della scena descritta, trasportando il lettore senza pause attraverso le emozioni e le azioni del momento poetico. Questi espedienti retorici, ben distribuiti nella poesia, contribuiscono a rendere “Goal” un’opera intensa e profondamente evocativa.

Goal: temi e simbolismo

La poesia affronta temi come la dualità tra vittoria e sconfitta, l’individualità e la collettività, l’introspezione e l’espressione esteriore. Il portiere sconfitto rappresenta l’individuo di fronte al fallimento, mentre la folla simboleggia la forza dell’unione e della condivisione. L’altro portiere, che festeggia a distanza, incarna la partecipazione emotiva anche quando fisicamente distanti, sottolineando l’importanza del senso di appartenenza. Saba riesce a trasformare un evento sportivo in una riflessione profonda sulla condizione umana, evidenziando come le emozioni collettive e individuali si intreccino in un’unica esperienza condivisa.

Goal: linguaggio e stile poetico di Saba

Il linguaggio di Saba è caratterizzato da una semplicità apparente che nasconde una profonda complessità emotiva. L’uso di termini quotidiani accanto a espressioni più ricercate crea un equilibrio tra immediatezza e riflessione. Questa scelta stilistica permette a Saba di parlare al lettore comune mantenendo, al contempo, una profondità capace di evocare significati universali. Il tono è a tratti epico e a tratti intimo, modulandosi tra il coinvolgimento della folla e l’isolamento del portiere sconfitto, rendendo la poesia accessibile ma mai banale.

Saba eleva il calcio a simbolo della condizione umana, unendo la dimensione del gioco a quella della vita reale. La partita diventa una metafora delle sfide quotidiane: la sconfitta del portiere rappresenta i momenti di dolore e fallimento, mentre l’entusiasmo della folla riflette il bisogno umano di condivisione e celebrazione. La poesia suggerisce che, nonostante le inevitabili cadute, c’è sempre spazio per la gioia, l’empatia e l’appartenenza, anche nei momenti di distacco. L’altro portiere, che celebra a distanza, sottolinea come la felicità possa assumere forme diverse: non sempre diretta e personale, ma partecipata e condivisa, dimostrando che anche chi non è al centro dell’azione può essere partecipe della bellezza del momento.

Nell’opera di Saba, il calcio è molto più di un semplice sport: è una manifestazione della condizione umana in cui emozioni intense si intrecciano in un’esperienza collettiva. Attraverso i personaggi, il poeta mostra un profondo senso di compassione e comprensione. Il portiere sconfitto non è solo un vinto, ma un simbolo di dignità e vulnerabilità; l’altro portiere, invece, diventa emblema di generosità e inclusione, capace di gioire senza esclusioni. Questa visione umanistica si estende alla folla, che rappresenta l’unione di emozioni spesso contrastanti, unificate in un unico sentimento di ebbrezza.

La coralità della scena è centrale nella poesia. Ogni figura – dai portieri, ai compagni, fino alla folla – contribuisce a creare un quadro completo, in cui ogni elemento è essenziale. Saba sottolinea come, nella vita come nel calcio, le esperienze più significative siano il risultato dell’interazione tra individui e collettività. Il momento della vittoria non è esclusivo del vincitore, ma diventa un’occasione di partecipazione universale, in cui persino chi è rimasto lontano dall’azione principale si sente parte della festa.

Nonostante sia stata scritta negli anni ’30, “Goal” mantiene una straordinaria attualità. Il calcio continua a essere uno degli sport più seguiti al mondo, capace di unire persone di culture e contesti diversi. La poesia di Saba, con il suo linguaggio semplice ma universale, riesce ancora oggi a parlare al lettore moderno, offrendo una riflessione senza tempo sul valore delle emozioni condivise e sull’importanza di riconoscere la bellezza anche nei momenti di sconfitta. L’opera si inserisce così non solo nella tradizione letteraria italiana, ma anche in un discorso globale sull’umanità, dimostrando come l’arte possa trascendere i confini temporali e culturali per affrontare temi universali.

All’interno del Canzoniere, “Goal” rappresenta un esempio unico della capacità di Saba di cogliere la poesia nel quotidiano. Contrariamente alla lirica tradizionale, spesso incentrata su temi elevati e lontani dall’esperienza comune, Saba si avvicina al realismo, trasformando un evento sportivo in un’opera d’arte. Questo approccio riflette la sua visione della poesia come strumento per indagare la realtà e rivelarne la bellezza nascosta, avvicinando la letteratura alla vita delle persone comuni. Con questi approfondimenti, “Goal” emerge non solo come una poesia sul calcio, ma come un’opera capace di parlare all’animo umano, rendendo Umberto Saba uno degli interpreti più autentici delle emozioni collettive e individuali.